Von der Leyen e Pfizer devono pubblicare gli sms “segreti” sui vaccini

La Corte Ue impone alla Commissione di rendere accessibili gli sms tra Von der Leyen e Pfizer sulle dosi di vaccini anti Covid, stabilendo che contano come prove

Mag 15, 2025 - 10:40
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Von der Leyen e Pfizer devono pubblicare gli sms “segreti” sui vaccini

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha annullato la decisione della Commissione di non rendere accessibili i messaggi relativi alle trattative sui vaccini anti Covid-19. Il provvedimento impone uno stop alla linea del silenzio adottata da Bruxelles.

Sotto esame, gli sms tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer Albert Bourla scambiati nel vivo della crisi pandemica. Secondo i giudici, non si trattava di appunti personali ma di scambi potenzialmente rilevanti per la cosa pubblica. Anche le conversazioni più sintetiche, se orientano scelte politiche e finanziarie, meritano di essere trattate come documenti ufficiali.

Il ruolo degli sms per i vaccini Covid

Durante la pandemia di coronavirus, la Commissione Europea condusse negoziati senza precedenti per assicurare vaccini ai Paesi membri. Nel 2021, la presidente Ursula Von der Leyen intrattenne un contatto diretto con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, scambiando messaggi sms per facilitare un importante accordo in un momento in cui l’Ue era in ritardo nella corsa ai vaccini.

Queste comunicazioni aiutarono a sbloccare un contratto per 1,8 miliardi di dosi. Il riserbo che ha avvolto le trattative non è stato molto limpido, specie dopo che il prezzo per dose, secondo quanto riportato da testate internazionali tra cui Politico e Reuters, avrebbe fatto un salto da 15,50 a 19,50 euro. Un rincaro tutt’altro che trascurabile, considerata la scala dell’acquisto.

Il ruolo accentratore di Von der Leyen, mai così operativo, aveva acceso i riflettori su ogni dettaglio dell’accordo, spingendo stampa e Parlamento europeo a pretendere più di un chiarimento.

Perché la Corte Ue ha bocciato la Commissione

La Corte ha stabilito che la Commissione ha violato le norme europee sulla trasparenza, negando l’accesso a informazioni di pubblico interesse. Secondo i giudici, anche gli sms possono contenere decisioni rilevanti e vanno archiviati come documenti ufficiali.

Bruxelles, secondo la Corte, non ha fornito giustificazioni credibili per l’assenza dei messaggi e non ha chiarito se siano stati cancellati o persi. Secondo la Corte, le istituzioni europee non possono fare distinzione tra carta intestata e schermate.

Se un contenuto ha pesato sulle decisioni pubbliche, va conservato. Che si tratti di e-mail, note a margine o messaggi di testo, poco importa. Il criterio è la sostanza, non il formato.

Cosa cambia per la trasparenza in Europa

La sentenza apre un precedente importante: afferma che anche messaggi informali come gli sms rientrano tra i documenti accessibili secondo le regole Ue. Questo potrebbe portare a una revisione delle pratiche di conservazione e accesso alle comunicazioni interne nelle istituzioni europee.

Organizzazioni come Transparency International chiedono ora un cambio di passo nella gestione delle informazioni pubbliche. Il Mediatore europeo aveva già segnalato nel 2022 che la Commissione si era resa colpevole di cattiva amministrazione, giudicando inadeguata la sua risposta alle richieste di accesso.

Le pressioni politiche e mediatiche dopo la decisione

Il New York Times, che aveva avviato il ricorso, ha definito la decisione una vittoria per la libertà di informazione. La Commissione Europea ha risposto affermando che valuterà i prossimi passi, lasciando aperta la possibilità di un ricorso.

Critiche anche da parte di eurodeputati come Manon Aubry, che accusano la Commissione di mancanza di trasparenza. Alcuni gruppi politici chiedono ora una maggiore regolamentazione delle comunicazioni digitali tra i vertici delle istituzioni europee e gli attori privati, in particolare durante periodi di emergenza come le crisi sanitarie.