“Tra Russia e Ucraina c’è ancora troppa distanza”

Batacchi (Rivista Italiana Difesa) è scettico sul cessate il fuoco: c’è il nodo dei territori Putin teme nuove sanzioni: “Possono creargli problemi. Non può tirare troppo la corda»

Mag 11, 2025 - 03:39
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“Tra Russia e Ucraina c’è ancora troppa distanza”

Roma, 11 maggio 2025 – Il mondo è alla finestra sperando in una risposta positiva da parte di Vladimir Putin, l’uomo che non sorride mai, alla proposta di tregua di 30 giorni lanciata dall’Ucraina e dal club dei volenterosi.

Pietro Batacchi

Pietro Batacchi, analista e direttore di Rivista italiana difesa, che possibilità ci sono che la Russia accetti?

«Sono scettico che la proposta, pur con l’Ok di Trump, vada a buon fine, tra Mosca e Kiev ci sono ancora interessi troppo divergenti soprattutto sul nodo dei territori».

Zelenski però ha fatto concessioni.

«Si è allineato alle posizioni americane, dopo il brutto show dello studio ovale, ha ceduto sulle

terre rare, ma in queste condizioni non sembra avere troppa fretta di arrivare ad una pace immediata e la Russia idem».

Allora siamo daccapo?

«No, sono stati fatti passi avanti, ma Zelenski non vuole passare per colui che cede i territori contesi, li vorrebbe riconquistare ma non ci riuscirà. Putin di fronte all’opinione pubblica non

vuol fare la figura del leader che restituisce le aree che considera russe. Dal punto di vista militare ha interesse a tenere la posizione».

Se passa la tregua c’è da fidarsi che Putin la rispetti?

«Governa da 25 anni col pugno di ferro e non è semplice fidarsi di lui. Inoltre è complicato credere a chi ha fissato la propria vita politica sulla modifica degli equilibri su cui si fondò la Guerra fredda come l’abbiamo conosciuta».

Come se ne esce?

«L’unica cosa da fare per l’Occidente sarebbe sedersi con Mosca e ridisegnare una volta per

tutte una architettura di sicurezza intorno alla Russia non a suo sfavore. Facile a dirsi, difficile a

farsi».

La tregua potrebbe aprire la porta ad un accordo di pace duratura?

«Non credo, le cause del conflitto sono complesse e profonde. Vedo tra l’Occidente e Mosca il

rischio di una nuova Guerra fredda con gli Usa decisi a delegare il problema all’Europa. Dal

loro punto di vista il nodo da fronteggiare oggi è la Cina».

Putin teme la minaccia di nuove sanzioni?

«Questo è un tema che lo preoccupa anche se non lo ammette pubblicamente. Sa che potrebbero creargli problemi seri sul piano economico già provato dai precedenti provvedimenti. Non può tirare troppo la corda».

L’Italia ha un ruolo da protagonista o da comprimaria nel club dei volonterosi?

«Il nostro Paese vanta grande credibilità come elemento di stabilità sulla scena internazionale, dal Libano, all’Irak, all’Afghanistan. E grazie alle mosse intelligenti della premier Giorgia Meloni riesce a mantenere buone relazioni ed equilibrio con gli Stati Uniti. Come è stato dalla Seconda guerra mondiale in poi».

Putin oggi, con gli Usa meno accondiscendenti, è più debole o più forte?

«È in una posizione scomoda perché tocca a lui dire si o no alla tregua. Comunque vede gli

americani come amici e il suo principale interesse è ancora ottenere risultati nel campo militare. Vuole dimostrare all’opinione pubblica interna e alla comunità internazionale che ha ridato vita al sogno della Grande Russia».