L’innocenza: il magnifico, struggente, coming-of-age di Hirokazu Kore’eda – Recensione

Il titolo italiano L’innocenza ha paradossalmente tradito l’anglofono – ricalcante l’originale – Monster, che nascondeva significati ben più stratificati, con relativo riferimento ripetuto in più occasioni nei dialoghi. La domanda è chhi sono i veri mostri nel film di Hirokazu Kore’eda, che torna a scandagliare i meandri dell’animo umano con un’opera sofferta ed emotivamente (pre)potente […]

Mag 13, 2025 - 14:08
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L’innocenza: il magnifico, struggente, coming-of-age di Hirokazu Kore’eda – Recensione
Linnocenza

Il titolo italiano L’innocenza ha paradossalmente tradito l’anglofono – ricalcante l’originale – Monster, che nascondeva significati ben più stratificati, con relativo riferimento ripetuto in più occasioni nei dialoghi. La domanda è chhi sono i veri mostri nel film di Hirokazu Kore’eda, che torna a scandagliare i meandri dell’animo umano con un’opera sofferta ed emotivamente (pre)potente e dolce al contempo, in grado di scardinare le difese del pubblico con istintiva semplicità.

Il maestro giapponese, degno erede del sommo cinema di Yasujirō Ozu, si affida in quest’occasione a una sceneggiatura non sua – premiata a Cannes – per raccontare un toccante coming-of-age, mettendo al centro di tutto l’ambigua e tenera amicizia tra due ragazzini, vittime di un mondo che non si ferma un attimo e in cui l’apparenza conta più della sostanza. Il tutto in un intreccio narrativo colmo e ricolmo, che ci accompagna nei punti di vista dei personaggi principali.

L’innocenza: dimmi la verità – recensione

Minato frequenta la quinta elementare. Orfano di padre, vive con la madre sigle Saori, che un giorno inizia a notare in lui degli strani comportamenti. La donna arriva a sospettare che possa essergli successo qualcosa tra i banchi di scuola e mezze confessioni e indizi vari fanno pensare che dietro al suo improvviso cambiamento vi possa essere la figura di un insegnante, il professor Hori. Saori decide di vederci chiaro e scatena un caso che rischia di rovinare la reputazione del docente, mentre il mistero su cosa sia effettivamente avvenuto si infittisce, con l’uomo che sostiene come in realtà Minato bullizzasse un compagno di classe.

Centrale è proprio il particolare legame che si crea tra Minato e Yori, un bambino con diversi problemi a casa e preso in giro proprio tra le fila della sua aula. L’avvicinarsi di una violenta burrasca non farà che complicare inevitabilmente le cose, mentre la verità viene lentamente alla luce.

Ieri, oggi, domani

Un palazzo in fiamme è il collante temporale che unisce i succitati tre POV, ovvero quello della madre, dell’insegnante e di Minato. Una scelta narrativa che non cambia le logiche del racconto, come poteva essere in un simil Rashomon (1950), ma che permette di svelare la realtà dei fatti tramite lo sguardo di chi direttamente coinvolto e riesce a ribaltare con sobrietà dinamiche che sembravano già date per assodate. Proprio sul cuore dell’apparenza che inganna si innesta questa storia di sentimenti, con un’amicizia destinata forse a trasformarsi in qualcosa di più, verso un domani carico sia di incognite che di speranza.

La splendida corsa finale, sulle avvolgenti note del compianto e leggendario compositore Ryūichi Sakamoto – scomparso due mesi prima dell’uscita del film e a cui questo è appunto dedicato – è la chiusura perfetta di un’opera a tratti anche aspra e dura, mettente in luce il tema del bullismo e di come i giudizi affrettati possano risultare pericolosi e ingiusti.

Due ore e rotti di visione all’insegna di una profonda sensibilità, dove la retorica è sempre e comunque sincera e ad uso e consumo di un racconto che si apre lentamente al pubblico, tra pagine più drammatiche ed altre più liberatorie, ennesimo sguardo nella logica delle dinamiche familiari, e non solo, che conferma il maestro nipponico tra i più grandi autori contemporanei.

Conclusioni finali

Un’opera intensa e stratificata, che mette in discussione le apparenze e i giudizi affrettati, interrogando il pubblico stesso e scavando nel cuore delle relazioni umane con toccante delicatezza. Attraverso una narrazione a incastri e alla struggente colonna sonora di Ryūichi Sakamoto, il film affronta con sensibilità tematiche legate al bullismo e all’identità sessuale, con l’amicizia tra i due piccoli protagonisti che travalica i confini e mette a soqquadro non soltanto il loro mondo.

Con L’innocenza il regista giapponese Hirokazu Kore’eda trova la giusta chiave di lettura, mostrando come la verità possa avere molteplici sfaccettature e come la logica dei sentimenti sia spesso vittima dei pregiudizi di una società sempre pronta a giudicare, dove gli sbagli commessi vanno di pari passo con sensi di colpa che pesano come macigni. Ma dove è l’amore, e non poteva essere altrimenti, a tirare le redini di un domani ancora tutto da scrivere.