Monte Canin, ispiratore e teatro di imprese straordinarie

Da Kugy a Piussi, da Comici alla Meroi, i grandi della montagna hanno lasciato il segno sulle pareti del Monte Canin. L’ampio reportage pubblicato sul numero 133 di Meridiani Montagne non dimentica però le gesta di tanti anonimi soldati della Grande Guerra e dei contemporanei freerider L'articolo Monte Canin, ispiratore e teatro di imprese straordinarie proviene da Montagna.TV.

Mar 30, 2025 - 11:49
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Monte Canin, ispiratore e teatro di imprese straordinarie

Sono tutte speciali le montagne, ma il Canin forse lo è ancora di più. Si distingue per la lunga e regolare cresta, estesa longitudinalmente per oltre 17 chilometri, che sovrasta tre valli e culmina nei 2587 metri della vetta principale Un acrocoro nel senso proprio, una “regione alta” dove l’acqua ha scolpito il calcare della sua superficie e dei chilometri di fiumi sotterranei che alimentano spettacolari cascate di fondovalle che offre un vasto terreno di gioco tanto per i climber di ultima generazione, quanto per scialpinisti e speleologi.

Di tutti loro parla l’articolo scritto da Saverio D’Eredità per il numero di Meridiani Montagne attualmente in edicola e dedicato al Monte Canin e alle Prealpi Giulie. Un viaggio a 360° tra le storie – soprattutto, ma non solo, alpinistiche – scritte su quelle pareti calcaree con l’inchiostro indelebile. E che è bello rileggere.

Ecco qualche breve passaggio dell’articolo di Saverio D’Eredità dal titolo “La fortezza del mistero.

Le imprese del doktor Kugy

Si devono alla sconosciuta guida di Raibl, Andrea Wenzel, nel 1874, le prime salite lungo gli scivoli nevosi di questo versante. E proprio da nord si sono successivamente sviluppate le vie più interessanti, in un ambiente raro in questa porzione di Alpi. Itinerari ancora oggi molto frequentati e ormai storici, come la stupefacente via delle Cenge del 1888, capolavoro di intuizione delle guide di Raccolana nel seguire esili, ma agevoli cenge nella parete nord per giungere in cresta con difficoltà elementari. Né poteva mancare la firma di herr doktor Kugy, su due vie poi divenute classiche: la Diretta, con Andrea Komac, (attrezzata poi dalla Saf di Udine e oggi nota come ferrata Julia) e la lunga, selvaggia cresta sud (oggi percorsa dall’Alta Via Resiana). Kugy è anche protagonista della prima invernale, realizzata con un tour de force incredibile. Insieme a Bolaffio e la guida Oitzinger, parte da Raibl alle tre di notte del 12 febbraio 1902, raggiunge la vetta da nord e fa ritorno in serata, in tempo per saltare sul treno per Trieste e tornare al lavoro. Alpinismo d’altri tempi e di un altro spirito. Che stava però per finire. Sotto i colpi di cannone

Sci ripido nella fabbrica della neve

…La neve veste il Canin del suo abito più elegante: le cenge detritiche vengono ricoperte e livellate, le creste si orlano di poderosi cornicioni e i desolati altopiani diventano tappeti bianchi di seducente bellezza. Ed è in questa stagione che l’esplorazione, soprattutto scialpinistica, trova spazi inediti. Dobbiamo alla guida alpina Mario Di Gallo la ricerca di nuove linee, soprattutto sul selvaggio versante sud: sua la prima discesa della parete che guarda la pianura nel 1986, lungo la via resiana. Senza dimenticare che proprio dal Canin partì Bonatti per iniziare la prima traversata scialpinistica delle Alpi, nel 1956. A seguire, negli anni, il Canin ha messo in luce caratteristiche ideali per lo sci ripido: nomi come quelli di De Crignis, Rumez e in ultimo Mosetti, che hanno trovato il terreno perfetto per tracciare linee sempre più spinte sulle lamine…

Strapiombi di calcare che videro le imprese di Comici e Gilberti

Le potenzialità alpinistiche del Canin sono rimaste a lungo nascoste. Negli anni Venti su queste pareti misero le mani grandi nomi dell’alpinismo, come Emilio Comici e Celso Gilberti. Il primo tracciò una linea direttissima nel baratro del Monte Sart. Le difficoltà sono “solo” di  V+, ma questa parete remota è alta mille metri e la via, non a caso, conta un paio di ripetizioni in un secolo! Gilberti, con la visionarietà dei grandi talenti, salì con Oscar Soravito una via sulla impressionante lavagna del Bila Pec, anticipando i tempi della scalata moderna. Questi muri di calcare, infatti, sono stati riscoperti solo dopo gli anni Novanta, quando fortissimi alpinisti come Sterni, Florit e Švab hanno iniziato a immaginare linee sempre più estreme sulla compatta roccia del Bila Pec o del Robon. L’uso degli spit ha permesso di scoprire un terreno di gioco straordinario, che ha fatto diventare il Canin un vero punto di riferimento per la scalata sportiva in quota, con vie di altissimo livello tecnico e psicologico, riscattando la fama di una montagna nota per le sue pareti friabili…

La guida da non perdere

Intorno al Monte Canin si sviluppa una interessantissima rete di itinerari escursionistici che consentono anche a chi non frequenta le pareti verticali di respirare e toccare con mano  la magia della montagna. Sentieri lungo i quali hanno consumato le suole degli scarponi anche tutti i grandissimi dell’alpinismo friulano – da Comici a Cozzolino, da Piussi a Floreanini, da Kugy a Nives Meroi e Romano Benet – a volte per avvicinarsi alle pareti da scalare, spesso per il solo piacere di vivere questi luoghi.
A chi vuole calpestare le loro tracce, scoprire malghe, rifugi, vestigia della Grande Guerra, emergenze ambientali e perfino qualche angolo segreto del Canin viene in aiuto la guida Sentieri del Tarvisiano e delle Alpi Giulie (Idea Montagna; pag. 320; 26 euro): chiara, aggiornata, completa.

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