PA, stipendio giugno con arretrati e nuove indennità: aumenti fino a 120 euro
Il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici garantisce un aumento dello stipendio. Il beneficio va dagli 80 ai 120 euro al mese, senza tenere conto degli arretrati

Dopo mesi di attesa e rinvii tecnici, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato che a partire dal cedolino di giugno 2025 sarà finalmente operativo il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici.
Il beneficio, previsto dalla Legge di Bilancio 2025, consentirà un aumento netto in busta paga per tutti i lavoratori con redditi fino a 40.000 euro lordi annui.
A quanto ammontano gli aumenti
L’importo del beneficio varia tra 80 e 120 euro al mese, a seconda della posizione reddituale del dipendente. Considerando che il provvedimento sarebbe dovuto partire già a gennaio, a giugno verranno erogati anche gli arretrati relativi ai primi cinque mesi dell’anno. Il totale, in alcuni casi, supererà i 400 euro netti una tantum.
Il perché dei ritardi
L’applicazione del nuovo sgravio fiscale ha subito un ritardo a causa di interventi tecnici sulla piattaforma NoiPa, il sistema informatico del Mef utilizzato per l’elaborazione delle buste paga del pubblico impiego. Gli adeguamenti sono stati richiesti dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e hanno riguardato l’implementazione di nuove misure per la protezione dei dati personali e per l’integrità dei calcoli retributivi.
Ora che l’adeguamento è stato completato, il sistema è pronto per riconoscere il beneficio fiscale già dal cedolino ordinario di giugno.
L’indennità di vacanza contrattuale
Nel frattempo, da aprile 2025 è stata attivata l’Indennità di vacanza contrattuale (Ivc) per i comparti che non hanno ancora firmato il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, come quelli di scuola, enti locali e sanità.
L’Ivc è un incremento previsto dalla normativa (D.Lgs. 165/2001, art. 47-bis) per compensare la mancata applicazione del nuovo contratto. Per i mesi di aprile, maggio e giugno, l’importo è fisso. Da luglio, l’indennità sarà pari all’1% dello stipendio tabellare.
Cosa cambia rispetto alla decontribuzione 2024
La decontribuzione temporanea introdotta nel 2024 è stata sostituita, dall’1 gennaio 2025, con una misura strutturale, vale a dire la riduzione del cuneo fiscale. Il principale vantaggio riguarda il fatto che gli aumenti in busta paga non sono più una misura straordinaria, ma diventano parte integrante della retribuzione mensile. Il taglio agisce direttamente sui contributi a carico del lavoratore, senza intaccare la parte di importo che riguarda i contributi. In sintesi: lo stipendio netto sale, mentre la quota contributiva che determinerà la pensione futura non viene intaccata.
Indennità di amministrazione e rinnovi contrattuali
Per le amministrazioni che hanno già firmato il rinnovo contrattuale, a partire da aprile è in pagamento anche l’indennità di amministrazione. Questo ulteriore beneficio si aggiunge all’Ivc per chi ha completato la procedura negoziale.
Rinnovo contratto sanità: cifre e coperture
Nel comparto sanità, invece, le trattative per il rinnovo contrattuale 2022-2024 sono ancora in corso. L’ultimo tavolo si è chiuso con una fumata nera il 29 aprile, e le trattative riprenderanno il 22 maggio. In caso di firma entro fine maggio, il contratto potrebbe entrare in vigore da ottobre, con effetti concreti su oltre 580.000 lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale.
Il rinnovo per il personale sanitario prevede un aumento medio di 172,37 euro mensili, distribuiti su tredici mensilità, pari a un incremento del 6,8% rispetto agli stipendi attuali.
Le risorse complessive stanziate ammontano a 1,784 miliardi di euro, che comprendono anche:
- 175 milioni di euro per l’indennità di pronto soccorso,
- 35 milioni di euro per la specificità infermieristica,
- 15 milioni di euro per misure a tutela del malato.