Il villaggio di Matmata, con un’architettura di un altro pianeta

Un viaggio tra le affascinanti case troglodite di Matmata, villaggio berbero in Tunisia, tra architettura aliena e tradizioni millenarie.

Mag 11, 2025 - 12:45
 0
Il villaggio di Matmata, con un’architettura di un altro pianeta

C’è un angolo di mondo che sembra appartenere a un sogno antico o a un set cinematografico fantascientifico. E, in un certo senso, entrambe le cose sono vere. Stiamo parlando di Matmata, un villaggio berbero incastonato tra le colline aride della Tunisia, dove il paesaggio brullo si apre all’improvviso su uno scenario surreale, tanto terrestre quanto ultraterreno. È qui che la sabbia e il cielo si incontrano per raccontare una storia ricca di ingegno, adattamento e sopravvivenza.

Se agli appassionati di cinema il nome evoca subito le iconiche scene della saga di Star Wars, è perché George Lucas, colpito dalla singolarità delle architetture, scelse proprio Matmata per rappresentare il pianeta Tatooine, casa di Luke Skywalker.

Ma ciò che davvero colpisce di Matmata va oltre il fascino cinematografico: è un’autentica meraviglia dell’ingegno umano, un esempio straordinario di come l’architettura possa fondersi con la natura per proteggere, resistere e, perché no, incantare.

La vita sotto la terra: le case troglodite

A prima vista, Matmata sembra un villaggio fantasma. Colline di terra bruciata, nulla all’orizzonte. Ma è solo quando ci si avvicina che il paesaggio si svela davvero, e lo fa tramite crateri, aperture nella roccia e misteriosi accessi che si aprono su un mondo sotterraneo. Le case troglodite, scavate nella roccia friabile per una profondità di sei o sette metri, appaiono solo a uno sguardo attento: sono, infatti, mimetizzate alla perfezione, quasi come se la terra le avesse “inghiottite” per proteggerle dal tempo e dal clima.

Tali abitazioni ancestrali si articolano attorno a un cortile centrale scavato nel terreno, da cui si aprono piccole stanze chiuse da tende spesse. Non c’è nulla di casuale: ogni scelta architettonica risponde a un’esigenza climatica precisa. Qui, dove il sole è implacabile, vivere sotto terra significa garantirsi frescura d’estate e tepore in inverno. Gli ambienti sono davvero confortevoli: l’aria è fresca, le pareti conservano una temperatura costante, e il silenzio ovattato delle profondità dona una sensazione di quiete incredibile.

Ogni casa ha la sua porta in legno di palma, scelta non solo per la resistenza, ma anche per la fibra densa che non richiede manutenzione frequente. Sull’ingresso si trovano spesso simboli propiziatori dipinti a mano: occhi stilizzati, pesci, mani aperte, segni carichi di significato, messaggi di protezione contro il malocchio e inviti alla buona sorte.

All’interno, la vita si svolge secondo un ordine antico: una stanza per dormire, una cucina spartana, una dispensa e uno spazio dedicato alla macinazione del grano, dove due grandi pietre si sfregano l’una contro l’altra con un movimento che sa di rituale, di gesti ripetuti da generazioni.

Un popolo tra modernità e tradizione

Matmata, il set di Guerre Stellari
Fonte: iStock
Sorprendente set di Guerre Stellari

Nonostante il fascino arcaico delle case troglodite, non tutti gli abitanti di Matmata vivono ancora nelle dimore sotterranee. Dopo le inondazioni improvvise e devastanti che colpirono la zona in passato (eventi tanto rari quanto disastrosi) molte famiglie accettarono l’invito del governo tunisino a trasferirsi in case moderne, più sicure ma certamente meno poetiche.

Tuttavia, una parte della popolazione ha scelto di restare. Alcuni per orgoglio identitario, altri per necessità, ma tutti con la consapevolezza di custodire un patrimonio unico al mondo. Oggi molte di queste abitazioni sono visitabili, aperte al pubblico da famiglie che con cortesia e discrezione invitano i viaggiatori a scendere nella loro quotidianità.

Accade spesso che siano proprio i bambini a offrire con spontaneità una visita guidata della propria casa. E quando, alla fine del tour, viene offerto un tè caldo (preparato con l’acqua piovana raccolta in antiche cisterne scavate a mano) si comprende quanto ogni dettaglio sia frutto di una relazione profonda tra uomo e ambiente. L’ospitalità qui ha il sapore del miele mescolato all’olio, spalmato su una focaccia fragrante: un gesto semplice che racconta tutto.

Visitare Matmata significa toccare con mano una cultura millenaria, camminare dentro la terra e sentirsi piccoli davanti all’ingegno umano. Ma significa anche assumersi una responsabilità: quella di rispettare e sostenere una comunità fragile, che spesso vive con poco e apre le porte con generosità.

Un piccolo gesto (come una mancia o l’acquisto di un oggetto artigianale) può fare la differenza per chi, con dignità e fierezza, continua a mantenere vive le radici di un popolo.

A due passi dal deserto: Gabes e il profumo delle spezie

Chi si spinge fino a Matmata non può rinunciare a una deviazione verso la costa, in direzione di Gabes, distante appena un’ora di viaggio. Lì, nella città industriale che vive tra mare e oasi, spicca un piccolo mercato delle spezie che merita una sosta. Le bancarelle sono un tripudio di colori e aromi: cumino, paprica, coriandolo, e la polvere di henné (prodotta dalla macinazione delle foglie dell’albero di henné) che viene usata da secoli per tingere i capelli, rafforzarli, e per decorare mani e piedi con motivi raffinati.

È un altro piccolo tassello di un mosaico culturale che affonda le sue radici nella terra, nei gesti e nei profumi.