Inflazione al 2% e cuneo fiscale al 47,1%: doppio freno su lavoro e salari

I dati diffusi oggi da Istat e Ocse confermano una dinamica economica che continua a comprimere i redditi reali da lavoro. Ad aprile 2025, l’inflazione italiana si attesta al +2,0% su base annua, in leggero aumento rispetto al +1,9% di marzo. Contestualmente, il rapporto Ocse Taxing Wages 2025 segnala un peggioramento del cuneo fiscale, salito […] L'articolo Inflazione al 2% e cuneo fiscale al 47,1%: doppio freno su lavoro e salari proviene da Economy Magazine.

Apr 30, 2025 - 13:54
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Inflazione al 2% e cuneo fiscale al 47,1%: doppio freno su lavoro e salari

I dati diffusi oggi da Istat e Ocse confermano una dinamica economica che continua a comprimere i redditi reali da lavoro. Ad aprile 2025, l’inflazione italiana si attesta al +2,0% su base annua, in leggero aumento rispetto al +1,9% di marzo. Contestualmente, il rapporto Ocse Taxing Wages 2025 segnala un peggioramento del cuneo fiscale, salito nel 2024 al 47,1% del costo del lavoro per un lavoratore single senza figli, contro una media Ocse del 34,9%.

L’aumento dell’inflazione

L’aumento dell’inflazione è trainato principalmente da componenti volatili, in particolare gli energetici regolamentati, i cui prezzi registrano una crescita annua del +32,9% (rispetto al +27,2% di marzo), e dai servizi di trasporto (+4,4%). In accelerazione anche i beni alimentari, sia lavorati (+2,3%) che non lavorati (+4,2%), con un impatto diretto sull’indice del “carrello della spesa”, che passa da +2,1% a +2,6%. Al netto delle componenti più instabili, l’inflazione di fondo (core inflation) sale a +2,1%, segnalando una pressione più strutturale sui prezzi. Questo dato risulta particolarmente rilevante per la politica monetaria, in quanto rappresenta un indicatore più stabile delle tendenze inflattive.

Fronte fiscale

Sul fronte fiscale, l’Italia mostra il quarto cuneo fiscale più elevato dell’Ocse, dietro Belgio, Germania e Francia. L’incremento di 1,61 punti percentuali in un solo anno è il più alto tra i Paesi dell’area. Il dato evidenzia una rigidità del sistema contributivo italiano, che grava sia sulle imprese che sui lavoratori e che rappresenta un disincentivo alla creazione di occupazione regolare e alla crescita dei salari netti.

Un doppio vincolo alla crescita dei salari reali

Nel contesto attuale, l’effetto combinato di inflazione in risalita e cuneo fiscale elevato determina una significativa erosione del potere d’acquisto. I salari nominali, già compressi dalla debolezza della contrattazione collettiva in diversi settori, non riescono a tenere il passo con l’inflazione core, mentre la parte fiscale e contributiva assorbe quasi la metà del costo del lavoro. Questa dinamica ostacola la trasmissione della crescita macroeconomica verso i consumi interni e può produrre effetti depressivi sul ciclo economico. A fronte di un’inflazione trainata soprattutto da shock settoriali (energia, trasporti, alimentari), l’assenza di meccanismi efficaci di adeguamento automatico dei salari rischia di accentuare le disuguaglianze e di ridurre la domanda aggregata.

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