In UE crescono PIL e occupazione, anche la Germania dà segnali di ripresa

Nel primo trimestre del 2025 l’Unione Europea conferma un andamento economico positivo: secondo i dati pubblicati nella giornata di ieri da Eurostat, il PIL destagionalizzato è aumentato dello 0,3% sia nell’Eurozona che nell’intera UE rispetto al trimestre precedente. Una crescita che si accompagna anche a un miglioramento dell’occupazione e della produzione industriale. Tra i segnali […] The post In UE crescono PIL e occupazione, anche la Germania dà segnali di ripresa appeared first on L'INDIPENDENTE.

Mag 17, 2025 - 16:20
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In UE crescono PIL e occupazione, anche la Germania dà segnali di ripresa

Nel primo trimestre del 2025 l’Unione Europea conferma un andamento economico positivo: secondo i dati pubblicati nella giornata di ieri da Eurostat, il PIL destagionalizzato è aumentato dello 0,3% sia nell’Eurozona che nell’intera UE rispetto al trimestre precedente. Una crescita che si accompagna anche a un miglioramento dell’occupazione e della produzione industriale. Tra i segnali più rilevanti spicca peraltro la ripresa, seppur contenuta, della Germania (+0,2%). L’Italia cresce in linea con la media (+0,3%), mentre Irlanda e Cipro registrano i balzi più ampi. In calo, invece, Portogallo e Slovenia.

I numeri rilasciati da Eurostat certificano l’avvio di una fase più dinamica per l’economia dei Paesi europei. Dopo un quarto trimestre 2024 già moderatamente positivo (con +0,2% di crescita per l’Eurozona e +0,4% per l’UE), i primi tre mesi del 2025 hanno consolidato il trend con un incremento dello 0,3% del PIL in entrambe le aree. La tendenza confermata anche su base annua: rispetto al primo trimestre del 2024, il PIL risulta infatti aumentato dell’1,2% nell’Eurozona e dell’1,4% nell’intera Unione europea. A livello nazionale, le statistiche mostrano un’Europa a velocità differenziate. L’Italia registra una crescita dello 0,3% nel primo trimestre 2025, in leggero miglioramento rispetto al +0,2% dell’ultimo trimestre 2024. Tuttavia, su base annua, la performance resta debole: il PIL italiano è aumentato solo dello 0,6%, meno della metà della media UE. Molto meglio dell’Italia hanno fatto Francia (+0,8%), Spagna (+2,8%) e Polonia (+3,8%). Le crescite più marcate sono state registrate da Cipro (+1,3%) e soprattutto dall’Irlanda, con un impressionante +3,2%. Dall’altro lato della classifica, le peggiori performance trimestrali si osservano in Slovenia (-0,8%) e Portogallo (-0,5%), mentre la Germania – reduce da un trimestre negativo – registra una crescita dello 0,2%, segnando un primo segnale di ripresa per la maggiore economia del continente. Il dato tedesco, pur modesto, assume un valore simbolico, essendo la Germania il principale motore economico dell’UE, reduce da mesi di stagnazione e difficoltà industriali.

Anche l’occupazione segue, in generale, l’andamento positivo del PIL. Nell’Eurozona risulta in crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% rispetto al medesimo periodo del 2024. Nell’UE, i dati sono rispettivamente +0,2% e +0,6%. Un segnale letto come incoraggiante, che va a indicare non soltanto una maggiore attività produttiva, ma anche una progressiva riduzione del gap tra crescita economica e creazione di posti di lavoro. Sorridono anche i dati legati alla produzione industriale. A marzo 2025, nell’area euro la produzione è cresciuta del 2,6% su base mensile e del 3,6% su base annua. Nell’intero continente l’incremento è stato dell’1,9% rispetto a febbraio, del 2,7% rispetto a marzo 2024. Se compariamo i dati europei a quelli fatti registrare dagli Stati Uniti d’America, rileviamo che il nostro continente appare ancora in ritardo in termini assoluti, dal momento che il PIL statunitense è aumentato del 2% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nel primo trimestre 2025, l’economia USA ha registrato una flessione dello 0,1% rispetto a quello precedente, segnando un rallentamento nei primi mesi del secondo mandato di Trump.

Le difficoltà economiche affrontate negli ultimi anni dalla Germania si inseriscono nel contesto più ampio della guerra tra Russia e Ucraina e alla relativa strategia americana di disaccoppiare l’economia europea (in particolare tedesca) da quella Russa attraverso l’uso delle sanzioni economiche. La Germania è stata infatti la nazione che più ha risentito di tale disaccoppiamento, dal momento che importava più della metà del suo fabbisogno energetico da Mosca, all’interno di un modello industriale che faceva del gas russo a basso costo l’elemento vincente del suo sistema economico. Berlino sembra ora intenzionata a puntare le sue carte migliori sul piano di riarmo: la Germania ha infatti chiesto alla Commissione Europea una sospensione del Patto di Stabilità per aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni.

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