Tra street song iconiche e campionamenti leggendari, il live di Tormento all’Idol Music Festival è una lezione di stile, classe e carisma
Gran finale a Lodi per la terza edizione diretta da Lorenzo Nicoletti, con il Patrocinio del Comune. Sul palco anche Doppelgänger, Quentin40, Shak Manaly e ProMo L’Inverso in consolle. Lodi non è Milano. Ma questa sera, per un paio d’ore, è stata la sua voce. La seconda e ultima serata della terza edizione dell’Idol Music […] L'articolo Tra street song iconiche e campionamenti leggendari, il live di Tormento all’Idol Music Festival è una lezione di stile, classe e carisma proviene da Hip Hop Italy.

Gran finale a Lodi per la terza edizione diretta da Lorenzo Nicoletti, con il Patrocinio del Comune. Sul palco anche Doppelgänger, Quentin40, Shak Manaly e ProMo L’Inverso in consolle.
Lodi non è Milano. Ma questa sera, per un paio d’ore, è stata la sua voce.
La seconda e ultima serata della terza edizione dell’Idol Music Festival, ideata e curata dal direttore artistico Lorenzo Nicoletti con il patrocinio del Comune, ha acceso il cuore della città con un pubblico gremito, partecipe, vivo.
C’erano ragazzi e ragazze. Adulti cresciuti a pane e Sottotono. Persone che conoscono ogni barra di “Soprattutto sotto”, ogni fotogramma di “Solo lei ha quel che voglio”, ogni battito che ha reso il rap italiano qualcosa di più di un genere: una casa. Un rifugio. Una strada da percorrere, anche quando tutto sembra andare “A fuoco”.
E quando Tormento sale sul palco, lo fa come si entra nei posti importanti: con rispetto, ma senza chiedere il permesso.
Brano dopo brano, si muove tra classici e nuovi orizzonti: da “La mia coccinella” a “Mezze verità”, da “Amor de mi vida” a “Tranquillo”, fino a quelle hit con cui ha segnato un’epoca, e un’intera generazione.
Ma non si tratta solo di nostalgia. È un passaggio di testimone.
Tra i momenti più attesi e intensi della serata, l’esecuzione de “La mia Parola”, la street song portata a Sanremo con Shablo, Guè e Joshua, che ha riscritto le coordinate del rap italiano sul palco più istituzionale del Paese.
E poi – come a chiudere un cerchio perfetto – gli ultimi due brani nati dal disco di Shablo, che non è ancora uscito ma sta già diventando leggenda: “Gelido” (con Guè, Joshua, Mimì) e “Spirito Libero”, costruito su un campionamento raro e potentissimo di “Non Sono Un Angelo”, la versione italiana del classico senza tempo “I’m Wondering” di Stevie Wonder del 1969.Un brano che affonda nelle radici black e restituisce il rap alla sua natura più vera: urgente, necessaria, inscindibile dalla realtà.
Tormento fa quello che pochi sanno fare: stare nel tempo presente con la voce di chi l’ha costruito, quel tempo.
Accanto a lui, nella line-up di serata, anche le esibizioni di Doppelgänger, Quentin40 e Shak Manaly, a testimonianza di un festival che unisce mondi, stili, generazioni.
ProMo L’Inverso, in consolle, ha fatto da collante e da propulsore, regalando ritmo e coerenza a un evento che non ha mai perso la direzione.
È la prova che la musica non si ascolta solo: si abita.
Che i sogni, quelli veri, non si raccontano a bassa voce.
Che anche quando sembrano chiuderci le porte, la voce del blocco riesce a risuonare. Più forte. Più in alto.
E no, Lodi non è Milano. Ma questa sera è stato molto di più.
È stata la dimostrazione che quando l’intenzione è chiara, il suono si fa fuoco.
E chi ha orecchie per sentirlo, lo sa: certe notti non si dimenticano.
Articolo e foto a cura di Elisa Serrani.
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