Viaggio nell’anima tra cieli d’Oriente

Oscar di Montigny descrive un cammino di crescita personale tra Mustang e Bhutan, tra gesti semplici e verità profonde

Mag 2, 2025 - 00:36
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Viaggio nell’anima tra cieli d’Oriente

Ci sono luoghi che non cerchiamo sulle mappe, luoghi che vivono nel silenzio, tra montagne remote e rituali antichi e che sembrano esistere per aiutarci a ritrovare qualcosa che abbiamo perso. Noi stessi, forse. Non è la geografia a renderli unici, ma ciò che accade quando li attraversiamo: l’io si frantuma e poi si ricompone, più autentico di prima. Ed è proprio da uno di questi viaggi – fisico e interiore – che nasce l’incontro con Oscar di Montigny, ospite del vodcast Il piacere della lettura per raccontare Un nuovo equilibrio (Rizzoli): un diario di rinascita che riordina, guarisce, e restituisce.

Oscar di Montigny, Presidente della Grateful Foundation e Managing Partner di Wise Gate, nel suo viaggio attraversa il Ladakh, il Mustang e il Bhutan alla ricerca del silenzio, non di una storia da pubblicare. Eppure, al ritorno, qualcosa è maturato: “Ho viaggiato due volte: prima fuori, poi dentro” afferma. Il libro nasce proprio così, come una seconda pelle di un’esperienza che lo ha trasformato.

Tra le pieghe della conversazione, si riflette sul potere silenzioso del passato. Di Montigny racconta quanto sia fondamentale non lasciarci intrappolare nei ricordi – né per condannarci né per glorificarci. “Il passato è ciò che ci traghetta all’oggi, che sarà il passato del domani”. Il viaggio, invece, lo costringe a rimanere nel presente, a stare nell’hic et nunc, ad evitare di ridurre la vita a routine interiori.

Le tappe del suo itinerario diventano fotografie dell’anima: Ladakh è austerità e silenzio, Mustang è incanto e magia, Bhutan è felicità e colore. “È ritenuto il paese più felice al mondo”, dice.

E poi c’è la morte. Quella vera e quella simbolica. In Oriente non è un tabù, ma un passaggio, un ritorno. “E se la morte fosse un passaggio per un ritorno a casa, in un luogo migliore? E se dovessimo morire da una vecchia condizione per rinascere nel trapasso? È stato un viaggio che mi ha riavvicinato all'amore per il passaggio che noi chiamiamo morte”.

La copertina del libfo di Oscar di Montigny, Presidente della Grateful Foundation e Managing Partner di Wise Gate
La copertina del libfo di Oscar di Montigny, Presidente della Grateful Foundation e Managing Partner di Wise Gate

In quei luoghi si respirano gesti semplici, come il saluto tibetano “Tashi delek” o il “Namasté”, che riconoscono la divinità nell’altro. Reverenza non come servilismo, ma come consapevolezza della sacralità in ogni incontro. Un insegnamento che stride con la superficialità dell’Occidente, dove rispetto e gentilezza sembrano spesso sinonimi di debolezza. Inoltre, “Silenzio e solitudine sono fondamentali”, dice. “È nel vuoto che la vita si manifesta”. Parole che sembrano sussurrate più che dette, ma che vibrano forti.

Si parla anche della differenza tra spiritualità e religione: la prima, come dimensione universale che ci abita tutti; la seconda, come struttura storica e culturale che a volte ci limita. “La spiritualità è la porta d’accesso a una dimensione più grande. Se ne fossimo più consapevoli, potremmo anche fare a meno delle religioni”.

Infine, una verità amara, ma liberatoria: “Non sempre ciò che vedi o provi è piacevole. Ma è autentico. E nella verità, anche scomoda, si cela sempre una possibilità di rinascita”.

Un nuovo equilibrio è una confessione intima, una resa lucida, un invito a non aspettare di perdere tutto per trovare qualcosa. È la testimonianza che da un viaggio si può tornare più consapevoli, ma solo se si è disposti a guardarsi allo specchio senza sconti. Anche se lo specchio, per una volta, non dice che siamo “i più belli del reame”, ma soltanto – e finalmente – chi siamo davvero.