Dazi, il caro-prezzi arriva sullo scaffale
"Probabilmente i consumatori inizieranno a vedere prezzi più alti già alla fine di questo mese e poi sicuramente molto di più a giugno”. In un’intervista alla Cnbc, il direttore finanziario di Walmart, John David Rainey, non ha nascosto le preoccupazioni per l’impatto dei dazi voluti dall’Amministrazione Trump. Sebbene il presidente americano abbia deciso di sospendere fino a inizio luglio i cosiddetti “dazi reciproci”, dal 2 aprile sono entrati in vigore i dazi universali al 2%, oltre che quelli specifici sul Made in China (poi ridimensionati) ed evidentemente a breve i produttori inizieranno a scaricare i sovra-costi sui consumatori. Gdo, un settore dai margini ridotti che lascia pochi margini agli operatori Le principali catene americane della gdo – Walmart, Target e Home Depot – hanno da tempo lanciato l’allarme per l’impatto delle barriere tariffarie sia nei conti aziendali, sia nei prezzi al consumo, sottolineando l’impatto per i margini e per il potere d'acquisto delle famiglie americane. “Faremo del nostro meglio per mantenere i nostri prezzi i più bassi possibili, ma data l'entità dei dazi, anche con i livelli ridotti, non siamo in grado di assorbire tutta la pressione, data la realtà dei margini di profitto ridotti per il settore retail”, ha dichiarato il ceo di Walmart, Doug McMillon. Oltre la metà delle importazioni del leader americano del settore proviene dalla Cina, rendendo la catena particolarmente esposta alle tariffe imposte sugli scambi con Pechino. Così, dopo aver chiuso il primo trimestre con ricavi in crescita del 2,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (a 165,6 miliardi di dollari), Walmart ha evitato di fornire previsioni sull'utile futuro proprio a causa dell'incertezza generata dalle tensioni commerciali . Il pressing su Trump ha allentato la tensione Diversi analisti americani attribuiscono l’ammorbidimento delle posizioni di Trump proprio all’esito dell’incontro avuto nelle scorse settimane con i ceo di Walmart (il già citato Doug McMillon), Target (Brian Cornell) e Home Depot (Ted Decker). I leader della GDO hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni dei dati su prezzi, catene di approvvigionamento e disponibilità di prodotti sugli scaffali. L’accento è stato posto non solo sull’impatto inflattivo – a tutto svantaggio soprattutto delle famiglie meno abbienti – ma anche sulle possibili carenze di prodotti, in primis giocattoli e addobbi natalizi. Per il 2025, Home Depot prevede una crescita delle vendite del 2,7%, ma una flessione degli utili per azione del 2% e margini operativi in lieve calo, segnalando una “prospettiva cauta” per l'anno in corso. Gli analisti finanziari sottolineano che da una parte i conti di Home Depot saranno penalizzati soprattutto in merito ai prodotti alimentari e dell’elettronica, mentre nel comparto casa vi sono spazi per cercare fornitori alternativi al di fuori della Cina. Le opzioni sul tavolo della gdo Intanto, diversi analisti sottolineano che già oggi si avverte un impatto dei dazi su molti prodotti di largo consumo, dai materassi ai giocattoli, dai passeggini agli articoli per la casa. Oltre al fatto che l'incertezza sulle politiche commerciali future e la volatilità dei mercati rendono difficile per le aziende fare previsioni affidabili sui risultati economici. “I dazi stanno mettendo sotto pressione i margini e costringendo i rivenditori a scelte difficili: aumentare i prezzi, ridurre l'offerta o assorbire perdite”, ha sottolineato McMillon. La grande distribuzione americana si trova dunque a un bivio, tra la necessità di difendere la competitività e il rischio di veder allontanare una clientela già provata dall'inflazione. L'articolo Dazi, il caro-prezzi arriva sullo scaffale è un contenuto originale di Mark Up.


"Probabilmente i consumatori inizieranno a vedere prezzi più alti già alla fine di questo mese e poi sicuramente molto di più a giugno”. In un’intervista alla Cnbc, il direttore finanziario di Walmart, John David Rainey, non ha nascosto le preoccupazioni per l’impatto dei dazi voluti dall’Amministrazione Trump. Sebbene il presidente americano abbia deciso di sospendere fino a inizio luglio i cosiddetti “dazi reciproci”, dal 2 aprile sono entrati in vigore i dazi universali al 2%, oltre che quelli specifici sul Made in China (poi ridimensionati) ed evidentemente a breve i produttori inizieranno a scaricare i sovra-costi sui consumatori.
Gdo, un settore dai margini ridotti che lascia pochi margini agli operatori
Le principali catene americane della gdo – Walmart, Target e Home Depot – hanno da tempo lanciato l’allarme per l’impatto delle barriere tariffarie sia nei conti aziendali, sia nei prezzi al consumo, sottolineando l’impatto per i margini e per il potere d'acquisto delle famiglie americane.
“Faremo del nostro meglio per mantenere i nostri prezzi i più bassi possibili, ma data l'entità dei dazi, anche con i livelli ridotti, non siamo in grado di assorbire tutta la pressione, data la realtà dei margini di profitto ridotti per il settore retail”, ha dichiarato il ceo di Walmart, Doug McMillon.
Oltre la metà delle importazioni del leader americano del settore proviene dalla Cina, rendendo la catena particolarmente esposta alle tariffe imposte sugli scambi con Pechino. Così, dopo aver chiuso il primo trimestre con ricavi in crescita del 2,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (a 165,6 miliardi di dollari), Walmart ha evitato di fornire previsioni sull'utile futuro proprio a causa dell'incertezza generata dalle tensioni commerciali .
Il pressing su Trump ha allentato la tensione
Diversi analisti americani attribuiscono l’ammorbidimento delle posizioni di Trump proprio all’esito dell’incontro avuto nelle scorse settimane con i ceo di Walmart (il già citato Doug McMillon), Target (Brian Cornell) e Home Depot (Ted Decker). I leader della GDO hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni dei dati su prezzi, catene di approvvigionamento e disponibilità di prodotti sugli scaffali. L’accento è stato posto non solo sull’impatto inflattivo – a tutto svantaggio soprattutto delle famiglie meno abbienti – ma anche sulle possibili carenze di prodotti, in primis giocattoli e addobbi natalizi.
Per il 2025, Home Depot prevede una crescita delle vendite del 2,7%, ma una flessione degli utili per azione del 2% e margini operativi in lieve calo, segnalando una “prospettiva cauta” per l'anno in corso. Gli analisti finanziari sottolineano che da una parte i conti di Home Depot saranno penalizzati soprattutto in merito ai prodotti alimentari e dell’elettronica, mentre nel comparto casa vi sono spazi per cercare fornitori alternativi al di fuori della Cina.
Le opzioni sul tavolo della gdo
Intanto, diversi analisti sottolineano che già oggi si avverte un impatto dei dazi su molti prodotti di largo consumo, dai materassi ai giocattoli, dai passeggini agli articoli per la casa. Oltre al fatto che l'incertezza sulle politiche commerciali future e la volatilità dei mercati rendono difficile per le aziende fare previsioni affidabili sui risultati economici.
“I dazi stanno mettendo sotto pressione i margini e costringendo i rivenditori a scelte difficili: aumentare i prezzi, ridurre l'offerta o assorbire perdite”, ha sottolineato McMillon. La grande distribuzione americana si trova dunque a un bivio, tra la necessità di difendere la competitività e il rischio di veder allontanare una clientela già provata dall'inflazione.
L'articolo Dazi, il caro-prezzi arriva sullo scaffale è un contenuto originale di Mark Up.