Su Tesla il monito di Dan Ives: Musk deve lasciare Doge
L’analista super-bullish dice che l’azienda sta attraversando una crisi auto-inflitta e taglia il target price del 43%. “Il marchio Tesla sta soffrendo perché è diventato un simbolo politico”. Forte preoccupazione per le vendite in Cina

Negli ultimi quattro anni Daniel Ives, managing director e senior analyst della banca d’investimento americana Wedbush Securities, è stato uno dei principali cantori delle meraviglie di Tesla. Per questo la sua presa di posizione critica, annunciata in una nota diffusa domenica 6 aprile, è un duro colpo per l’azienda leader della mobilità elettrica.
Ives ha tagliato del 43% il target price di Tesla portandolo a 315 dollari dal precedente livello di 550 dollari (era il secondo più alto fra i 72 analisti monitorati da Bloomberg). Netta l’indicazione del motivo di questa revisione: secondo Ives è in corso una crisi del marchio Tesla causata dal Ceo Elon Musk e dalle politiche commerciali del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Negli scambi del pre-market, in attesa dell’apertura odierna di Wall Street, le azioni Tesla vengono indicate a 222 dollari, in ulteriore ribasso del 7% rispetto a venerdì.
“Tesla è diventata essenzialmente un simbolo politico a livello globale – si legge nella nota di Wedbush Securities -, è ora che Musk si faccia avanti, capisca l’atmosfera che si è creata e le emozioni correnti, e agisca da leader in questo periodo di incertezza”.
La preoccupazione più grande di Ives è che Tesla possa subire i contraccolpi delle politiche tariffarie di Trump soprattutto in Cina, dove l’anno scorso l’azienda ha realizzato oltre il 20% dei ricavi. Il governo del presidente Xi Jinping intende imporre una tariffa del 34% su tutte le importazioni dagli Stati Uniti a partire dal 10 aprile, come reazione alle cosiddette tariffe reciproche di Trump sui prodotti cinesi.
“Questo spingerà ulteriormente i consumatori cinesi ad acquistare auto elettriche di produttori nazionali come BYD, Nio, Xpeng e altri”, ha scritto Ives. “Ora stimiamo che Tesla abbia perso/distrutto almeno il 10% della sua futura base di clienti a livello globale a causa di problemi auto-creati dal marchio, e questa potrebbe essere una stima prudente”.
"Il dato delle vendite del primo trimestre è stato un disastro," si legge ancora nella nota. "Questo potrebbe essere un anno brutale se Musk non farà un passo indietro su DOGE nel prossimo mese". Pur ribadendo la sua fiducia a lungo termine nell’azienda, Ives ha definito il momento attuale "una delle sfide più grandi di Musk".
"Siamo stati tra i maggiori sostenitori di Musk e Tesla nell’ultimo decennio..., ma questa situazione non è sostenibile e il marchio Tesla sta soffrendo giorno dopo giorno come simbolo politico".
Le azioni Tesla sono crollate del 15% nelle due giornate di giovedì e venerdì della settimana scorsa, dopo l'annuncio di Trump di voler applicare almeno un dazio del 10% sulle importazioni di tutti i Paesi negli Stati Uniti, con dazi ancora più alti su circa 60 nazioni per contrastare gli squilibri commerciali.
Il titolo è sceso del 40% dall’inizio dell’anno e del 50% rispetto al massimo storico raggiunto il 17 dicembre scorso. Oggi il target price medio dei 48 analisti censiti da MarketScreener è 323 dollari, superiore del 35% al prezzo di chiusura di venerdì sera di 239,4 dollari.