F1 | Russell sulle parolacce: “Quanto detto (da Ben Sulayem) non significa nulla al momento”

Nel corso della conferenza stampa del Gran Premio di Miami, sesta prova del mondiale 2025 di Formula 1 si è

Mag 2, 2025 - 00:39
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F1 | Russell sulle parolacce: “Quanto detto (da Ben Sulayem) non significa nulla al momento”

Nel corso della conferenza stampa del Gran Premio di Miami, sesta prova del mondiale 2025 di Formula 1 si è parlato, inevitabilmente, del possibile passo indietro di Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA, in merito al codice etico e alle parolacce. Nel Rally c’è stata una protesta forte da parte dei piloti nel corso del Safari Rally in Kenya, dopo la multa di 10.000 euro comminata ad Adrien Fourmaux. Lì i protagonisti del WRC hanno rilasciato interviste solo nella loro lingua madre o rispondendo ironicamente, come ad esempio “Hakuna Matata”.

Per questo motivo, il numero uno della Federazione ha annunciato che prenderà in considerazione la rivisitazione dell’Appendice B del Codice Sportivo Internazionale. Un primo passo, che però i piloti di Formula 1, rappresentati da George Russell, presidente della GPDA, non sembrano gradire del tutto, più che altro perché alle parole devono seguire inevitabilmente i fatti.

“Sì. Concettualmente è uno step positivo – dichiara l’inglese della Mercedes. Ma ovviamente vogliamo vedere queste cose messe in pratica, piuttosto che sentirci dire ‘stiamo valutando’, sai, tutti noi valutiamo molte cose. Noi abbiamo chiaro che vogliamo dei cambiamenti, e una volta che saranno implementati, allora potremo commentarli. Ma per ora, si parla solo di valutazioni. Quindi quelle parole non significano nulla finché il cambiamento non sarà stato attuato”.

“Diciamo che, collettivamente, non ci siamo più confrontati da quando è stata inviata la lettera aperta – ha ammesso l’inglese. Se questa sia una risposta o meno, non ne sono del tutto sicuro. Come ho già detto, sarebbe importante che venissero apportate delle modifiche e che i piloti venissero ascoltati almeno un po’. Credo che sarebbe nel migliore interesse dello sport, garantendo che in queste situazioni si applichi del buon senso. Come ho detto, tutti noi potremo davvero commentare la situazione quando vedremo azioni concrete, non solo considerazioni”.

“È un momento… direi senza precedenti, quello che stiamo vivendo negli ultimi 18 mesi, con tutti i cambiamenti in corso. Credo che quando la GPDA è stata fondata, anni fa, non fosse per occuparsi di politica, ma per la sicurezza, per migliorare lo sport e le corse. Anche io mi ritrovo a parlare di argomenti su cui non avrei mai pensato di dover intervenire. Ma oggi ci troviamo a dover affrontare cose che ci distolgono da quello per cui siamo qui: correre, offrire il miglior spettacolo ai tifosi, avere le auto più veloci, più sicure, la migliore tecnologia e ingegneria. E invece ci ritroviamo a discutere di multe, penalità e parolacce. Forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa. Siamo aperti a questa possibilità, ma alla fine vogliamo solo il meglio per lo sport”.

Sulla questione è stato interpellato anche Lewis Hamilton: “Credo che, in definitiva, la GPDA sia molto unita. Stiamo lavorando per… insomma, vogliamo collaborare più da vicino con la FIA. Credo che tutti noi vogliamo lavorare insieme per migliorare lo sport. Certo, finora la comunicazione non è stata facile. Alla fine, non abbiamo un ruolo di potere al tavolo delle decisioni, e questo, secondo me, deve cambiare. Se guardiamo ad altri sport, dove esistono sindacati dei giocatori, forse anche da noi si arriverà a qualcosa di simile, prima o poi. Come ho detto, non vogliamo avere il controllo di tutto, ma solo collaborare di più e far sentire la nostra voce. In fondo, se si prendono decisioni per conto di chi non ha mai vissuto certe situazioni, è fondamentale avere anche la prospettiva dei piloti, ed è tutto ciò che stiamo cercando di portare”.