Stati Uniti, dollaro e nuove sfide globali: l'analisi di Regesta (Mediobanca)

Dietro la resilienza apparente dell’economia americana si nascondono segnali di fragilità strutturale. Matteo Regesta, Cross Asset Macro Strategist di Mediobanca, avverte: il dominio globale del dollaro resta, ma la de-dollarizzazione avanza, trainata dalla Cina e da nuovi assetti geopolitici. In questo scenario di incertezza, l’Europa può giocare le sue carte puntando su una difesa più autonoma.

Mag 7, 2025 - 09:38
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Stati Uniti, dollaro e nuove sfide globali: l'analisi di Regesta (Mediobanca)

Nonostante il rallentamento della crescita, l’economia degli Stati Uniti continua a sorprendere gli osservatori internazionali. Ma Matteo Regesta, Cross Asset Macro Strategist di Mediobanca, durante un evento a Milano presso l'Armani Hotel, invita a guardare sotto la superficie. I dati più recenti mostrano che la crescita del Pil americano è stata sempre più trainata da consumi, investimenti pubblici e scorte aziendali, mentre la domanda privata si indebolisce. "L’economia americana non è in recessione", ha precisato Regesta, "ma non è neanche particolarmente sana".

Un elemento chiave della forza statunitense resta il sistema del lavoro secondo Regesta: grazie ai bonus fiscali per le assunzioni e a una ristrutturazione accelerata del sistema produttivo post-pandemia, l’occupazione regge, sebbene a fronte di un calo della produttività e di segnali di stress, soprattutto nel settore immobiliare e in alcune aree manifatturiere.

Il vero rischio strutturale, secondo Regesta, risiede nella posizione finanziaria degli Stati Uniti. Nonostante il dollaro sia ancora dominante come valuta di riserva mondiale, il debito pubblico americano ha raggiunto livelli record, mentre la posizione netta verso l’estero è in forte deterioramento: oggi supera negativamente il 90% del Pil.

"La sostenibilità di questo squilibrio", spiega Regesta, "dipende dalla capacità degli Stati Uniti di mantenere la fiducia internazionale nei propri asset e di gestire il proprio enorme deficit commerciale". L'attuale vantaggio competitivo — il cosiddetto “privilegio esorbitante” derivante dall’uso globale del dollaro — permette ancora di finanziare i deficit a basso costo. Tuttavia, la crescente frammentazione geopolitica, unita a strategie di de-dollarizzazione da parte di Paesi emergenti e rivali strategici come la Cina, potrebbe mettere progressivamente in discussione questo status.

Un altro punto centrale dell'analisi di Regesta riguarda il tentativo della Cina di ridurre la propria esposizione al dollaro. Un processo iniziato già dopo la crisi finanziaria globale, ma accelerato dal congelamento delle riserve russe in seguito alla guerra in Ucraina.

Regesta ha illustrato come Pechino stia cercando di ribilanciare le proprie riserve verso asset più diversificati, riducendo il peso dei Treasury americani. Un trend che non riguarda solo la Cina: molte banche centrali emergenti stanno aumentando le riserve in oro e ampliando le quote di valute alternative.

Nonostante questo, ha avvertito Regesta, "il dollaro rimane ancora la valuta dominante, ma la traiettoria di lungo termine è chiara: si va verso un sistema monetario più multipolare". Un cambiamento che non sarà immediato, ma che avrà implicazioni profonde per i flussi finanziari globali.

In mezzo a questa instabilità internazionale, l'Europa si trova davanti a una rara finestra di opportunità. Con il disimpegno progressivo degli Stati Uniti da alcuni scenari globali e l’aumento della domanda di sicurezza, il comparto della difesa europea sta conoscendo una nuova fase di investimenti.

Gli annunci recenti di nuovi piani di spesa, come quello presentato da nuovo governo tedesco Merz o dal presidente Macron in Francia subito dopo le elezioni legislative, stanno iniziando a cambiare il panorama industriale del Vecchio Continente. Secondo Regesta, la difesa potrebbe diventare un pilastro importante dei portafogli d'investimento nei prossimi anni, "nonostante il settore sia ancora in fase di sviluppo e richieda un sostegno politico continuo".

Un'Europa più autonoma in ambito difensivo, sostiene Regesta, non solo rafforzerebbe la resilienza del continente, ma potrebbe anche stimolare una nuova stagione di crescita economica interna.

Un'altra dinamica che Regesta ha messo in evidenza riguarda il cambiamento strutturale del commercio globale. Gli Stati Uniti stanno ridisegnando le loro catene del valore, riducendo l’esposizione alla Cina attraverso sussidi industriali, barriere tariffarie e incentivi alla rilocalizzazione delle produzioni strategiche.

Anche l'Europa è chiamata a ripensare le proprie dipendenze esterne. La recente postura più assertiva della Cina nelle relazioni internazionali — con richieste di rispetto politico come prerequisito per trattative commerciali — aggiunge un ulteriore livello di complessità.

"La globalizzazione come l’abbiamo conosciuta negli ultimi trent'anni sta cambiando", ha concluso Regesta. "Non si tratta più di abbattere frontiere economiche, ma di gestire nuovi equilibri strategici. In questo contesto, la capacità di adattamento sarà la chiave per chi saprà investire con visione e prudenza".