Ucraina, Zelensky: «Sabato a Kiev vertice con i leader Ue». Presente in videocall anche Meloni
Macron, Merz, Starmer e Tusk il 10 maggio nella Capitale ucraina. Casa Bianca: «Telefonata Trump-Zelensky molto produttiva» L'articolo Ucraina, Zelensky: «Sabato a Kiev vertice con i leader Ue». Presente in videocall anche Meloni proviene da Open.

Anche la premier Giorgia Meloni sarà presente in videoconferenza domani – sabato 10 maggio – alla riunione dei leader Ue «sulla pace e sulla sicurezza dell’Ucraina». Lo ha reso noto Palazzo Chigi. Mentre il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friderich Merz, il premier britannico Keir Starmer e il premier polacco Donald Tusk saranno in presenza a Kiev per mostrare il loro sostegno «incrollabile» all’Ucraina e, seguendo gli Stati Uniti, chiedere alla Russia un «cessate il fuoco completo e incondizionato di 30 giorni», secondo una dichiarazione congiunta. Il vertice era stato annunciato nel pomeriggio di venerdì dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Abbiamo bisogno di questa coalizione, e deve essere sufficientemente forte da garantire la sicurezza in linea con la nostra visione comune. Sono certo che l’Europa trarrà beneficio da questo lavoro di squadra, che contribuirà a rafforzare l’intera architettura di sicurezza esistente», ha detto il leader ucraino.
Casa Bianca: «Telefonata Trump-Zelensky molto produttiva»
Intanto, la Casa Bianca fa sapere che la telefonata Trump-Zelensky è stata «molto produttiva». Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt precisando che è stato il presidente dell’Ucraina a chiamare il tycoon per comunicargli che l’accordo sui minerali rari è stato approvato dal parlamento di Kiev.
Il tribunale speciale per i crimini di aggressione contro l’Ucraina
Il vertice a Kiev non è però l’unica decisa mossa sul fronte europeo: il tribunale speciale, per i «crimini di aggressione contro l’Ucraina», si occuperà d’ora in avanti di mettere alla sbarra gli alti funzionari russi. È la decisione ratificata dall’Unione europea e da altri Paesi non membri durante la riunione di oggi a Leopoli, in Ucraina, tra i ministri degli Esteri. Il tribunale, secondo quanto anticipano fonti europee, non avrà vita propria ma sarà parte integrante del Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale di cui fa parte anche la Corte europea dei diritti dell’uomo. Lo scopo, almeno nelle intenzioni ucraine, è perseguire i reati di guerra russi, «ritenendo Mosca responsabile della sua aggressione proprio come lo furono i nazisti».
Cosa manca per creare il tribunale speciale
L’approvazione di 38 Paesi (sui 46 membri del Consiglio d’Europa) è solo il primo passo, che anticipa l’avvio delle procedure effettive per la creazione del Tribunale speciale. Sarà compito del presidente ucraino di avviare l’iter il prossimo 14 maggio in Lussemburgo, durante la sessione annuale del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Un semplice atto formale dopo che già nelle prossime ore la procedura sarà avviata dal ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, tramite una lettera recapitata al segretario generale del Consiglio. La stessa organizzazione, in una nota, ha fatto sapere che non è ancora possibile diramare la lista dei Paesi che si sono detti a favore: per averla bisognerà attendere che siano «accettati i documenti legali fondamentali per l’istituzione e il funzionamento del tribunale».
Il ruolo del tribunale speciale: «Nessuno rimanga impunito, serva da monito per tutti»
«Nessuno deve essere lasciato impunito per questi crimini, nemmeno i leader che hanno deciso di inviare i soldati qui per commettere crimini di guerra e atrocità». Così Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, ha commentato con soddisfazione il via libera alla creazione del tribunale speciale. Una posizione sostenuta con forza anche da Zelensky: «Un tribunale forte per il crimine di aggressione può – e deve – far riflettere due volte qualsiasi potenziale aggressore. E possiamo farlo se tutti coloro che hanno a cuore la vita umana si schierano a favore della vita».
Lo slovacco Fico accanto a Putin, la rabbia di Kallas
Nel frattempo, a centinaia di chilometri di distanza, per le strade di Mosca la Russia sta commemorando l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Tra i capi di governo presenti al fianco del presidente russo Vladimir Putin c’è Robert Fico, primo ministro della Slovacchia, uno dei Paesi membri della Nato. Una scelta, quella di Fico, che Kaja Kallas ha duramente criticato: «Non riesco proprio a capirlo. Tutti coloro che sostengono la libertà, l’indipendenza e tutti i valori europei dovrebbero essere in Ucraina oggi». Il riferimento, ovviamente, è all’incontro tra ministri degli Esteri che si è tenuto a Leopoli.
La guerra di spie tra Ucraina e Ungheria
Ad aggiungersi alla tensione ormai endemica in Europa ci si mette anche una «guerra di spie» tra Ucraina e Ungheria. In mattinata i servizi segreti di Kiev hanno arrestato due persone – un uomo e una donna – accusandole di operare come spie per conto di Budapest. I due, un uomo e una donna ex membri dell’esercito ucraino, avrebbero operato nelle zone di confine tra i due Paesi, tentando di «raccogliere dati sulla posizione e sul numero di sistemi di difesa aerea e sul numero di agenti delle forze dell’ordine e sui loro veicoli». Non solo. Avrebbero condotto sondaggi di persona tra la popolazione per tentare di capire come i locali avrebbero reagito di fronte a una potenziale incursione ungherese in terra ucraina. Il governo ungherese ha negato il suo coinvolgimento nella questione, etichettando le accuse di Kiev come «propaganda diffamatoria». E, in tutta risposta, ha comunicato di aver espulso due diplomatici, accusandoli di lavorare come «spie ucraine sotto copertura diplomatica» presso l’ambasciata ucraina a Budapest.
Foto copertina: ANSA / OLIVIER MATTHYS | La premier Giorgia Meloni e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante una riunione del Consiglio europeo a Bruxelles, in Belgio, il 6 marzo 2025
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