Vendite al dettaglio in picchiata, salvi solo profumi e prodotti per il corpo

Il mese di marzo 2025 segna un rallentamento per le vendite al dettaglio in Italia. Si stima infatti una variazione negativa sia in valore che in volume rispetto al mese precedente

Mag 7, 2025 - 11:58
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Vendite al dettaglio in picchiata, salvi solo profumi e prodotti per il corpo

Si aggrava nel 2025 il trend negativo delle vendite al dettaglio, che a marzo registrano un vero e proprio tracollo su base tendenziale. A marzo 2025, che i dati sono in calo sia in termini di valore che di volume rispetto a febbraio, pari a -0,5%, coinvolgendo entrambi i settori merceologici. Il calo riguarda infatti sia i beni alimentari, con una diminuzione dello 0,5% in valore e dello 0,9% in volume, sia i beni non alimentari, in calo dello 0,3% e dello 0,4%.

Tutti i settori in calo

La flessione riguarda entrambi i comparti merceologici, ma è più marcata in quello alimentare, anche in ragione della diversa collocazione della Pasqua, quest’anno caduta ad aprile, mentre lo scorso anno ebbe luogo a fine marzo.

Nel primo trimestre del 2025, le vendite al dettaglio mostrano un calo congiunturale dello 0,2% in valore e dello 0,5% in volume. La contrazione interessa sia i beni alimentari (-0,1% e -0,5%) sia quelli non alimentari (-0,4% e – 0,6%). Continua la flessione anche su base annua, a marzo 2025 le vendite al dettaglio registrano una flessione del 2,8% in valore e del 4,2% in volume. Tra i beni non alimentari, gli unici comparti in crescita su base tendenziale sono quelli dei prodotti di profumeria e cura della persona e dei prodotti farmaceutici. Ecco tutte le variazioni:

  • prodotti di profumeria e cura della persona (+1,8%);
  • prodotti farmaceutici (+0,6%);
  • elettrodomestici, radio, TV e registratori (0,0%);
  • mobili, articoli tessili, arredamento (0,0%);
  • utensileria per la casa e ferramenta (-0,9%);
  • generi casalinghi durevoli e non durevoli (-1,1%);
  • foto-ottica, pellicole, supporti magnetici, strumenti musicali (-1,3%);
  • dotazioni per informatica, telecomunicazioni e telefonia (-2,2%);
  • abbigliamento e pellicceria (-2,7%);
  • altri prodotti (gioiellerie, orologerie) (-3,4%);
  • giochi, giocattoli, sport e campeggio (-3,5%);
  • calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,2%);
  • cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,5%).

Rispetto a marzo 2024, tutte le forme distributive registrano una flessione del valore delle vendite al dettaglio. Anche la grande distribuzione, che nei mesi scorsi era sempre in positivo:

  • grande distribuzione (-2,6%);
  • imprese su piccole superfici (-3,1%);
  • vendite al di fuori dei negozi (-4,7%);
  • commercio elettronico (-1,3%).

Unc: “Dati disastrosi, non si salva nessuno”

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, è lapidario:

“Dati disastrosi! Di male in peggio! Non si salva nessuno! Non c’è un solo dato positivo, né congiunturale né tendenziale, né in valore né in volume. Un crollo che non si spiega con la collocazione diversa della Pasqua, che giustifica solo la caduta delle vendite alimentari su base annua, non certo quella rispetto a febbraio 2025 e men che meno chiarisce il crac delle vendite non alimentari”

Stando ai dati, in un solo mese gli italiani mangeranno in quantità lo 0,9% in meno di cibo. Una dieta a dir poco pericolosa, che indica la difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese.

Anche il Codacons dipinge un quadro molto rassegnato, con i numeri che attestano ancora una volta l’impatto dell’inflazione sulle spese degli italiani e che spingono gli italiani a tagliare i consumi e dirottare gli acquisti verso esercizi commerciali, come i discount che garantiscono maggiori risparmi. “Un segnale preoccupante che il governo farebbe bene ad intercettare, studiando misure utili a sostenere i consumi delle famiglie che continuano a non ripartire”, spiega il presidente Carlo Rienzi.