Chiudere cerchi, aprire cammini: I Siciliani Giovani e il Giardino di Scidà a Catania

I Siciliani Giovani raccoglie l'eredità di Pippo Fava, in uno spazio confiscato al boss che ne ha ordinato l'esecuzione L'articolo Chiudere cerchi, aprire cammini: I Siciliani Giovani e il Giardino di Scidà a Catania proviene da Valori.

Mar 31, 2025 - 06:39
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Chiudere cerchi, aprire cammini: I Siciliani Giovani e il Giardino di Scidà a Catania

Per questa newsletter abbiamo scelto di raccontarvi la Storia dal futuro di I siciliani giovani perché appena pochi giorni fa, il 21 marzo, era la Giornata nazionale di memoria e impegno in ricordo delle vittime delle mafie. E, come giornale, vogliamo raccontarvi di chi, attraverso il giornalismo, ogni giorno rinnova il suo impegno e onora la memoria di una vittima.

Il 5 gennaio 1984 viene assassinato a Catania Giuseppe Fava, Pippo, direttore del giornale I Siciliani. La testata era nata un anno prima, dopo l’esodo di Fava e altri redattori da Il Giornale del Sud. Si erano spinti troppo oltre: fare i nomi di notabili catanesi, collegarli alla mafia e denunciare il loro operato in città li aveva resi scomodi.

C’erano anche Riccardo Orioles e Giovanni Caruso. E hanno continuato a esserci, anche dopo l’assassinio di Fava. Fino alla fine dell’anno successivo, mentre il giornale ha continuato a uscire. E in tutti quelli che sono passati poi, ogni giorno a rinnovare il ricordo del loro direttore senza metterlo in teca ma anzi facendolo vivere attraverso il giornalismo indipendente e l’antimafia sociale.

Giovani assolutamente per agire

Sono loro che, nel 1988, hanno fondato l’associazione G.A.P.A. Giovani Assolutamente per Agire, e il suo giornale di quartiere I Cordai. G.A.P.A. operava a San Cristoforo, il quartiere patria del boss Nitto Santapaola, mandante dell’omicidio Fava oggi al 41bis.

L’associazione, spiega Caruso, è nata per promuovere il diritto all’esistenza di minori, donne e abitanti del quartiere oppressi dai clan e dalla cattiva politica, che aveva reso San Cristoforo un ghetto da sfruttare solo durante le campagne elettorali. Proprio la sede del G.A.P.A. è stata oggetto di intimidazioni: contro la sua porta sono stati esplosi colpi di pistola.Da questo nucleo, nel 2011 è nata l’associazione I Siciliani Giovani.

logo del giardino di sciddà illustrazione mauro biani
Illustrazione di Mauro Biani, logo del Giardino di Scidà

Il Giardino di Scidà

I Siciliani Giovani è anche casa editrice di un giornale che porta lo stesso nome e, dal 2017, gestisce un bene confiscato a Catania. Il Giardino di Scidà è nato dalla collaborazione di diverse realtà, tra queste Fondazione Fava, G.A.P.A. e Arci Catania, con il contributo del presidente Matteo Iannitti, reporter di I Siciliani Giovani e coordinatore dei volontari del Servizio Civile Nazionale presso la struttura.

Caruso ci tiene a sottolinearlo, lo spazio è stato assegnato all’associazione ma è restituito all’intera città. «Fin dal primo momento lo abbiamo detto: appartiene a chiunque ne voglia usufruire», spiega il fotoreporter, che dell’associazione è anche responsabile legale. E aggiunge: «L’assegnazione per noi ha chiuso un cerchio, visto che lo spazio è stato confiscato a Nitto Santapaola».

i bambini di san cristoforo disegnano il giardino
I bambini di San Cristoforo disegnano il giardino © I Siciliani Giovani

Uno spazio di antimafia sociale nel quartiere del boss

Nel 2017 un cerchio si è chiuso e un lungo cammino, invece, è cominciato. L’associazione organizza molte attività aperte alla cittadinanza e ospita quelle di altre realtà del territorio, che lo usano anche per fare riunioni e assemblee. Ci sono le attività culturali, le rassegne cinematografiche e le presentazioni di libri; ci sono i corsi di yoga per le donne incinte e l’asilo parentale gestito dalle mamme del quartiere, che ha portato colori e allegria nel grande giardino della struttura.

L’associazione, lo spazio e la redazione del giornale sono gestiti da un gruppo di persone che, riflette Caruso, non era ancora nato quando fu ucciso Fava. Hanno però assorbito la storia e lo spirito de I Siciliani come se ne avessero sempre fatto parte. Accade anche, racconta, con i volontari del servizio civile che ogni anno supportano le attività: sono in molti quelli che, poi, decidono di restare.

«Quando abbiamo aperto – racconta – abbiamo lanciato le colazioni domenicali, con cui potevamo incontrare il quartiere e non solo. Il nostro obiettivo era far conoscere il bene confiscato, la sua storia e la storia della mafia catanese». Era naturale, spiega, perché è un percorso che per loro è iniziato ormai 45 anni fa: «Per noi l’antimafia è giornalismo e militanza». La risposta del pubblico è stata entusiasta, dopo l’appello sono accorsi in centinaia. Affollatissimo l’evento di proiezione di Prima della Notte, il film dedicato alla storia di Pippo Fava, così come l’evento organizzato all’indomani della morte di Andrea Camilleri, in cui Ketty Governali si è messa gratuitamente a disposizione recitando alcuni brani dello scrittore.

I Siciliani Giovani

Il giardino di Scidà è anche la sede della redazione di I Siciliani Giovani, di cui Caruso è vicedirettore, Iannitti caporedattore e Orioles direttore. In questi anni ha continuato a lavorare nel solco dell’inchiesta antimafia, in particolare sulla gestione dei beni confiscati e sulle mancanze dello Stato, non solo in Sicilia ma in tutto il Paese. E porta in giro il proprio giornalismo di denuncia attraverso la carovana antimafia organizzata con Arci.

Adesso sono impegnati in una nuova avventura: la creazione di una web radio, uno strumento che, attraverso podcast di inchieste, approfondimenti o interviste arricchirà con un nuovo linguaggio il loro giornalismo antimafia.

matteo raccoglie limoni
© I Siciliani Giovani

Un cerchio che si chiude: una storia dal futuro

«Uno dei nostri traguardi più grandi – racconta Caruso – è stato far uscire di nuovo il foglio e distribuirlo. Negli anni abbiamo inseguito il sogno di far uscire di nuovo il Magazine sul modello del vecchio I Siciliani, ma è troppo costoso. Lavoriamo tanto sul sito, ma quasi ogni mese riusciamo a far uscire un foglio di quattro o otto pagine, e ne siamo molto fieri».

E il fatto che il giornale sia pensato, scritto e realizzato negli stessi spazi confiscati all’uomo che ha ordinato l’uccisione del suo direttore spirituale, come dice Giovanni, chiude un cerchio. Nella maniera migliore possibile.

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