Nel blu, col granchio blu
Nel cuore delle lagune italiane, tra i canneti del Delta del Po e le acque salmastre dell’Alto Adriatico (e non solo: esemplari sono stati avvistati nella Baia Domizia), si sta consumando una trasformazione silenziosa ma devastante. Protagonista: il granchio blu (Callinectes sapidus), crostaceo originario delle coste atlantiche americane, oggi tra le specie invasive più problematiche del Mediterraneo. Introdotto accidentalmente attraverso le acque di zavorra delle navi mercantili, il granchio ha trovato nel nostro clima e nei nostri ecosistemi marini un habitat ideale. Ma la sua espansione, favorita dal riscaldamento globale e dall’assenza di predatori naturali, ha un costo altissimo per l’ambiente e per l’economia locale. Politica 23 Settembre 2023 Granchio blu, Lollobrigida: “Il suo predatore naturale è l’uomo” Il ministro Lollobrigida, annunciando i primi stanziamenti per la lotta al dannoso crostaceo, ha detto le sue idee sulle forme… 23 Settembre 2023 lollobrigida granchio blu Guarda ora Un predatore instancabile La prima segnalazione documentata risale ai primi anni Duemila, ma è negli ultimi cinque anni che la popolazione del granchio blu è esplosa. Vorace e adattabile, si nutre di bivalvi, crostacei e piccoli pesci, riducendo drasticamente le popolazioni autoctone e sconvolgendo gli equilibri ecologici delle lagune. Secondo le stime di Coldiretti, i danni economici provocati da questa invasione hanno già superato i 100 milioni di euro. Nelle zone tradizionalmente vocate all’allevamento di vongole e cozze, come la Sacca di Goro, la produzione è stata pressoché azzerata, mettendo a rischio la sopravvivenza di oltre 2.000 famiglie di pescatori. Il piano straordinario del Governo Di fronte a un’emergenza che ha assunto dimensioni nazionali, il Governo ha lanciato a gennaio 2025 un Piano Straordinario per il contenimento del granchio blu, stanziando complessivamente 54 milioni di euro. «L’obiettivo – ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – è trasformare questa criticità in un’opportunità». Il piano, che copre il biennio 2025-2026, prevede sei azioni principali: difesa della biodiversità, cattura della specie (con l’obiettivo di rimuovere 2.600 tonnellate di granchi), smaltimento delle biomasse non edibili, installazione di barriere fisiche, investimenti per il contenimento dei danni e sostegno diretto alle imprese del settore ittico. Il commissario straordinario Enrico Caterino ha parlato di una «strategia integrata, basata su pesca selettiva, monitoraggio costante e protezione degli ecosistemi». Il piano coinvolge una rete estesa di enti – ISPRA, CNR, CREA, Capitanerie di Porto, Regioni – e punta a un intervento diffuso, coordinato, tempestivo. Anche le Regioni si stanno muovendo: l’Emilia-Romagna, ad esempio, ha già stanziato 2 milioni di euro e prevede ulteriori fondi nel bilancio 2025 per indennizzare le imprese colpite. Attualita' 29 Agosto 2023 Granchio blu, una calamità in tavola. Ma è buono? Tante le ricette consigliate dai cuochi pescatori e contadini di Campagna Amica per combattere a tavola l'invasione del granchio blu. Ma va… 29 Agosto

Nel cuore delle lagune italiane, tra i canneti del Delta del Po e le acque salmastre dell’Alto Adriatico (e non solo: esemplari sono stati avvistati nella Baia Domizia), si sta consumando una trasformazione silenziosa ma devastante. Protagonista: il granchio blu (Callinectes sapidus), crostaceo originario delle coste atlantiche americane, oggi tra le specie invasive più problematiche del Mediterraneo. Introdotto accidentalmente attraverso le acque di zavorra delle navi mercantili, il granchio ha trovato nel nostro clima e nei nostri ecosistemi marini un habitat ideale. Ma la sua espansione, favorita dal riscaldamento globale e dall’assenza di predatori naturali, ha un costo altissimo per l’ambiente e per l’economia locale.
Un predatore instancabile
La prima segnalazione documentata risale ai primi anni Duemila, ma è negli ultimi cinque anni che la popolazione del granchio blu è esplosa. Vorace e adattabile, si nutre di bivalvi, crostacei e piccoli pesci, riducendo drasticamente le popolazioni autoctone e sconvolgendo gli equilibri ecologici delle lagune. Secondo le stime di Coldiretti, i danni economici provocati da questa invasione hanno già superato i 100 milioni di euro. Nelle zone tradizionalmente vocate all’allevamento di vongole e cozze, come la Sacca di Goro, la produzione è stata pressoché azzerata, mettendo a rischio la sopravvivenza di oltre 2.000 famiglie di pescatori.
Il piano straordinario del Governo
Di fronte a un’emergenza che ha assunto dimensioni nazionali, il Governo ha lanciato a gennaio 2025 un Piano Straordinario per il contenimento del granchio blu, stanziando complessivamente 54 milioni di euro. «L’obiettivo – ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – è trasformare questa criticità in un’opportunità». Il piano, che copre il biennio 2025-2026, prevede sei azioni principali: difesa della biodiversità, cattura della specie (con l’obiettivo di rimuovere 2.600 tonnellate di granchi), smaltimento delle biomasse non edibili, installazione di barriere fisiche, investimenti per il contenimento dei danni e sostegno diretto alle imprese del settore ittico.
Il commissario straordinario Enrico Caterino ha parlato di una «strategia integrata, basata su pesca selettiva, monitoraggio costante e protezione degli ecosistemi». Il piano coinvolge una rete estesa di enti – ISPRA, CNR, CREA, Capitanerie di Porto, Regioni – e punta a un intervento diffuso, coordinato, tempestivo. Anche le Regioni si stanno muovendo: l’Emilia-Romagna, ad esempio, ha già stanziato 2 milioni di euro e prevede ulteriori fondi nel bilancio 2025 per indennizzare le imprese colpite.
Critiche e incognite
Non mancano però le perplessità. Alcune associazioni ambientaliste, come la LAV, denunciano l’assenza di strumenti strutturali per un contenimento a lungo termine. Tra le criticità segnalate: il mancato sviluppo di soluzioni biologiche, il rischio che le catture massicce non siano sostenibili e l’assenza di un monitoraggio scientifico continuo. Altri esperti, invece, spingono per una strategia di adattamento che contempli la “convivenza forzata” con la specie invasiva.
Una risorsa da valorizzare?
In questo scenario complesso, prende piede un’idea controintuitiva: trasformare il granchio blu da minaccia a risorsa. La sua carne, apprezzata in molte cucine internazionali, potrebbe aprire nuove opportunità commerciali per la ristorazione e l’export. In alcune zone d’Italia si sperimenta già la sua introduzione nei menù, con buoni riscontri. E non solo: le parti non commestibili del crostaceo potrebbero trovare impiego nell’industria cosmetica e medicale, grazie all’alto contenuto di chitina e altre biomolecole.
«In alcune aree – ha riferito il ministro Lollobrigida al Senato – le catture sono aumentate del 940% rispetto al 2022, segno che il prelievo mirato sta dando risultati». E sul fronte scientifico si guarda anche a nuove soluzioni, come l’introduzione di varietà di vongola portoghese, più resistente agli attacchi del predatore.
Estate 2025: il banco di prova
Con l’estate alle porte e le temperature marine in aumento, la pressione del granchio blu è destinata a intensificarsi. Sarà questo il banco di prova per il piano del governo e per la tenuta del comparto ittico nazionale. La sfida è duplice: contenere i danni nell’immediato e costruire una strategia a lungo termine che possa rendere sostenibile la presenza del granchio nei nostri mari.
Per affrontarla serviranno risorse, visione e soprattutto collaborazione: tra istituzioni, pescatori, ricercatori e comunità locali. Perché il granchio blu non è solo un problema ambientale.
(foto ANSA)
L'articolo Nel blu, col granchio blu proviene da Business24tv.it.