Fusione nucleare, c’è la roadmap: la centrale per l’energia pulita e illimitata in Europa entro il 2040
Una centrale nucleare a fusione costruita interamente in Europa entro il 2040: è questo l’obiettivo annunciato da Milena Roveda, amministratrice delegata di Gauss Fusion, società nata da un’alleanza tra imprese di cinque Paesi europei (Italia, Germania, Spagna e Francia). Ma perché questo obiettivo possa diventare realtà, secondo Roveda, è urgente che l’Unione Europea scelga una...

Una centrale nucleare a fusione costruita interamente in Europa entro il 2040: è questo l’obiettivo annunciato da Milena Roveda, amministratrice delegata di Gauss Fusion, società nata da un’alleanza tra imprese di cinque Paesi europei (Italia, Germania, Spagna e Francia). Ma perché questo obiettivo possa diventare realtà, secondo Roveda, è urgente che l’Unione Europea scelga una linea comune sul fronte energetico, con investimenti mirati all’innovazione e alla sovranità tecnologica.
In un’intervista a La Repubblica Affari & Finanza, Roveda ha segnalato la necessità di competere con le superpotenze già in campo: Cina e Stati Uniti, che stanno investendo massicciamente nella corsa alla fusione.
L’Europa deve agire ora, con decisione e coesione.
Una fonte di energia pulita, ma non a portata di mano: la fusione resta una sfida complessa e costosa
Secondo Roveda, la fusione potrebbe rappresentare una svolta sul piano energetico: è sicura, non dipende da combustibili fossili né da terre rare e non genera scorie radioattive a lungo termine. Ma non si tratta di una tecnologia pronta all’uso. La stessa CEO lo ha ribadito:
Non è a portata di mano. I tempi dipendono dalla disponibilità di fondi, e serviranno almeno 18 anni per completare il progetto.
La roadmap industriale di Gauss Fusion prevede un costo tra 15 e 20 miliardi di euro, e si articola in quattro fasi:
- fase 1: progettazione concettuale (fino al 2025)
- fase 2: ingegnerizzazione (2026–2032)
- fase 3: costruzione (2031–2038)
- fase 4: commissioning e test finale (2037–2044)
Ad oggi, Gauss Fusion ha raccolto 30 milioni di euro tra fondi pubblici e privati, ma per andare avanti serve molto di più. È in corso una nuova campagna di raccolta fondi, rivolta anche a investitori italiani. I primi risultati sono attesi entro l’anno.
Perché Gauss Fusion ha scelto lo Stellarator
Il progetto si basa sulla tecnologia Stellarator, una configurazione più complessa rispetto al Tokamak, ma considerata da Gauss Fusion più stabile e matura per applicazioni industriali. La scelta è anche strategica: mentre il campo dei Tokamak è già molto affollato, quello degli Stellarator è ancora relativamente poco esplorato. Questo potrebbe tradursi, secondo l’azienda, in più spazio per la leadership europea e maggiori opportunità di tutela brevettuale.
I vantaggi non sono solo tecnici, ma anche politici ed economici, come ha dichiarato Roveda:
Lo Stellarator facilita la collaborazione industriale e migliora l’accettazione pubblica.
E proprio per rafforzare il legame con i territori, entro la fine dell’anno sarà aperta la prima sede italiana, probabilmente in Friuli-Venezia Giulia.
Nel frattempo, continua anche la mappatura dei siti ideali per la futura centrale: su oltre 1.000 località valutate, 150 cluster industriali sono stati individuati come strategici. La scelta definitiva del sito è prevista entro il 2027, sulla base di criteri ambientali, tecnici e infrastrutturali.
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