Ligabue al Salone del Libro di Torino: “Raccontarsi è un patto con il pubblico”

Al Salone del Libro di Torino si sono confrontati due protagonisti di mondi diversi ma uniti dal potere del racconto: Ligabue e Matteo Zuppi L'articolo Ligabue al Salone del Libro di Torino: “Raccontarsi è un patto con il pubblico” proviene da imusicfun.

Mag 16, 2025 - 23:00
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Ligabue al Salone del Libro di Torino: “Raccontarsi è un patto con il pubblico”

Al Salone del Libro di Torino, nell’incontro “Le storie, la Storia, Dall’io al noi”, si sono confrontati due protagonisti di mondi diversi ma uniti dal potere del racconto: Luciano Ligabue, rocker e narratore instancabile, e Matteo Zuppi, cardinale e presidente della CEI. A condurre l’incontro il giornalista Gigio Rancilio, partendo da una riflessione chiave: «Per stare nella Storia, quella con la S maiuscola, bisogna ascoltare tante storie».

Il rocker di Correggio ha raccontato l’origine del suo ultimo libro, Una storia (Mondadori, qui il link per l’acquisto), nato in piena pandemia: «Quando non puoi pensare al futuro e il presente è sospeso, ti resta solo il passato. È lì che ho cercato chiarezza. Raccontarsi è stato uno svelamento».

Una confessione profonda, accompagnata da un’ammissione personale: «Io sono timido. Salire su un palco non è semplice. Per anni ho fatto altro, poi il lavoro è diventato cantare. Ma non è un lavoro: è un bisogno, un’urgenza di dire qualcosa».

Per Ligabue, la musica è un mezzo di condivisione autentica: «Le canzoni vanno dove vogliono, emozionano chi vogliono. Io ho deciso di raccontare tutto di me, senza filtri. Il pubblico merita questa apertura, e io ho fatto un patto con chi mi ascolta». Un patto che si rinnova ogni volta, persino quando qualcuno si tatua una sua frase: «Lì capisci che devi fare sul serio. Le tue parole accompagnano la vita degli altri».

Luciano Ligabue non nasconde l’orgoglio per il percorso intrapreso: 26 album, 7 libri, 3 film e 900 concerti, e una convinzione granitica: «La società ti dice sempre cosa ti manca. Io invece ho avuto la spudoratezza di dire che questa vita è unica e irripetibile. Non la cambierei con nessun’altra».
Nel dialogo con Zuppi, Ligabue cita anche Delitto e castigo di Dostoevskij, il libro che più l’ha segnato: «Perché sul senso di colpa sono espertissimo», scherza.

Il dialogo si è arricchito grazie alla presenza del cardinale Matteo Zuppi, che ha sottolineato l’importanza del raccontare come atto di dono: «Le storie ci aiutano a vivere, a capire ciò che spesso non si sa dire».
Riflettendo sul titolo di una canzone di LigabueMetti in circolo l’amoreZuppi ha aggiunto: «Solo mettendo in circolo si relativizza l’io. La vera felicità è donare. Il possesso ci allontana dagli altri, mentre l’amore condiviso ci completa».

Il cardinale ha raccontato anche episodi personali, come le visite alle borgate romane negli anni Sessanta: «Era il Terzo Mondo sotto casa. Lì ho capito cos’è davvero la vita».
A chi gli ha chiesto se sarebbe stato pronto a diventare Papa, ha risposto con ironia: «Avrei fatto come Moretti in Habemus Papam: mi sarei affacciato al balcone e poi avrei chiuso dicendo “non ce la faccio”».

Ligabue durante l’incontro di Torino ha ricordato anche Il mio nome è mai più, brano pacifista scritto con Pelù e Jovanotti nel 1999, riflettendo sulla difficoltà odierna delle canzoni di lasciare il segno: «Oggi i brani durano poco, c’è tanta produzione e competizione. Temo che si sia perso il bisogno di dire qualcosa, di lasciare una traccia».
Citando i suoi riferimenti – Guccini e De André – ha ribadito: «Loro scrivevano canzoni perché avevano qualcosa da dire, non solo per cantare».

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