Neet, obiettivo occupazione Pubblico e privato uniti per le nuove competenze

Il punto. Percorsi per chi non studia e non lavora. Fondazione Cariplo stanzia fondi per un progetto che parte dalla Lombardia e si estenderà a tutta Italia Intercettare i giovani Neet (Not in education, employment or training), grazie a reti tra soggetti pubblici e privati è possibile, ma soprattutto è necessario. Un fenomeno monitorato dall’Unione […] L'articolo Neet, obiettivo occupazione Pubblico e privato uniti per le nuove competenze proviene da Iusletter.

Mag 5, 2025 - 22:34
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Neet, obiettivo occupazione Pubblico e privato uniti per le nuove competenze

Il punto. Percorsi per chi non studia e non lavora. Fondazione Cariplo stanzia fondi per un progetto che parte dalla Lombardia e si estenderà a tutta Italia

Intercettare i giovani Neet (Not in education, employment or training), grazie a reti tra soggetti pubblici e privati è possibile, ma soprattutto è necessario. Un fenomeno monitorato dall’Unione europea da anni, oggetto di iniziative mirate sia nella programmazione 2014-2020 sia in quella 2020-2027, con un calo dell’1,5% dell’incidenza dei Neet fra il 2019 e il 2024 (si veda l’analisi a fianco).

L’Italia è tra i Paesi Ue con la più alta percentuale di Neet, la categoria di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in percorsi di formazione, ma esistono progetti e iniziative di filiere, con tirocini e formazione che mirano a inserirli nel mondo del lavoro. La ricetta è questa: percorsi individualizzati per rintracciarli, accompagnarli e rimotivarli uno a uno, esempi replicabili da seguire per orientare coloro che vivono una condizione di stallo e favorire il loro (re)inserimento nel mercato del lavoro. Percorsi dai quali prendere spunto per iniziative utili anche a contrastare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Tra i percorsi sentinella, in cui le competenze mirate sono la chiave per aprire la porta delle opportunità, c’è l’iniziativa promossa dalla Fondazione Cariplo in stretta collaborazione con Intesa SanPaolo. Il programma ZeroNeet è in partenza nei prossimi mesi e si svilupperà nei prossimi tre anni con un budget di 30 milioni di euro, partendo dalla Lombardia, per poi essere esteso a livello nazionale, con l’obiettivo di contribuire a diminuire il numero di Neet e valorizzarne il ruolo nella società.

Dal 2010 la Ue ha scelto di utilizzare il tasso dei Neet come indicatore per orientare le politiche rivolte ai giovani sull’occupabilità, l’istruzione, la formazione e l’inclusione sociale, per misurare il benessere di un Paese e quanto stia investendo sulle nuove generazioni, in termini di valorizzazione del capitale umano e accesso a opportunità.

Benedetta Angiari, Programme officer presso Fondazione Cariplo, spiega le ragioni da cui muovono iniziative come ZeroNeet: «In Italia – nota – abbiamo 1,35 milioni di Neet, di cui 157mila in Lombardia. Nonostante una tendenza decrescente, l’incidenza di Neet nel Paese (16,1%) e nel territorio di intervento di Fondazione Cariplo, cioè la Lombardia (10,4%), è ancora distante dagli obiettivi indicati dalla Ue (la riduzione dell’incidenza al 9% entro il 2030, Ndr)».

Ma chi sono i Neet italiani? Si tratta di giovani con caratteristiche e background socioeconomici differenti, con una prevalenza di donne, giovani con livello di istruzione medio basso (diploma e titoli di studio inferiori) e di inattivi. Tra i fattori che favoriscono la condizione di Neet, ci sono la provenienza da famiglie svantaggiate e/o con scarsa capacità di supporto nei confronti dei figli e gli insuccessi scolastici. Il fenomeno dei Neet è strettamente correlato a quello dell’abbandono scolastico e va letto in relazione al cosiddetto inverno demografico. «L’Italia – continua Angiari– ha fondamenta sempre più ristrette e precarie, determinate dal calo delle nascite e dall’aumento della longevità. Per l’Istat, nel 2070 la Lombardia perderà 800mila persone, per ciò è ancor più necessario valorizzare i giovani per la sostenibilità del sistema Paese».

Intercettare i Neet è la sfida più complessa, trattandosi di giovani che tendono a nascondersi: «Si deve e si può rintracciarli – prosegue Angiari – ci sono diversi strumenti e strategie: la tecnologia, con campagne di comunicazione pensate per loro, l’uso mirato dei social network e dell’Ia; il fattore umano, grazie al lavoro delle reti del Terzo settore, fatte di persone che sono antenne sul territorio, e al canale delle segnalazioni da parte di amici e genitori. Ci vogliono alleanze sinergiche fra soggetti come le scuole, gli enti di Terzo settore, i servizi territoriali, l’associazionismo sportivo e giovanile, i centri per l’impiego e gli enti accreditati ai servizi per il lavoro».

Le opportunità occupazionali ci sono. Secondo dati di Unioncamere, la Lombardia entro tre anni avrà bisogno di circa 670mila occupati, ma il mercato del lavoro fatica a trovare competenze adeguate e manodopera specializzata, per esempio nella ristorazione, nel retail, nelle professioni di cura, nel digitale. È fondamentale, quindi, che i giovani siano in condizione di disporre di conoscenze e competenze per inserirsi nel mercato, ma anche che le imprese siano disponibili a mettersi in gioco, per valorizzali e compartecipare a iniziative del territorio come queste.

L’inserimento dei Neet è già stato sperimentato con risultati positivi, ecco attraverso quali percorsi: «Prima di tutto – spiega Angiari – bisogna costruire un rapporto di fiducia in se stessi e nelle istituzioni, alimentarne l’autostima, la motivazione, formarli e farne emergere le competenze trasversali, fare loro delle proposte concrete. Con formazione specifica, iniziative di cittadinanza attiva, attività laboratoriali di gruppo e one to one e la presenza di figure adulte di riferimento, come per esempio un case manager», continua Angiari.

ZeroNeet lavorerà sia in una logica preventiva, con le scuole che vorranno unirsi al progetto, sia in una logica di contrasto, promuovendo formazione specifica nei settori con fabbisogno di manodopera e creando alleanze o reti sul territorio che aiutino a identificare e accompagnare i giovani più invisibili.

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