Dalla Tv allo streaming: la rivoluzione audiovisiva che sta trasformando l’Italia e il panorama dei media
Il panorama audiovisivo italiano sta cambiando rapidamente, con la Tv che cede il passo allo streaming e ai dispositivi smart. La fiducia nei media tradizionali cala, mentre i social emergono come nuova fonte di informazione L'articolo Dalla Tv allo streaming: la rivoluzione audiovisiva che sta trasformando l’Italia e il panorama dei media proviene da FIRSTonline.


Il mondo dell’audiovisivo nazionale e globale è in rapida evoluzione e mutamento. Sappiamo da tempo che il fenomeno è in corso ma non era facile prevedere la velocità con la quale dispiega i suoi effetti e rende complesso presumere le sue conseguenze.
Sono stati pubblicati due importanti documenti che fotografano le più rilevanti dinamiche in corso nel nostro Paese.
Il primo è l’Annuario 2024 sulla Televisione e Streaming verso il mercato maturo, realizzato dal Ce.R.T.A. – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a cura di Massimo Scaglioni. Il secondo documento, presentato nella sua prima edizione, è l’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione a cura di AgCom (Autorità Garante per le telecomunicazioni).
Italia: la rivoluzione dalla Tv allo streaming
Con il primo documento è stato fornito il punto del mercato audiovisivo nazionale mentre è in corso il passaggio epocale dalla tv lineare a quella in streaming. Prima però è utile confrontare un dato significativo e anomalo. Nel resto del mondo televisivo relativamente comparabile al nostro Paese (Stati Uniti, Francia, Spagna, Germania, Gram Bretagna e Olanda) il consumo di Tv di circa oltre 2 ore/giorno è generalmente in calo di alcuni minuti (dai 10’ negli Usa ai 4’ in GB) in Italia invece cresce di 2 minuti. La prima dimensione del Report ci porta al cuore del tema: da tempo è iniziata l’era della “total Tv” e, di conseguenza, dallo scorso 30 dicembre ha avuto inizio la rilevazione della Total Audience di Auditel mentre si consolida il fenomeno dell’ibridazione tra il tradizionale broadcasting in DTT e lo streaming: lo “streamcasting”. È un nuovo mercato quello che oggi si sta consolidando dove la Tv tradizionale digitale terrestre resiste (e non sappiamo per quanto ancora) mentre la “nuova” tv, ovvero le diverse modalità della sua fruizione, stanno cambiando rapidamente. L’Annuario ci conferma che la platea delle emittenti televisive nazionali, cioè l’ascolto lineare, (Rai, Mediaset, Sky, Warner, Cairo La/) sono in lieve calo ma costante, di converso cresce il consumo on demand, con il raddoppio della rilevanza delle smart tv.
Vediamo alcuni dati significativi: l’andamento dei principali editori sulla tv lineare, 2023/2024 vede Rai diminuire del 4,8% e Mediaset dello 0,6%, mentre Discovery cresce del 13,3%, La7 del 4,3% e Sky del 2,5%. Un andamento analogo si legge per la Total Audience: Rai diminuisce del 4,2% e Mediaset cresce dello 0,8%, mentre Discovery, LA 7 e Sky crescono rispettivamente del 13,4%, del 4% e dell’1,3%. Si evidenzia come il solo editore che mostra il segno negativo sia la Rai.
La crescita degli Smart Tv in Italia: la rivoluzione dei dispositivi audiovisivi
Per quanto riguarda invece il numero dei device audiovisivi presenti nelle abitazioni degli italiani questa la situazione (in milioni a maggio 2024): gli smartphone si attestano a circa 48 mln, le tv tradizionali calano di circa 2 milioni in due anni e passano da circa 25,8 a 23,3, ii pc fissi o portatili collegati in rete da casa sono circa 20 mln con una tendenza pressoché stabile mentre si registra una crescita impetuosa delle Smart Tv o dispositivi esterni connessi che passano in due anni da 17 a circa 20 mln. In questo quadro la presidente della Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha proposto una riflessione interessante: attraverso la fruizione intensiva dello smartphone la televisione sta mutando una parte rilevante del suo carattere iconico: nel sempre più rilevante mondo dei “social” i video da orizzontali si trasformano sempre più in verticali. Cambia non solo la tecnologia ma anche il “modello narrativo”: lo spazio orizzontale è estensivo mentre quello verticale è esclusivo. Al centro del video non c’è più il “panorama” ovvero il contesto sociale, politico e culturale di quanto si osserva ma spesso solo l’individuo che si rivolge anzitutto al suo compiacimento per poi rivolgersi ad altri individui più o meno isolati tra loro.
Investimenti pubblicitari e l’evoluzione dell’informazione televisiva nel 2024
Il Report contiene altri dati interessanti come l’andamento degli investimenti pubblicitari sul “mezzo tv” che lo scorso anno hanno registrato una tenuta significativa (grazie anche allo svolgimento dei due grandi appuntamenti sportivi come le Olimpiadi e gli Europei di Calcio) attestandosi ad un 8,6% in più rispetto all’anno precedente. Sono poi cresciuti gli investimenti in produzione audiovisiva nazionale che al 2023 arrivano ad oltre 2 mld rispetto alla metà del 2017 e si ripartiscono in oltre 1mld nella Tv, 700 mln nelle sale cinematografiche e circa 200 nel VoD.
Infine, il capitolo sull’offerta di informazione tra i diversi editori televisivi ci introduce al documento successivo di AgCom. Nel Report di Ce.R.T.A leggiamo che in testa alle ore di offerta informativa c’è Rai Tre con il 26% a seguire Rai Uno con il 20% e Rai Due con il 18% mentre Canale 5 si attesta al 14%, Rete 4 al 7, Italia 1 al 55 e La 7 al 5%.
Vediamo ora, in sintesi, i dati AgCom. L’assunto fondamenta dell’indagine del Garante è che “A partire dal 2023 la televisione non è più il principale mezzo di informazione per gli italiani, venendo superata da internet: un italiano su due utilizza la Rete per informarsi, una tendenza confermata anche nel 2024. Il 50,5% di coloro che sono iscritti ad almeno un social network dichiara di venire a conoscenza di notizie e informazioni sui social prima che su altri mezzi di comunicazione”.
Indagine 2025: la fiducia nei media e l’evoluzione dell’informazione post-Covid
Questa prima edizione inedita dell’indagine 2025 (seppure con i dati campionati relativi al 2023) è strutturata su tre livelli: l’analisi della fruizione di contenuti informativi su tutti i mezzi di comunicazione: televisione, radio, quotidiani e internet; l’esplorazione dei temi della fiducia e dell’affidabilità e l’analisi dell’offerta informativa della televisione tradizionale.
Al primo punto si legge che con la fine della pandemia inizia a decrescere l’utilizzo dei media Tv, radio e giornali mentre cresce quello di Internet: variano 10 punti percentuali che puntualmente si spostano da un settore all’altro in un breve arco di tempo. Il capitolo forse più interessante è quello sulla fiducia nei mezzi di informazione: solo il 27% degli intervistati ha un livello alto di fiducia, mentre il 57,9% ne ha un livello moderato/basso e il 14% nessuna fiducia. Per quanto riguarda la fiducia nei singoli mezzi “La televisione, la radio, i quotidiani e periodici cartacei, con un valore che supera il 40%, si confermano tra le fonti con i più alti livelli di fiducia da parte degli italiani. Il 35% circa della popolazione ripone un’alta fiducia nel passaparola di parenti e amici. I social network, se si prendono in considerazione i livelli più elevati di fiducia, si collocano quasi in coda alla classifica con il 15,7%”.
Infine, per quanto riguarda il tempo di offerta informativa, interessante osservare i generi: nelle prime tre posizioni ci sono Politica istituzionale, esteri e cronaca. Il primo genere, nell’arco di 5 anni, diminuisce di 5 punti percentuali mentre il secondo triplica del suo valore attestandosi vicino a quello della cronaca al 16%.