Perù: l’industria del legno minaccia la sopravvivenza delle popolazioni incontattate
La distruzione della foresta amazzonica peruviana al confine con il Brasile sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza dei Mashco Piro, la popolazione nativa “incontattata” più numerosa al mondo. Ad esserne responsabile è l’azienda Canales Tahuamanu, compagnia privata del taglio del legno che dal 2016 ha costruito oltre 200 chilometri di nuove strade nell’area, dando […] The post Perù: l’industria del legno minaccia la sopravvivenza delle popolazioni incontattate appeared first on L'INDIPENDENTE.

La distruzione della foresta amazzonica peruviana al confine con il Brasile sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza dei Mashco Piro, la popolazione nativa “incontattata” più numerosa al mondo. Ad esserne responsabile è l’azienda Canales Tahuamanu, compagnia privata del taglio del legno che dal 2016 ha costruito oltre 200 chilometri di nuove strade nell’area, dando via a una urbanizzazione che sta spezzettando il territorio. A denunciarlo è l’organizzazione per la tutela delle popolazioni native Survival International, che ha lanciato una campagna di pressione pubblica affinchè all’azienda venga ritirata la certificazione FSC, che attesta la corretta gestione forestale.
Da ormai diversi anni la compagnia per il taglio del legno Canales Tahuamanu estrae legname dalla terra dei Mashco Piro mettendo in serio pericolo la loro sopravvivenza: la distruzione della foresta, incontri fortuiti con i taglialegna e la diffusione di malattie potrebbero sterminarli. «La cosa più incredibile», denuncia Survival International, «è che Canales Tahuamanu abbia persino ricevuto la certificazione di FSC (Forest Stewardship Council), un riconoscimento che dovrebbe garantire l’operato etico e sostenibile delle aziende – ma, chiaramente, non è questo il caso». L’organizzazione chiede a FSC di revocare definitivamente la certificazione, al momento soltanto sospesa. «Perdere la certificazione manderebbe un segnale forte sia alla compagnia sia al governo peruviano: le attività di taglio del legno nell’area devono essere fermate prima che per i Mashco Piro sia troppo tardi», è scritto nel lancio della campagna di Survivol International.
Nel settembre scorso, FSC ha sospeso per otto mesi la sua certificazione per Maderera Canales Tahuamanu (MCT), una società di disboscamento la cui concessione confina con la riserva territoriale Madre de Dios istituita nel 2002, di 829.941 ettari, sede dei Mashco Piro, uno dei popoli isolati della zona. La decisione di FSC era arrivata dopo alcuni rapporti che riportavano di incontri violenti tra taglialegna e Mashco Piro, con anche almeno due morti e alcuni feriti. Gli incidenti sono stati segnalati da FENAMAD, una federazione indigena locale che rappresenta 39 comunità nelle regioni peruviane di Cusco e Madre de Dios. Survival International, con FENAMAD e AIDESEP, organizzazioni indigene locali, vogliono garantire che la terra di Mashco Piro sia adeguatamente protetta e chiedono al governo peruviano di rimuovere tutte le società di disboscamento dal loro territorio, oltre che di ingrandire la riserva. Quando questa fu istituita, su pressione di FENAMAD, il governo peruviano concesse infatti solo un terzo dell’area richiesta.
Più che incontattate, queste popolazioni sono comunità che si sono isolate per conservare la propria esistenza dopo aver conosciuto il colonialismo europeo. Nel 1880, con il famigerato “Gomber Boom”, il boom della gomma, che spazzò l’Amazzonia occidentale in quel momento. Furono decine di migliaia gli schiavi che vi lavorarono, di indigeni sulla loro terra uccisi, frustati, incatenati, cacciati, violentati e derubati della loro foresta, della loro casa e della loro spiritualità. Ma alcuni sono riusciti a fuggire e isolarsi. E tra questi popoli ci sono i Mashco Piro, che oggi dovrebbero essere circa 750, che sono riusciti a sopravvivere inoltrandosi nella foresta, verso le sorgenti dei fiumi remoti e sono rimasti lontani, nascosti. Oggi, i loro discendenti, che continuano a vivere in isolamento, ma vedono le loro terre invase ancora una volta, nell’inesorabile tritatutto del sistema capitalistico che avanza inesorabile.
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