Convegno Axyon.AI: rivoluzione AI, l'industria degli investimenti non è (ancora) pronta
L'intelligenza artificiale potrebbe cambiare l'allocazione del valore nell'industria finanziaria, tra efficienza ed effetti dirompenti. Il risparmio gestito dovrà capire come usarla per adattarsi alle esigenze di una nuova generazione abituata a scegliere. L'articolo Convegno Axyon.AI: rivoluzione AI, l'industria degli investimenti non è (ancora) pronta proviene da FundsPeople Italia.

Un sondaggio PWC rileva che il 73% dei leader finanziari ritiene che l’IA cambierà il modo di fare finanza. Secondo McKinsey, il 44% delle attività di wealth management potrebbe essere automatizzata entro il 2030. Una cosa è certa: l’intelligenza artificiale avrà un impatto significativo sul mondo degli investimenti. Gli operatori che vogliono essere pronti, oggi, devono chiedersi se le applicazioni dell'IA si concretizzeranno in un’evoluzione dei processi già in atto, e quindi in un miglioramento, per quanto accelerato, dell’esistente; o di una rivoluzione dirompente, con i rischi e le conseguenze che ne derivano. E l’industria della finanza potrebbe non essere pronta per quest’ultima ipotesi. Sono i temi di cui si è parlato al convegno “AI trends in investment management”, organizzato a Milano da Axyon.AI, società fintech specializzata in soluzioni software per l’investment management.
Il paradosso del pilota
“In Italia siamo molto più nella fase evolutiva che non in quella di disruption”, afferma Carlo Trabattoni, presidente del CdA di Generali Real Estate SPA e di Generali Investments Luxembourg. Molte società, commenta, si trovano a che fare con quello che viene definito il paradosso del pilota: “Sviluppano dei casi d’uso, ma si trovano nell’incapacità di traslare eventuali risultati positivi a livello di azienda, vuoi per mancanza di visione strategica, vuoi per carenza di risorse o competenze”.
L’IA avrà comunque diversi benefici: “Aiuterà moltissimo nell’elaborazione di strumenti di computazione, nella reportistica ad uso del cliente, e potenziando anche un campo che sta diventando sempre più importante, che è il bespoken”, prosegue Trabattoni. In altre parole, potrà fornire a un gestore o a un banker una pluralità di opzioni di personalizzazione che sarebbero molto complesse da ottenere con strumenti tradizionali. Anche il tema della trasparenza è centrale, “ma chi oggi investe in un fondo comune d’investimento, e quindi in uno strumento molto trasparente, ha davvero la capacità di comprendere cosa succede al suo interno? Dobbiamo capire qual è l’elemento fiduciario centrale che fa la differenza nella scelta degli investitori”, aggiunge il responsabile.
Rivoluzione generazionale
Anche per il mondo della gestione quantitativa, l’IA rappresenta un’evoluzione che permette di moltiplicare i fattori analizzati, ma non fornisce trasparenza, anzi, rischia di rendere ancora più opachi i processi sottostanti ai prodotti. È l’esperienza condivisa da Carolina Minio Paluello, CEO di Vitruvya e specialista di finanza quantitativa e fintech. Guardando invece ai gestori tradizionali, italiani e non solo, “l’adozione dell’IA non è ampia”, afferma l’esperta. A suo avviso, però, i gestori dovrebbero fare attenzione, “perché il mondo sta evolvendo, ci sono sempre più dati, e senza uno strumento per analizzarli in profondità non si può andare tanto avanti. Ma nessuno rimpiazzerà il genere umano”.
La vera rivoluzione potrebbe essere accelerata dal passaggio generazionale. “I giovani della Gen Z vogliono facoltà di scelta. Chiedono trasparenza. Sono interessati ai sistemi decentralizzati”, afferma la CEO. “Per chi è nel wealth management, questo tipo di richieste sta per arrivare. La trasformazione è sempre più vicina, non ci vorranno 20 anni come ancora pensano in molti”, prosegue. Tra blockchain e AI, l’insieme è disruptive, e permetterà di catturare la domanda dei giovani che “vogliono esprimere la propria scelta e dirigere il capitale”.
Di simile avviso Daniele Grassi, CEO e co-founder di Axyon.AI: “Gli strumenti di IA diventano fondamentali per la personalizzazione, che altrimenti sarebbe impossibile. Rimarranno però ampie nicchie in cui la competenza umana sarà fondamentale. Fondamentalmente, si sposta la collocazione del valore aggiunto umano”.
Trasformazioni e rischi sistemici
“La trasformazione per l’industria finanziaria sarà molto violenta, perché il settore è tra i più arretrati in assoluto”, afferma Raffaele Jerusalmi, lead independent director ed ex-CEO di Borsa Italiana. La finanza, a suo avviso, è sempre stata "auto-protettiva", si è “arroccata”. Parlando della gestione dei portafogli, l’esperto non esclude che, in un futuro prossimo, possano esserci prodotti che sintetizzeranno un portafoglio dinamico in grado di fornire un certo rendimento "tramite aggiustamenti automatici che sarebbero stati impossibili senza l’IA, perché i costi umani e di implementazione sarebbero stati eccessivi”. Dinanzi a un prodotto del genere, si chiede Jerusalmi, “perché un investitore dovrebbe rivolgersi a un gestore? Onestamente, non è un’ipotesi impossibile, e anzi ci sono già fondi che fanno qualcosa del genere”.
Il tema della disruption è uno dei più rilevanti per valutare i rischi del sistema. Le strategie sistemiche tramite IA potranno avere un effetto positivo nel migliorare l'efficienza del mercato e la price discovery; ma d'altro canto corrono il rischio di "herding, un effetto clustering dovuto a modelli e a base dati che sono molto simili tra loro". Roberto Violi, head of risk management quant models and analytical research team di Banca d'Italia, commenta così le misure in atto nel settore per limitare tali rischi: “La regolamentazione specifica per il settore della finanza è solo all’inizio, e non affronta ancora i rischi sistemici che possono essere di tipo operativo e di accountability”. Secondo l’esperto di risk management, gli investitori affidano una delega ai gestori basata sulla fiducia, e che non è mai un assegno in bianco. Sarà quindi necessario definire in modo scientifico un grado di opacità dei sistemi accettabile, “un certo livello di black box” di cui l’industria è consapevole e che andrà formalizzato dalle normative.
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