Liti, offese e minacce. I dipendenti della Asl vittime di aggressioni troppo spesso impunite
Fenomeno in aumento dopo il Covid. Il 75% degli episodi riguarda le donne. L’ingegner Ughi è responsabile del servizio di prevenzione e protezione. "Vengono presi di mira anche operatrici socio sanitarie e le impiegate".

VIAREGGIO
Si va dalle offese verbali con l’utilizzo di termini irripetibili alle minacce verbali, all’affronto fisico, alla macchina trovata rigata, episodi gravi che purtroppo hanno come vittime il personale sanitario e che negli ultimi anni hanno interessato anche la sanità versiliese. Episodi che spesso per timore da parte delle vittime restano impuniti e sotto silenzio. In termini di numeri le segnalazioni per aggressioni nella zona della Versilia sono state 59 nel 2023 e 54 nello scorso anno, uno scenario invariato. Una situazione per la quale l’azienda ha creato percorsi di tutela del personale.
"Bisogna tener presente che le segnalazioni e le aggressioni in senso letterale del termine sono due situazioni diverse. Nei numeri degli ultimi due anni sono compresi scenari diversi. E bisogna distinguere le aggressioni verbali da quelle fisiche" spiega alla Nazione l’ingegner Massimo Ughi, responsabile del servizio prevenzione e protezione dell’Asl Toscana Nord Ovest che coordina il gruppo aziendale per le aggressioni.
"I numeri dell’ultimo biennio abbracciano gli episodi più disparati".
In caso di una aggressione quale percorso deve fare la vittima?
"Le segnalazioni arrivano al mio ufficio o agli psicologi. Le segnalazioni possono arrivare in modo informatico e possono anche essere anonime. Uno degli aspetti a cui l’azienda tiene è la tutela della vittima. Davanti alla segnalazione chiediamo all’interessato se vuole che venga messa a conoscenza l’azienda. Inoltre, è questa è una risorsa della area nord ovest e credo che sia tra le poche in Toscana se non l’unica, chi ha subito un’aggresione può chiedere un’opinione legale agli avvocati dell’azienda che a loro volta consigliano se ricorrere ad un avvocato o se lasciare correre"
Chi sono le vittime delle aggressioni?
"Non è facile rispondere a questa domanda, ma un dato è certo il 75% delle segnalazioni arriva dalle donne, infermiere, dottoresse, operatrici socio sanitarie. Negli ultimi tempi è emerso anche un altro dato: le segnalazioni sono arrivate anche dai reparti amministrativi, dai centri unici di prenotazione anche quelli telefonici"
Si sono verificati casi eclatanti?
"Nel 2023 c’è stata una querela di parte. Per vari motivi chi è vittima di un’aggressione tende a non esporsi per timore per sè e per i familiari e anche perchè l’iter normativo non aiuta molto anche la procedibilità di ufficio non è un percorso, come dire molto semplice, che va incontro ai cittadini".
Quali sono i sentimenti che provano le vittime?
"Amarezza, rabbia, paura. In alcuni episodi che hanno interessato il reparto di psichiatria le dottoresse aggredite dai pazienti erano spaventate"
Sono situazioni delicate?
"Faccio sempre un paragone: è stato più facile, pur nella complessità della situazione, difendersi dal Covid che gestire le aggressioni. Ci vuole un intervento a 360° e ampio respiro dal versante legislativo nazionale alle soluzioni degli scenari locali. Dico sempre una cosa: nei racconti delle segnalazioni delle aggressioni c’è di tutto, ma manca tutto. Sembra un paradosso, ma è così".
Maria Nudi