Bonus WhatsApp, se lo usi ogni giorno ti spetta un indennizzo | Soldi sul conto senza uscire di casa: i più furbi lo hanno già riscosso
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Comunicazioni private e diritti dei lavoratori: una decisione legale importante chiarisce i confini della riservatezza nelle chat.
L’uso diffuso di applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp ha trasformato il modo in cui comunichiamo, non solo con amici e familiari, ma anche in contesti lavorativi, spesso scambiando messaggi privati tra colleghi. Questa pratica solleva interrogativi sulla riservatezza di tali conversazioni, anche quando avvengono in chat di gruppo.
La questione di quanto sia privato ciò che viene scritto in una chat e se il contenuto possa essere utilizzato dal datore di lavoro per prendere provvedimenti disciplinari è un tema complesso che ha portato a diverse interpretazioni legali.
Recentemente, una decisione di un’alta corte italiana ha gettato nuova luce sui confini della riservatezza nelle comunicazioni digitali tra dipendenti, stabilendo un principio importante che può avere implicazioni per i diritti dei lavoratori in relazione ai loro messaggi privati.
Comprendere cosa dice la legge in merito alla segretezza delle chat è fondamentale per i lavoratori, in particolare per sapere in quali circostanze i propri messaggi possono essere considerati privati e tutelati.
WhatsApp e lavoro: quando i messaggi privati sono ‘corrispondenza segreta’ per la legge
Una decisione della Corte di Cassazione ha stabilito un precedente significativo riguardo alla privacy dei messaggi scambiati dai lavoratori, in particolare quelli inviati tramite WhatsApp. La sentenza si è espressa sul caso di un operaio che era stato licenziato per aver scritto messaggi “particolarmente severi” e volgari sui suoi capi in una chat WhatsApp aziendale condivisa con altri colleghi.
La Cassazione ha ritenuto che il licenziamento fosse illegittimo. Il motivo? L’operaio aveva subito una violazione del suo diritto alla riservatezza. La Corte ha considerato la chat WhatsApp come un luogo “coperto da segretezza”, equiparandola a una “corrispondenza privata”, simile a una lettera sigillata inviata al destinatario, nonostante fosse una chat di gruppo con 13 partecipanti. La sentenza distingue le chat dai social network, dove i contenuti sono pubblici.
Perché la chat è considerata privata e le conseguenze per il datore di lavoro
Il ragionamento della Cassazione nel considerare le chat WhatsApp come corrispondenza privata si basa sul fatto che l’accesso ai messaggi è limitato ai partecipanti e ai loro dispositivi (spesso protetti da password), a differenza dei social network dove i contenuti sono pubblici per impostazione predefinita. L’acquisizione del contenuto di una chat privata da parte del datore di lavoro, se ottenuta senza il consenso dell’interessato e tramite l’iniziativa di un destinatario, costituisce una violazione della segretezza della corrispondenza.
Nel caso specifico dell’operaio fiorentino, la società aveva ottenuto i messaggi proprio perché un collega li aveva fatti trapelare. La sentenza della Cassazione ha annullato il licenziamento (confermando una decisione della Corte d’Appello di Firenze) e ha disposto la reintegrazione dell’operaio nel suo posto di lavoro, oltre al riconoscimento di un indennizzo per i mesi di mancato impiego.
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