Banca Generali: il bitcoin al tempo di Trump
Articolo tratto dal blog di Banca Generali I sei mesi dall’elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono stati un vero e proprio ottovolante per il Bitcoin e i cripto-asset in generale. Prima un rally che ha portato le quotazioni da 60 mila dollari al superamento della soglia “psicologica” dei 100 mila dollari e poi al massimo storico a... Leggi tutto

Articolo tratto dal blog di Banca Generali
I sei mesi dall’elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono stati un vero e proprio ottovolante per il Bitcoin e i cripto-asset in generale. Prima un rally che ha portato le quotazioni da 60 mila dollari al superamento della soglia “psicologica” dei 100 mila dollari e poi al massimo storico a 109 mila dollari. Poi un’importante correzione a marzo-aprile, di circa il 30%, prima del rimbalzo delle ultime settimane che ha riportato Bitcoin sopra quota 100 mila dollari.
Il mercato delle criptovalute non è nuovo a queste grandi oscillazioni. Una dinamica che da un lato attira l’attenzione di molti osservatori, mentre dall’altro ricorda i rischi insiti nella natura di questi asset. Abbiamo fatto il punto con Christian Miccoli, fondatore e amministratore delegato di Conio, la più importante fintech italiana attiva nei servizi di custodia e negoziazione di criptovalute, partecipata da Banca Generali e Poste Italiane.
I tira e molla di Trump
Buona parte della volatilità su Bitcoin è stata “innescata dalle dichiarazioni altalenanti sui cripto-asset rilasciate dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Prima Trump ha dichiarato la volontà di costituire una riserva strategica di Bitcoin, una promessa che ha spinto le quotazioni grazie alla prospettiva di importanti acquisti per costituire questa riserva, salvo poi fare annunciare, in una riunione alla Casa Bianca con i rappresentanti del settore, che la riserva sarebbe stata fatta ma a costo zero, senza acquisti. Un dettaglio che ha ridotto a zero il potenziale impatto sul mercato. Questo, insieme il lancio di alcuni meme-coin da parte della famiglia Trump, ha in parte ridotto la credibilità delle dichiarazioni della Casa Bianca sul tema dei cripto-asset”, spiega Miccoli.
Questi eventi hanno provocato nel mercato la “sensazione di essere stato preso in giro, insieme a uno sbandamento significativo”, prosegue Miccoli, riferendosi alle forti vendite che hanno colpito le cripto dopo l’inizio del 2025. A questo si è sommata la volatilità generale sui mercati di aprile, che nella prima parte del mese non ha risparmiato quasi nessun asset.
Il rimbalzo di maggio
Nel mese di maggio, tuttavia, una serie di elementi ha contribuito a riportare in rialzo le quotazioni del Bitcoin.
Da un lato la ripresa della propensione al rischio sui mercati. “Una parte del mercato continua a vedere Bitcoin come un asset speculativo e questo ne lega a tratti l’andamento di prezzo alle oscillazioni dei mercati più ampi”, prosegue Miccoli.
Tuttavia, secondo il Ceo di Conio, “esiste uno zoccolo duro di investitori nei cripto-asset che credono che Bitcoin, grazie alle sue caratteristiche intrinseche di scarsità, sia un asset con ottime caratteristiche di riserva di valore. In questa fase di grande incertezza sull’economia globale e anche sull’ordine internazionale geopolitico, questi investitori hanno mantenuto le posizioni e anzi accumulato Bitcoin”. Inoltre, “di certo negli Stati Uniti c’è che il sistema dei cripto-asset va verso una allentamento della stretta regolatoria, che per gli operatori del settore è un elemento di dinamicità e valore”, aggiunge Miccoli.
Stable-coin e meme-coin
Due diverse facce della medaglia del mondo dei cripto asset sono state i meme-coin e gli stable-coin.
Con la definizione meme-coin, si indica una tipologia di criptovalute nate da meme di Internet o comunque caratterizzate da un intento umoristico o dal legame con un personaggio famoso. “Sono un fenomeno puramente speculativo, basato sulla popolarità della figura di chi li promuove. Credo siano qualcosa che va verso l’esaurimento”.
Diverso, secondo Miccoli, è il caso degli stable-coin. Si tratta di cripto-asset il cui valore è ancorato a un altro asset, come una valuta fiat o l’oro, per mantenere un prezzo stabile. “Sono di fatto una tokenizzazione di un asset reale. Nel settore finanziario si registra sempre più interesse per questi strumenti, tanto che anche le banche centrali stanno pensando di creare loro valute digitali basate sull’architettura dei cripto-asset. In particolare, la struttura decentralizzata attira sempre più attenzione in tempi di incertezza globale come quelli attuali, dove qualcuno inizia a mettere in discussione il ruolo del dollaro come valuta di riserva”, dice l’esperto.
Miccoli conclude ricordando come, visti anche gli eventi degli ultimi mesi, “l’investimento in criptovalute presenta diversi significativi rischi. Per questo è importante affidarsi ai partner giusti per ridurre i rischi, dal consiglio di un professionista per mitigare i rischi di mercato, all’utilizzo di piattaforme affidabili per ridurre anche i rischi tecnologici e quelli di controparte, insiti nella modalità con cui si acquistano le criptovalute”.