Inchiesta Ultras, Inter e Milan patteggiano: un turno di squalifica per Calhanoglu e Inzaghi, multa per Zanetti
Un turno di squalifica per Hakan Calhanoglu e Simone Inzaghi. Una multa per le società Inter e Milan. Così come per il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti. Finisce praticamente in un nulla di fatto il filone sportivo dell‘inchiesta sugli ultras di San Siro. Fatta eccezione per Davide Calabria, sia i club che i tesserati coinvolti hanno […] L'articolo Inchiesta Ultras, Inter e Milan patteggiano: un turno di squalifica per Calhanoglu e Inzaghi, multa per Zanetti proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un turno di squalifica per Hakan Calhanoglu e Simone Inzaghi. Una multa per le società Inter e Milan. Così come per il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti. Finisce praticamente in un nulla di fatto il filone sportivo dell‘inchiesta sugli ultras di San Siro. Fatta eccezione per Davide Calabria, sia i club che i tesserati coinvolti hanno scelto – come prevedibile – la strada del patteggiamento prima del deferimento: un accordo sulla pena con la Procura federale che, in base al Codice di Giustizia Sportiva, prevede una sanzione automaticamente dimezzata.
Così, Calhanoglu e Inzaghi salteranno la sfida di campionato contro l’Hellas Verona in programma sabato a San Siro. E poi ci sono le multe: 70mila euro all’Inter e 30mila euro al Milan per responsabilità oggettiva, 30mila euro per Calhanoglu, 15mila euro per Simone Inzaghi, 14.500 euro per Javier Zanetti. Pagano anche alcuni dirigenti: 30 giorni di inibizione ciascuno per Claudio Sala (responsabile sicurezza Inter) e Massimiliano Silva (SLO nerazzurro), 30 giorni di inibizione e 13mila euro per Fabio Pansa (SLO rossonero). Lo SLO (Supporter Liaison Officer) è il delegato della società ai rapporti con i tifosi. Con il patteggiamento, tutti i coinvolti evitano il processo sportivo. Discorso diverso con Calabria, che sarà ascoltato dal capo della Procura federale Giuseppe Chiné, poi verrà deferito e affronterà il procedimento di fronte al Tribunale federale nazionale.
L’indagine della Dda di Milano sugli ultras di Inter e Milan e sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli affari delle curve non vede al momento Inter e Milan indagate, così come non risultano dirigenti del club indagati. Ma alcuni fatti emersi dall’inchiesta hanno rilevanza per il Codice di giustizia sportiva, che agli articoli 25 e 27 regolamenta proprio i rapporti tra le società di calcio e il tifo organizzato, sia per quanto riguarda la “prevenzione di fatti violenti“, sia per quel che concerne la “cessione dei titoli di accesso alle manifestazioni calcistiche”. Ma non va mai dimenticato anche l’articolo 4 del Codice Figc, quello che richiama società, dirigenti, atleti e tecnici al rispetto dei “principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”.
Che cosa è emerso dagli atti dell’inchiesta
Negli atti dell’indagine dei pm antimafia Paolo Storari e Sara Ombra si legge che lo stadio di San Siro “e le attività economiche connesse sono fuori da ogni controllo di legalità”. La posizione più critica appare quella della società nerazzurra. I pubblici ministeri sottolineano “alcune carenze organizzative della Fc Internazionale nella gestione dei rapporti con la tifoseria”. Vengono citati vari episodi, a partire dalla “corresponsione di 1.500 biglietti alla Curva nord, dopo pesanti pressioni, in occasione della finale di Champions League”, contro il Manchester City. Agli atti ci sono appunto le pressioni di uno dei capi della Nord, Marco Ferdico, in particolare sul vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti e sull’allenatore nerazzurro Simone Inzaghi. L’allenatore, contatto al telefono, diceva: “Parlo con Zanetti e Marotta, ti faccio sapere”.
Mentre Hakan Calhanoglu ha ammesso che, nonostante le raccomandazioni della dirigenza del club di evitare di avere qualsiasi contatto con gli ultras, avrebbe avuto, invece, qualche incontro con i capi della curva Nord nerazzurra. Incontri che Calhanoglu ha giustificato con la sua volontà di ricambiare gli attestati di solidarietà ricevuti quando dopo il terremoto del 2023 nel suo Paese, la Turchia, era apparso sugli spalti uno striscione con scritto “vicini a Siria e Turchia. Calha uno di noi”. Un gesto molto apprezzato che lui aveva contraccambiato donando alla curva Nord alcune sue maglie indossate in campo da regalare ai bimbi ricoverati in ospedale: magliette che, come si legge nelle carte dell’inchiesta, sarebbero finite nelle mani di Antonio Bellocco, il rampollo di ‘ndrangheta ucciso da Andrea Beretta a Cernusco sul Naviglio lo scorso 4 settembre. A consegnarlo a Bellocco era stato il leader della Curva Nord Marco Ferdico, uno degli arrestati nell’inchista e ritenuto tra i promotori dell’associazione a delinquere che avrebbe controllato i traffici illeciti intorno allo stadio. Calhanoglu ha quindi ammesso di aver incontrato Marco Fedico e Antonio Bellocco, negando però di esserci uscito a cena.
Per quel che riguarda il vicepresidente Zanetti, sono anche in questo caso emersi rapporti con i capi ultras della Nord. Incontri di cui ha parlato anche lo stesso Beretta: “Parlavamo anche di calcio (…) ci dava una mano magari per la tifoseria, per parlare (…). Per darci degli aiuti magari a livello di far entrare degli striscioni, per le coreografie (…). Zanetti parlava (…) con Marotta, quella gente là”. Zanetti però sarebbe riuscito a dimostrare di aver incontrato i tifosi solo in qualità di gestore di tre ristoranti milanesi, limitandosi a fare video e firmare maglie. Mentre non è arrivata nessuna sanzione per Marotta: il presidente dell’Inter ha ammesso di aver incontrato una volta Beretta, ma ha dimostrato di aver avvisato prima per iscritto il Questore di Milano e la Procura Figc.
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