Prevost e l’intelligenza artificiale: “Rerum Novarum per l’era digitale”

Leone rilancia la dottrina sociale della Chiesa come a fine ’800. “Rispondere a un’altra rivoluzione industriale”. L’economista Becchetti: in continuità con il modello economico di Bergoglio. L’ipotesi enciclica sul lavo

Mag 11, 2025 - 03:39
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Prevost e l’intelligenza artificiale: “Rerum Novarum per l’era digitale”

Roma, 11 maggio 2025 – “Dignità del lavoro, ecologia integrale, migranti, ’scartati’”. Leonardo Becchetti, professore di economia politica all’Università Roma Tor Vergata, aveva elencato questi quattro punti come i temi della Bergoglionomics, l’economia di Papa Bergoglio, titolo anche di un libro che il docente ha pubblicato con Minimun Fax. Ma se Bergoglio con i suoi discorsi aveva costruito l’impianto concettuale di un’economia alternativa al capitalismo selvaggio, oggi Papa Leone XIV apre a un passo in avanti, a una Rerum Novarum dei tempi digitali che potrebbe affrontare le nuove sfide del lavoro e dell’economia nell’epoca dell’Intelligenza artificiale. Papa Leone lo ha detto chiaramente ieri, citando l’enciclica del 1891.

Leonardo Becchetti

Professore, papa Leone ha invitato i cardinali a “continuare nel cammino di Francesco”. È la continuità anche nella Bergoglionomics?

“Sì e infatti gli ambienti americani che ruotano attorno a Steve Bannon sono molto arrabbiati perché le posizioni di papa Leone sul clima, sui migranti, sul lavoro – che poi sono posizioni normali – sono le stesse di Bergoglio. Ma basta vedere quello che Prevost scriveva su X prima di essere nominato. I capisaldi del pensiero economico di Bergoglio erano il superamento del Pil, l’idea di impresa che non pensa solo al profitto ma anche all’impatto”.

Parlando al Collegio cardinalizio papa Leone ha detto che “oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.

“È come se ci fosse un filo rosso fra la sfida che ci pone l’intelligenza artificiale e il concetto di fraternità espresso da Francesco nell’enciclica ’Fratelli tutti’. L’intelligenza artificiale, se fosse usata nel verso giusto, potrebbe permettere una riduzione dell’orario di lavoro e un diverso rapporto fra i tempi del lavoro e quelli della vita”.

Quando Prevost ha scelto il nome di Leone lei ha commentato con entusiasmo su X: che cosa si aspetta da questo pontefice?

“Nel discorso di oggi (ieri per chi legge, ndr) è stato molto dettagliato, ha detto che la Chiesa offre il suo patrimonio sociale per affrontare la nuova rivoluzione industriale e le sfide dell’intelligenza artificiale. C’è proprio una continuità ideale con Leone XIII che nel 1891 si inseriva nel conflitto capitale-lavoro, affrontava il tema della libertà e dell’uguaglianza nel lavoro opponendosi alla risposta della lotta di classe violenta”.

Si aspetta che papa Leone possa esordire con una Rerum Novarum dell’epoca digitale?

“Ci vorrebbe la palla di vetro per indovinarlo! Certo il modo più autorevole per esprimersi da parte di un papa sarebbe un’enciclica, ma immagino che ci saranno anche discorsi e altre occasioni per esprimersi sull’argomento. Rerum Novarum significa ’Delle cose nuove’. Nell’Ottocento la novità era la rivoluzione industriale, oggi sono la rivoluzione digitale e la sfida climatica. La scelta del nome Leone è una scelta profetica. Prevost ha intuito che questa è una sfida non solo dell’umanità ma anche della Chiesa, ha ritenuto che sia un problema centrale”.

Si aspetta differenze con l’approccio che ha avuto Francesco con il tema del lavoro?

“Francesco ha scritto alcune grandi encicliche sociali ma sul tema del lavoro il momento più importante è stato il discorso davanti agli operai dell’Ilva di Genova, nel maggio 2017, che però non è un’enciclica. Francesco aveva uno stile pastorale, voleva scuotere le sensibilità. Leone avrà probabilmente un approccio più sistematico nell’affrontare il discorso sociale e del lavoro, legato anche alla sua esperienza missionaria. Francesco ha messo in primo piano gli ultimi, le periferie, per una sua sensibilità, ma non aveva avuto un’esperienza missionaria come Leone”.

Questa esperienza personale farà la differenza?

“Il nuovo Papa ha caratteristiche uniche e ricche: un curriculum completo sia dal punto di vista della formazione sia dal punto di vista dell’esperienza sul campo e della multidisciplinarietà. Anche la provenienza multiculturale è una grande ricchezza. Sono le esperienze della vita che fanno la ricchezza di una persona”.

Oggi di fronte alla crisi del lavoro e dell’economia le risposte sono da una parte il tentativo di salvare il capitalismo e dall’altra la teoria della decrescita. Da che parte sta questa Chiesa?

“E come a fine dell’Ottocento, la dottrina sociale della Chiesa offre una sintesi che rifiuta i due estremi, cioè il capitalismo non corretto e la decrescita. Anche quella di Leone XIII era una sintesi tra la libertà assoluta del capitalismo e la lotta di classe violenta del socialismo. Da lì nasce quella via di mezzo che è il mondo economico come lo conosciamo oggi con lo sviluppo dei sindacati, delle cooperative, delle associazioni, delle banche di credito cooperativo e delle casse rurali”.

La Rerum Novarum ha influenzato anche l’impegno dei cattolici in politica: oggi chi troverà come interlocutore politico e istituzionale la nuova dottrina sociale della Chiesa?

“Dalle Settimane sociali di Trieste è nato un movimento che raccoglie più di 900 amministratori locali. Il “Piano B“ ha aggregato non un partito ma uno spartito che vuole declinare questo modello relazionale in proposte di politica. Pensiamo che la cosa più importante, più strategica sia oggi creare una nuova partitura, senza mettersi direttamente in concorrenza con le forze politiche ma cercando di portarle a lavorare in questa direzione, a suonare questa musica. Francesco ci chiedeva perché la grande capacità di generare benessere non riesca a risolvere i problemi e le diseguaglianze. Dobbiamo partire da questa domanda”.