Autopsia di una newsletter: «Nella mia parlo solo di morte, è una passione fin da piccola. Mi baso su scienza e black humor»
Sofia Corradin, veronese e medical writer, ci ha raccontato perché ha preferito non fare l'anatomopatologa. Oggi tra articoli e saggi trova il tempo per curare il suo progetto editoriale. «Mi sento più libera rispetto ai social: gli algoritmi non amano certi argomenti». Nuova puntata della rubrica del sabato dedicata alle Unstoppable Women

«Sono cresciuta in un paesino minuscolo di 700 anime, dove il vicino di mia zia è diventato famoso perché era un serial killer. Sai, sono quelle cose che a sette anni ti restano impresse e un po’ ti formano…». Così si presenta Sofia Corradin, nata nel 1990 e cresciuta in un piccolo centro in provincia di Verona, medico mancato per scelta e che ha scelto la carriera da medical writer.
Dal 2018 è anche content cretor, prima con la pagina Instagram La Medicina Geniale e poi con la newsletter Appuntamento con la morte su Substack. «La morte è ovunque, ma è sempre un problema parlarne in maniera naturale», ci ha raccontato Sofia protagonista della nuova puntata della rubrica Unstoppable Women.
Questione di carattere
Di indole non si definirebbe certo espansiva. «Volevo fare il medico legale o l’anatomopatologa. Poi ho capito che anche in quel mestiere devi avere un rapporto con il pubblico, così ho abbandonato. Almeno per ora». Molte persone vorrebbero piacere a chiunque, senza scontentare nessuno. Sofia Corradin invece ha il coraggio della sincerità.
«Non sono fredda, ma timida. Le persone dicono che posso mettere in soggezione». La sua newsletter è un pozzo di citazioni della cultura pop, soprattutto serie tv. Tutto intrecciato con l’aspetto scientifico e medico della «grande consolatrice». Da una certa distanza potreste figurarvi una versione femminile di Dr. House, fredda e cinica. «Mai visto in realtà. La mia freddezza è solo apparente».
Una newsletter sulla morte
Quella voglia di contatto col pubblico ha preferito coltivarla da lontano grazie ai social e alla newsletter. “Nessuno è morto finché non è caldo e morto”, sancisce il titolo della prima episodio datato aprile 2023. Si tratta di un appuntamento periodico in cui oltre 2mila persone leggono cosa questa medical writer ha da dire rispetto, appunto, alla morte. Ha detto di non aver mai ricevuto commenti da hater e ci ha confidato che qualche persona è pure riuscita a trovare nella sua ironia un lenitivo durante un lutto (il black humor fa miracoli).
Ma come ci arriva una ragazza con un passato da studentessa di medicina a occuparsi con tanta disinvoltura di cadaveri? Finora è un hobby che coltiva nelle sue giornate di lavoro. La carriera da medical weiter in Italia è «semisconosciuta ma molto ambita all’estero». Scrive oggi per riviste specializzate, agenzie di comunicazione medica e per la startup Next Health. Ha lanciato il progetto sui social nel 2018, quando ancora stava studiando medicina a Verona. «Voglio essere libera di pubblicare quando e come voglio». Ma il suo argomento preferito proprio non va a genio all’algoritmo.
Il salto verso la newsletter “Appuntamento con la morte” è avvenuto quando Sofia si è resa conto che certi temi erano diventati problematici: «L’algoritmo non ama la morte, né tantomeno certe parole collegate. Così ho deciso di approfondire questi temi altrove, cercando un modo nuovo di raccontare quel che mi piace». E pazienza se sui social certa spazzatura – video violenti e diseducativi – diventano virali.
Parlarne aiuta
«Sai qual è la cosa più affascinante? Il corpo smette di vivere, ma inizia subito un’altra vita, quella della decomposizione». Una volta fatta l’abitudine con l’autrice di Appuntamento con la morte non c’è più spazio per la sensazione di macabro. «Ci sono medici che provano ancora oggi a trapiantare teste. Intendo proprio teste decapitate che sopravvivono su altri corpi. Sembra fantascienza».
Certo, anche Sofia ha ammesso che alcune cose potrebbero sembrare inquietanti, ma è convinta che parlarne apertamente aiuti ad affrontare con meno ansia la morte stessa: «Abbiamo un tabù con la morte naturale, infatti si è cercato sempre di più di ospedalizzarla». Non sopporta chi fa circolare false informazioni sulla medicina – in particolare sull’importanza di donare gli organi – e questa ambizione di vivere più a lungo non la fa impazzire di gioia.
Non manca infine di sottolineare che siamo già un po’ cyborg: «Abbiamo protesi, pacemaker, dispositivi che tengono in vita persone che altrimenti sarebbero morte». Progressi della medicina, alla quale però non si può chiedere l’impossibile: l’immortalità. «Sulla morte penso di fare intrattenimento. Fa parte della vita e serve un po’ a esorcizzarla».