Punti di forza e aspetti da migliorare della Savings and Investments Union

EFAMA e AFME accolgono con favore i capisaldi della SIU, come semplificazione, digitalizzazione e alleggerimento degli oneri, ma lanciano un monito sui rischi di un’eccessiva centralizzazione dei poteri normativi a livello europeo. L'articolo Punti di forza e aspetti da migliorare della Savings and Investments Union proviene da FundsPeople Italia.

Mar 27, 2025 - 07:29
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Punti di forza e aspetti da migliorare della Savings and Investments Union

L’Unione del Risparmio e degli Investimenti (conosciuta con l'acronimo inglese SIU, Savings and Investments Union) presentata dalla Commissione Europea lo scorso 19 marzo rappresenta “un passo importante verso lo sviluppo definitivo di mercati dei capitali più profondi e integrati, di cui l’Unione Europea ha urgente bisogno”, secondo quanto dichiarato da EFAMA. Per l’associazione europea dei fondi, grazie alla SIU l’UE sarà in una posizione più solida per affrontare le sfide che ha di fronte – transizioni ecologica, digitale e demografica, oltre agli investimenti nella difesa – e per preservare la propria autonomia strategica in un mondo sempre più incerto.

“Attribuisce giustamente priorità a una mobilitazione più efficace del risparmio retail e sottolinea la necessità che le autorità e i responsabili politici dell’UE siano guidati da semplificazione, riduzione degli oneri e digitalizzazione”, sostiene EFAMA nella sua valutazione del piano. Secondo Vincent Ingham, Director, Regulatory Policy di EFAMA, la SIU è più specifica rispetto ai precedenti piani d’azione per l’Unione dei Mercati dei Capitali e si concentra con precisione sui principali fattori di successo.

Cambiamenti positivi

Il fatto che la Commissione Europea sottolinei l’importanza degli incentivi fiscali è, secondo Tanguy van de Werve, direttore generale di EFAMA, un passo nella giusta direzione. Tuttavia, sottolinea anche che la vera sfida ora è come motivare gli Stati membri a metterli in atto. “Purtroppo, il continuo stallo attorno alla proposta DEBRA (Debt Equity Bias Eeduction Allowance) non è incoraggiante. Questa situazione deve cambiare”, avverte.

Da parte sua, Adam Farkas, CEO dell’Association of Financial Markets in Europe (AFME), ritiene che la SIU identifichi correttamente la riforma delle infrastrutture post-negoziazione come un’area chiave di attenzione e intervento. “Promuovere la concorrenza, migliorare la trasparenza e aumentare l’uso di standard armonizzati sono elementi fondamentali per favorire lo sviluppo complessivo dei mercati finanziari dell’UE e ridurre i costi per emittenti e investitori”, afferma.

Secondo Farkas, sarà importante che le future iniziative nel settore post-negoziazione sappiano sfruttare il potenziale offerto dalle recenti innovazioni tecnologiche, come la tecnologia DLT, per costruire un’Unione dei Mercati dei Capitali digitalmente avanzata. AFME è anche interessata a capire come la Commissione intenda promuovere una migliore integrazione del panorama della negoziazione nell’UE, un ambito in cui ritiene necessario abbattere le barriere senza compromettere la libertà di scelta degli investitori.

Elementi da migliorare

Sebbene la valutazione complessiva della SIU da parte dell’industria sia positiva, EFAMA sottolinea comunque alcuni aspetti critici. In particolare, chiede una semplificazione sostanziale del processo per gli investitori. “Troppi investitori vengono scoraggiati da processi di onboarding lunghi e da un eccesso di informazioni che rendono l’investimento inutilmente complicato”, affermano. Secondo EFAMA, la Retail Investment Strategy, nella sua forma attuale, va nella direzione opposta, introducendo nuove complessità, oneri regolatori e un’eccessiva attenzione ai costi. “Per questo motivo, è necessario che i colegislatori la semplifichino in modo radicale”, concludono.

EFAMA esprime inoltre preoccupazione per la portata dell’integrazione dei mercati europei. “Sebbene una maggiore integrazione del mercato possa essere positiva, la creazione di economie di scala (ad esempio tramite fusioni) non dovrebbe essere un obiettivo in sé. L’obiettivo finale deve essere il mantenimento di una dinamica competitiva nei nostri mercati, eliminando gli ostacoli nazionali e promuovendo l’interoperabilità”, sostiene l’associazione.

Dubbi sulla convergenza della vigilanza

Questo vale anche a livello di regolamentazione. EFAMA, pur sostenendo una maggiore centralizzazione nella supervisione e lo scambio di dati tra autorità di vigilanza e autorità prudenziali, si oppone all’attribuzione di poteri di supervisione diretta all’ESMA sulle principali società di gestione del risparmio. “Questa misura non favorirebbe una maggiore partecipazione retail ai mercati dei capitali e risulterebbe penalizzante in termini di time-to-market, agilità e capacità di adattamento da parte delle autorità nazionali”, argomentano.

Anche AFME condivide questa posizione. “Qualsiasi modello di supervisione unica dovrebbe essere affrontato in modo graduale, iniziando con l’introduzione di veri poteri di flessibilità per le Autorità europee di vigilanza, parallelamente a una revisione più ampia delle loro strutture di governance e a una valutazione attenta dei tipi di entità che sarebbero più adatte a essere sottoposte alla vigilanza a livello UE”, afferma l’associazione.

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