Un progetto per la biodiversità. Api nelle miniere dismesse: "Già presenti in trenta cave"

Presentata dall’assessore De Luca l’iniziativa della Regione dal titolo "Proud to Bee quarry". Il riambientamento di queste aree consente di coniugare attività industriale e benifici naturali.

Mag 1, 2025 - 06:29
 0
Un progetto per la biodiversità. Api nelle miniere dismesse: "Già presenti in trenta cave"

Un progetto ambizioso e concreto a costo zero per trasformare cave e miniere dismesse in preziose alleate per la rinaturalizzazione e il monitoraggio ambientale. Grazie all’introduzione di arnie con api autoctone, infatti, in questi spazi naturali dismessi si possono sfruttare la sinergie tra il mondo estrattivo e l’apicoltura. Le api aumentano ed accelerano del 30% il riambientamento di queste aree consentendo di coniugare attività industriale e tutela della biodiversità.

Il progetto si chiama “Proud to Bee quarry” ed è stato illustrato ieri al Salone d’Onore di Palazzo Donini dall’assessore all’Ambiente, Thomas De Luca, e dall’ingegnere Capo della Polizia Mineraria regionale, Simone Padella. Nei fatti l’iniziativa coniuga il mondo apistico con quello delle cave e delle miniere, attraverso il sistema delle prescrizioni ambientali che possono essere previste nelle autorizzazioni alle attività estrattive, ma anche tramite il convincimento che si sta diffondendo tra gli operatori che questo binomio apporti un reale e concreto beneficio ai territori nei quali insistono le attività imprenditoriali legate all’estrazione dei materiali. Un progetto che ha già visto il posizionamento di 223 arnie in circa 30 cave diffuse su tutto il territorio della regione.

“Si tratta – ha spiegato l’assessore De Luca – di un progetto unico nel suo genere al quale abbiamo ridato la giusta importanza e che ha portato alla realizzazione di una rete di apiari installati in cave e miniere, sia in attività che al momento della loro dismissione, per agire in modo fattivo a favore dell’incremento della biodiversità. Molto presto riusciremo ad utilizzarlo anche come rete di biomonitoraggio ambientale, attraverso l’analisi delle sostanze presenti nel miele che queste api producono. Un progetto a costo zero e la cui diffusione contiamo possa diventare una best practice a livello nazionale”.

Padella ha spiegato poi gli aspetti più tecnici del progetto, sottolineando come sia prevista “la reintroduzione della specie Apis Mellifera Ligustica, una specie di ape che era anche minacciata dall’estinzione, così come anche nelle prescrizioni legate al rimboschimento si tiene conto di quali siano le piante più adatte legate al nutrimento delle api stesse. Quella umbra rappresenta la prima rete di queste dimensioni di apiari posizionati in corrispondenza delle attività estrattive, ne stiamo già osservando i benefici”.