Gli stacanovisti sono nel Nord Italia

A Milano, Monza e lungo la via Emilia ci sono anche le buste paga sono più consistenti

Mag 14, 2025 - 16:22
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Gli stacanovisti sono nel Nord Italia

Milano, 10 Maggio 2025 – Abitano a Lecco, Biella e Vicenza gli stacanovisti d’Italia. Infatti gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2023 sono stati quelli occupati nella provincia di Lecco (264,9 giorni). Seguono i dipendenti privati di Biella (264,3), Vicenza (263,5), Lodi, (263,3), Padova (263,1), Monza-Brianza (263), Treviso (262,7) e Bergamo (262,6). L’altra faccia della medaglia, invece, evidenzia che le province dove i lavoratori sono stati “meno” in ufficio o in fabbrica durante il 2023 sono quelli di Foggia (213,5 giorni), Trapani (213,3), Rimini (212,5), Nuoro (205,2) e Vibo Valentia (193,3). Generalmente, la media italiana è stata pari a 246,1 giorni.

Le retribuzioni sono più alte dove si lavora di più

Nelle aree geografiche del Paese dove le ore lavorate sono più elevate, anche la produttività è maggiore e conseguentemente gli stipendi e i salari sono più pesanti. L’analisi effettuata dalla Cgia evidenzia, infatti, che al Nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi, al Sud si è fermata a 77 euro (pari a un differenziale del 35 per cento). Per quanto concerne la produttività1, invece, al Nord era superiore del 34 per cento rispetto a quella presente nel Sud. Va segnalato che le differenze salariali presenti in Italia nel settore privato sono un problema che ci trasciniamo almeno dagli inizi del secolo scorso.

Purtroppo, in questi ultimi decenni il gap è sicuramente aumentato, perché le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Non solo. Va evidenziato che queste realtà dispongono di una quota di personale con qualifiche apicali sul totale occupati molto alta (manager, dirigenti, quadri, tecnici, etc.), addetti che per contratto vanno corrisposti stipendi importanti.

A Milano, Monza e lungo la via Emilia gli stipendi migliori

Le retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato, nel 2023, sono state più alte a Milano dove gli imprenditori hanno erogato gli stipendi medi più elevati: 34.343 euro. Seguono Monza-Brianza con 28.833 euro, Parma con 27.869 euro, Modena con 27.671 euro, Bologna con 27.603 euro e Reggio Emilia con 26.937 euro. In tutte queste realtà emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto - come la produzione di auto di lusso, la meccanica, l’automotive, la meccatronica, il biomedicale e l’agroalimentare – ha “garantito” agli addetti di questi territori buste paga molto pesanti.

I lavoratori dipendenti più “poveri”, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua pari a 14.854 euro, a Cosenza con 14.817 euro, a Nuoro con 14.676 euro. I più “sfortunati”, infine, lavorano a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 13.388 euro.

La media italiana, infine, ammontava a 23.662 euro. L’analisi condotta dall’Ufficio Studi della Cgia fa emergere che al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228. In altre parole, gli occupati del Nord ogni 12 mesi timbrano il cartellino 27 giorni in più rispetto ai colleghi del Sud. Al Sud si lavora meno per almeno due ragioni strettamente correlate. La prima è dovuta a un’economia sommersa molto diffusa che nelle regioni meridionali ha una dimensione non riscontrabile nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. La seconda è imputabile a un mercato del lavoro che nel Mezzogiorno è caratterizzato da tanta precarietà, da una diffusa presenza di part time involontario, soprattutto nei servizi, da tanti stagionali occupati nel settore ricettivo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate.

Il ruolo della contrattazione decentrata

Il CNEL, evidenzia che il problema dei lavoratori poveri non parrebbe riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante l’anno queste persone lavorano “poco”. Pertanto, più che a istituire un minimo salariale per legge andrebbe contrastato l’abuso di alcuni contratti a tempo ridotto. Altresì, dalla CGIA fanno sapere che per innalzare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, in particolar modo di quelli con qualifiche professionali minori, bisognerebbe continuare nel taglio dell’Irpef e diffondere maggiormente la contrattazione decentrata. Avendo una quota di lavoratori coperto dalla contrattazione collettiva nazionale tra le più alte d’Europa (quasi il 99 per cento del totale dei lavoratori dipendenti del settore privato), dovremmo “spingere” per diffondere ulteriormente anche la contrattazione di secondo livello, premiando, in particolar modo, la decontribuzione e il raggiungimento di obbiettivi di produttività, anche ricorrendo ad accordi diretti tra gli imprenditori e i propri dipendenti. Così facendo, daremmo soprattutto una risposta alle maestranze del Nord e in particolar modo delle aree più urbanizzate del Paese che, a seguito del boom dell’inflazione, in questi ultimi anni hanno subito, molto più degli altri, una decisa perdita del potere d’acquisto.

Contrattazione di secondo livello limitata

L’ISTAT, ha realizzato un’indagine sull’applicazione della contrattazione di secondo livello. Dalla ricerca emerge che il 23,1 per cento delle imprese con almeno 10 dipendenti del settore privato extra agricolo applica un contratto decentrato. Si stima che i lavoratori coinvolti sarebbero il 55 per cento dei dipendenti totali delle imprese con almeno 10 addetti, pari, in termini assoluti, a circa 5,5 milioni di lavoratori3. L’ISTAT, comunque, precisa che questi lavoratori non possono essere considerati come la platea esatta dei dipendenti coperti dalla contrattazione decentrata, in quanto, non tutti gli addetti potrebbero essere interessati dall’applicazione di questa misura.