Gnl, con il “modello Giappone” l’Ue farebbe harakiri
Esattamente un mese fa la Commissione europea ha pubblicato il suo “Piano d’azione per l’energia accessibile” come parte del Clean Industrial Deal, con l’obiettivo di ridurre i prezzi dell’energia, stabilizzare i mercati e mitigare gli shock futuri. Il piano riconosce l’importazione di combustibili fossili come una delle cause principali degli elevati costi energetici nel Continente […] The post Gnl, con il “modello Giappone” l’Ue farebbe harakiri first appeared on QualEnergia.it.

Esattamente un mese fa la Commissione europea ha pubblicato il suo “Piano d’azione per l’energia accessibile” come parte del Clean Industrial Deal, con l’obiettivo di ridurre i prezzi dell’energia, stabilizzare i mercati e mitigare gli shock futuri.
Il piano riconosce l’importazione di combustibili fossili come una delle cause principali degli elevati costi energetici nel Continente e raccomanda di accelerare lo sviluppo di fonti rinnovabili, più economiche, e di spingere sull’efficienza energetica.
Tuttavia, si propone anche di esplorare il “modello giapponese” di investimenti nel gas naturale liquefatto (Gnl), che prevede un forte potere d’acquisto e consolidate reti di rivendita del combustibile in eccesso. Questo “incoraggerebbe gli investimenti diretti all’estero in progetti di esportazione e l’acquisto congiunto da parte degli importatori europei”, spiega l’esecutivo comunitario.
Secondo un’analisi dell’americana Ieefa (Institute for energy economics and financial analysis), però, l’approccio del Paese asiatico è “molto complesso e costoso”, perché presuppone un notevole sostegno pubblico e numerosi attori lungo l’intera catena del valore.
L’Europa farebbe quindi un azzardo, rischiando di trovarsi davanti a “sfide significative nella commercializzazione del Gnl all’estero”, dato che la domanda locale è in calo.
Il piano Ue sul Gnl
Per capire come voglia muoversi l’Europa bisogna rifarsi al documento programmatico (pdf) pubblicato dalla Commissione lo scorso 26 febbraio.
Nella sezione dedicata agli investimenti Gnl Bruxelles spiega come gli Stati membri debbano adottare strategie di acquisto congiunto per sfruttare il proprio peso economico collettivo, così da “negoziare condizioni migliori con i fornitori”.
Imitare, insomma, la posizione “dominante” ricoperta dal Giappone, costruita attraverso una politica di lunga data di supporto agli investimenti nelle infrastrutture di esportazione .
Nei piani della Commissione il potere d’acquisto congiunto dell’Ue dovrebbe essere sfruttato cercando di ottenere contratti a lungo termine per rendere i prezzi più stabili, ad esempio assicurandosi diritti di liquefazione del gas e opzioni di acquisto.
Gli Stati membri potrebbero addirittura supportare le aziende importatrici locali in investimenti diretti nelle infrastrutture di esportazione all’estero, fornendo prestiti preferenziali agli operatori privati, pur “tenendo a mente la competitività dell’Ue, le considerazioni geopolitiche e gli obiettivi climatici”.
Questo dovrebbe permettere costi più bassi per la materia prima e, di conseguenza, prezzi energetici più bassi per famiglie e imprese.
Cosa prevede il “modello giapponese”
Di contro, sostiene la Ieefa, all’Ue mancano quelle direttive politiche e quelle leve finanziarie che il Giappone ha sviluppato “in oltre settant’anni” per consolidare la propria posizione in questo mercato, lungo l’intera catena del valore del Gnl.
L’approccio nipponico coinvolge infatti un’ampia varietà di attori. Le istituzioni finanziarie pubbliche, come la Japan Bank for International Cooperation, hanno spesso diversi mandati statutari per garantire la sicurezza energetica nazionale attraverso il finanziamento di Gnl.
Altri enti, come la Japan International Cooperation Agency (JICA) e la Japan Organization for Metals and Energy Security (JOGMEC), forniscono finanziamenti e assistenza tecnica. La Nippon Export and Investment Insurance (NEXI) emette assicurazioni e garanzie alle aziende giapponesi nelle transazioni all’estero.
Di conseguenza, Tokyo è considerata tra i maggiori fornitori di finanziamenti pubblici per i combustibili fossili. Nell’ultimo decennio le istituzioni finanziarie pubbliche del Paese hanno stanziato 56 miliardi di dollari per progetti di gas all’estero, principalmente tramite prestiti e garanzie, secondo un report (pdf) delle Ong Solutions for Our Climate, Oil Change International e del Japan Center for Sustainable Environment and Society.
Inoltre, tre colossi bancari giapponesi (Mitsubishi UFJ Financial Group, Mizuho e SMBC Group) sono tra i cinque maggiori finanziatori di progetti Gnl al mondo, con oltre oltre 27 miliardi di dollari messi a disposizione dal 2021 al 2023.
Il ministero giapponese dell’Economia, del Commercio e dell’Industria (METI) ha anche fissato l’obiettivo 2030 per le aziende nazionali di effettuare transazioni per almeno 100 milioni di tonnellate all’anno (mtpa) di Gnl. Alla luce del calo della domanda interna, scesa del 25% dal 2014, il target implica che gli investimenti in nuove forniture saranno anche compensati rivendendo più volumi all’estero, in particolare in Asia meridionale e sud-orientale.
Perché non può funzionare in Europa
Questa operazione richiede notevoli competenze in ambiti come trading, marketing, spedizioni e in generale nel downstream. Molti acquirenti giapponesi noleggiano direttamente navi gasiere, il che consente loro di rispondere più rapidamente alle opportunità di mercato.
Mentre alcune major europee del petrolio e del gas hanno queste capacità, sviluppare attività di trading di Gnl potrebbe rivelarsi molto costoso e rischioso per altre. Le utility del gas giapponesi che si concentrano sempre di più sulle rivendite, sostiene la Ieefa, stanno già passando da rendimenti prevedibili a guadagni altamente volatili nei mercati globali.
I contratti di acquisto a lungo termine aiutano a proteggere da questo fenomeno nei mercati spot, ciononostante il costo delle importazioni è aumentato a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, portando a un importante deficit commerciale, in cui il valore delle importazioni superava quello delle esportazioni. Come risultato, i prezzi dell’elettricità per le famiglie giapponesi a giugno 2024 sono arrivati a 0,222 USD/kWh, mentre quelli per le imprese a 0,195 USD/kWh, più del doppio della media asiatica.
Oltre a rivelarsi, quindi, una strategia non del tutto affidabile, attuare questo modello potrebbe porre l’Europa di fronte a sfide significative nella commercializzazione con l’estero, dato il calo della sua domanda interna di Gnl e dati i costi (e le complessità) dell’approccio giapponese all’intera catena del valore.
Queste risorse, conclude la Ieefa, “potrebbero essere spese meglio“, ad esempio per “supportare la riduzione della domanda di gas e accelerare nelle tecnologie di energia pulita“.The post Gnl, con il “modello Giappone” l’Ue farebbe harakiri first appeared on QualEnergia.it.