Investimenti: Europa sotto la lente di Capital Group
Un cambio di paradigma sembra prendere forma in Europa, dove i segnali economici del primo trimestre 2025 non si limitano al semplice rimbalzo dei rendimenti azionari. Secondo Lara Pellini, gestore di portafogli azionari di Capital Group, «sebbene la rotazione fuori dai titoli statunitensi abbia incrementato i rendimenti delle società europee, il cambiamento più significativo è... Leggi tutto

Un cambio di paradigma sembra prendere forma in Europa, dove i segnali economici del primo trimestre 2025 non si limitano al semplice rimbalzo dei rendimenti azionari. Secondo Lara Pellini, gestore di portafogli azionari di Capital Group, «sebbene la rotazione fuori dai titoli statunitensi abbia incrementato i rendimenti delle società europee, il cambiamento più significativo è forse avvenuto nel contesto politico».
Il riferimento è alla crescente attenzione strategica alla sicurezza, che sta guidando una trasformazione del modello economico europeo. «Stiamo assistendo al passaggio a un nuovo modello di crescita, più incentrato sulla domanda interna che sulle esportazioni», spiega Pellini. Questo riposizionamento ha già innescato una reazione concreta da parte dei governi: gli Stati europei membri della NATO hanno aumentato gli investimenti in difesa, e la Germania ha avviato un massiccio programma di stimoli fiscali, tra cui un fondo per le infrastrutture da 500 miliardi di euro.
Questi sviluppi hanno avuto ricadute dirette sui mercati. In particolare, «la maggiore attenzione alla spesa per la difesa ha sostenuto i forti rendimenti del settore industriale», osserva Pellini. Anche il settore finanziario ha beneficiato del contesto di tassi più elevati e di valutazioni ancora inferiori rispetto a quelle delle controparti statunitensi.
Per gli investitori, le valutazioni europee restano interessanti. «Nonostante i rendimenti elevati, le valutazioni europee continuano a presentare opportunità, in particolare per chi adotta un approccio bottom-up nella selezione dei titoli», sottolinea la manager. Le aziende europee, infatti, godono spesso di un vantaggio competitivo nelle tecnologie verdi e potrebbero trarre beneficio dalla crescente spinta verso la decarbonizzazione.
Nel contesto geopolitico attuale, la difesa continua a giocare un ruolo chiave. «Sia la Francia che il Regno Unito dispongono di industrie della difesa di dimensioni ragionevoli», spiega Pellini. «Sebbene il settore della difesa tedesco sia più piccolo, le sue aziende sono state tra le principali beneficiarie dell’aumento della spesa militare, soprattutto grazie al particolare fabbisogno di munizioni dell’Ucraina».
Anche i timori legati ai dazi sembrano, almeno in parte, contenuti. «L’indice europeo rispecchia i modelli osservati altrove, dove un numero limitato di titoli ha registrato ottimi risultati», ma a differenza dell’S&P 500, l’indice europeo «è molto meno concentrato» e «meno dipendente da un piccolo gruppo di aziende».
Un esempio lampante di questa diversificazione è il ridimensionamento del peso del settore automobilistico tedesco. Secondo i dati della Deutsche Bank, nel Dax questo è passato dal 17% del 2014 al solo 7% nel 2024.
La prospettiva, dunque, è che «alla luce della svolta verso lo stimolo della domanda interna, il mercato potrebbe rivalutare sempre più le società orientate al mercato interno europeo e proseguire la tendenza osservata nel primo trimestre», conclude Pellini.
Un’Europa più sicura, più dinamica e potenzialmente più attrattiva per chi guarda al lungo termine.