Strappo finale con Mosca, l’UE lancia la roadmap per dire addio al gas russo entro il 2027

Oggi la Commissione Europea presenta a Strasburgo la tanto attesa roadmap che definisce le ultime tappe da percorrere per recidere gli ultimi residui del legame energetico con Mosca.  In particolare l’Europa si appresta a mettere fine alla dipendenza dalle forniture di gas russo entro il 2027, come già stabilito dal Piano RePowerEu. Il percorso, avviato […] The post Strappo finale con Mosca, l’UE lancia la roadmap per dire addio al gas russo entro il 2027 appeared first on Key4biz.

Mag 6, 2025 - 12:33
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Strappo finale con Mosca, l’UE lancia la roadmap per dire addio al gas russo entro il 2027

Oggi la Commissione Europea presenta a Strasburgo la tanto attesa roadmap che definisce le ultime tappe da percorrere per recidere gli ultimi residui del legame energetico con Mosca.  In particolare l’Europa si appresta a mettere fine alla dipendenza dalle forniture di gas russo entro il 2027, come già stabilito dal Piano RePowerEu. Il percorso, avviato nel 2022, dopo l’invasione militare su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, giunge quindi alla sua fase finale e secondo fonti ufficiali, questa volta dovrebbe coinvolgere anche le aziende private.

La tabella di marcia, la cui divulgazione è affidata al commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, si presenta al momento come una comunicazione non vincolante contenente una serie di opzioni legali che, nel dettaglio, dovrebbero facilitare la rottura con il colosso dell’energia Gazprom.

Seguirà nei prossimi mesi una proposta legislativa vera e propria che dovrà poi essere approvata dai governi nazionali. L’obiettivo è soprattutto inviare un messaggio chiaro agli operatori: “non è accettabile acquistare gas russo in un momento in cui ci sono alternative disponibili“, ha dichiarato l’ex Commissaria UE all’Energia Kadri Simson.

Le misure per le aziende

Il nuovo Piano, oltre alla proposta di imporre il divieto di nuovi accordi con la Russia entro il 2025, ancora al vaglio del Parlamento, prevede la possibilità per i privati di uscire dai contratti esistenti senza incorrere in sanzioni legali. Si tratta della possibilità di invocare la “forza maggiore” per giustificare la rottura dei termini sottoscritti senza rischiare penali.

Le misure in discussione si propongono, ad esempio, di superare i vincoli presenti nei contratti attuali con Gazprom, che includono clausole ‘take-or-pay‘ : le aziende sono tenute a pagare fino al 95% dei volumi concordati anche in caso di rifiuto delle forniture.

Cosa è stato fatto finora?

Da maggio 2022, l’UE ha adottato diverse misure per eliminare la dipendenza dai combustibili fossili russi, puntando soprattutto sulla diversificazione delle forniture e sull’accelerazione della penetrazione delle rinnovabili in Europa.

Parallelamente l’UE ha imposto sanzioni sull’import di forniture russe, che tuttavia hanno riguardato unicamente carbone e petrolio russo trasportato via mare, non il gas. Un’apparente contraddizione avvenuta a causa dell’opposizione di Slovacchia e Ungheria, fortemente dipendenti dalle pipeline sovietiche. Le sanzioni, per essere applicate, richiedono infatti l’unanimità dei 27 Stati membri, una situazione che ha costretto Bruxelles a cercare vie alternative, che non richiedano il consenso unanime dell’Unione.

La quota di gas proveniente dalla Russia

Per quel che concerne il gas russo, quindi, la Comunità europea si è limitata a ridurne l’importazione sostituendolo con forniture da altri Paesi. Si è passati da oltre il 45% del 2021, ad un residuo 19% del 2024, che tuttora interessa le rotte del gasdotto TurkStream. Tuttavia, con la fine del transito del gas proveniente da Mosca attraverso l’Ucraina all’inizio di quest’anno, Bruxelles stima che la quota potrebbe scendere al 13% già nel 2025. Secondo dati di Rystad Energy, circa il 31% del GNL russo acquistato in Europa lo scorso anno proveniva da transazioni “spot”, ovvero non contrattualizzate a lungo termine. Secondo il Center for Research on Energy and Clean Air (ONG con sede a Helsinki), dall’inizio della guerra l’UE ha comunque speso oltre 200 miliardi di euro in energia russa. 

I rallentamenti dovuti ai “capricci” di Trump

Nel tentativo di tagliare i legami energetici decennali con Mosca, la Commissione ha mostrato disponibilità ad aumentare le importazioni di GNL dagli Stati Uniti, una richiesta avanzata a lungo da Washington. Ma a causa dell’incertezza derivante dagli ultimi sviluppi, tra cui la minaccia dei dazi lanciata da Trump, l’intenzione non si è trasformata in azioni concrete e la stessa pubblicazione della roadmap, pianificata a marzo, è stata rinviata. 

Inoltre, in caso di successo dell’accordo di pace Russia-Ucraina appoggiato dagli USA, non è escluso che si possano riaprire le porte all’energia russa, allentando le sanzioni.

Le reazioni del mercato

Al momento non c’è alcuna garanzia che le aziende sfruttino i nuovi strumenti, che restano opzionali. Come detto, va anche considerato che l’atteggiamento conciliante di Donald Trump verso Mosca contribuisca ad alimentare speculazioni in merito a un possibile ritorno all’energia russa.

Patrick Pouyanné, CEO del colosso francese TotalEnergies, ha dichiarato che “non sarebbe sorpreso se i gasdotti che collegano i giacimenti siberiani all’Europa centrale riprendessero a funzionare – aggiungendo che – “ il continente non resisterebbe pienamente all’offerta di energia a basso costo”.

Cristian Signoretto, presidente dell’associazione di lobbying Eurogas e dirigente della compagnia italiana Eni, ha però avvertito che “ostacoli importanti” renderebbero complessa qualsiasi ripresa dei rapporti commerciali con Mosca.

E c’è chi invita a non dimenticare il passato. “Guardate il prezzo del gas nel 2022,” ricorda Andres Sutt, ministro estone dell’Energia. “Volete davvero tornare a dipendere dalla Russia? Questo è quello che vi aspetta.

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