Intelligenza artificiale, padre Benanti sui minori: “Limiti e verifica dell’età. Ma il problema vero è l’abbandono educativo”

Il francescano, teologo e presidente della Commissione IA per l’informazione: “I ragazzi non vanno lasciati soli a cercare risposte dalle macchine. Servono relazioni. Dobbiamo riempire questo spazio ma facciamo fatica a farlo”

Mag 11, 2025 - 03:39
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Intelligenza artificiale, padre Benanti sui minori: “Limiti e verifica dell’età. Ma il problema vero è l’abbandono educativo”

Roma, 11 maggio 2025 – Padre Paolo Benanti, francescano, teologo, presidente della Commissione Ia per l’informazione. L’intelligenza artificiale è da vietare ai minori? E qual è l’età giusta per iniziare a confrontarsi con questo strumento?

“L’intelligenza artificiale è una tecnologia che si definisce generale purpose, cioè non serve a fare qualcosa di specifico ma può cambiare il modo di fare tutte le cose. Quindi, se poniamo la domanda in questi termini, semplicemente ne ignoriamo il potenziale. Supponiamo di utilizzare l’Ia per trasformare un testo scritto in un audio per un bambino che ha bisogni educativi speciali. Che problema c’è? Diverso, invece, se ci riferiamo all’esposizione a un sistema di intelligenza artificiale generativa, senza controllo. Per evitare paure o percezioni sbagliate, bisogna ricordare che abbiamo di fronte una grande famiglia di soluzioni, adatte a fare tante cose”.

Telefono Azzurro ci ha appena ricordato che nel 2024 le immagini di abusi sui minori generate con l’Ia sono cresciute del 380%. Sicuramente un uso distorto e molto pericoloso.

“Però queste immagini non vengono consumate da minori. Chiaro che un materiale del genere può ’istruire’ l’immaginazione di soggetti adulti patologici, quindi è possibile che ci ritroviamo con più predatori per le strade”.

Una ricerca Usa svela che il 70% di adolescenti usa l’Ia, soprattutto per i compiti. Sorpreso?

“Prima di tutto bisogna vedere che cosa s’intende, anche un correttore ortografico è intelligenza artificiale. Bisognerebbe capire se questi ragazzi usano l’Ia generativa per ’farla’ scrivere al posto loro, in che misura e in che maniera. Se invece la utilizzano per fare un riassunto, è semplicemente un bignami 2.0”.

Ma la crescita non passa anche dalla fatica di imparare? Non c’è un problema educativo?

“Il tema è: quali sono i compiti adatti a questa generazione? Sta cambiando il modo con cui i ragazzi riescono a capire e interpretare un testo? Sì, abbiamo allarmi da tantissime parti. Ma non è direttamente legato all’Ia. Le giovani generazioni hanno un deficit enorme nel comprendere un testo. Un sistema che toglie questo attrito, come l’intelligenza artificiale, è una tentazione infinita. Ma qui il problema è l’abbandono educativo”.

Cosa significa?

“Il problema non è la macchina in sé, ma lasciare i ragazzi soli di fronte a quello strumento. Se li mettiamo in un percorso educativo fuori da relazioni umane significative, abbiamo già deciso che non ci interessa educarli. Allora questo tema diventa urgente e importantissimo”.

Gli psicologi ci dicono che l’Ia viene usata dai giovanissimi, anche minori, come terapeuta. Parliamo di un sistema che tende ad assecondare. Cosa ne pensa?

“Io mi chiederei piuttosto perché un bambino non abbia qualcuno con cui confrontarsi su un disagio che avverte. Il tema qui non è che la macchina è gentile ma che il minore in una relazione di crescita trova quella come unica sponda”.

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Qual è allora la sua conclusione?

“Abbiamo un problema con i minori che crescono di fatto in uno spazio senza adeguati controlli familiari. Lo Stato può surrogare tutto questo con dispositivi normativi o servono un grande passaggio culturale e un impegno intergenerazionale? Bisogna ricordarsi che c’è un dovere di parenting, di crescita dei figli e di accompagnamento. Pensiamo agli anni Settanta, quando c’era l’eroina. I ragazzi che erano abbandonati di fronte a questo, hanno fatto una brutta fine. La macchina può avere tutta una serie di effetti negativi, compresi fenomeni di addiction. Probabilmente sì. Ma il problema non è la macchina in sé ma chi invece si deve prendere cura del minore e in questo momento non sta vigilando sulla sua vita e sulla sua salute”.

Papa Francesco nella sua autobiografia ‘Spera’ ha scritto: spetta all’uomo decidere se diventare cibo per algoritmi oppure avanzare conservando il suo centro più intimo, il cuore.

“Di certo, non possiamo chiedere allo Stato di fare l’educatore. L’ultima volta che lo abbiamo fatto, si è chiamato stato etico e sono usciti fuori nazismo e fascismo. Chiaro che servono anche guardrail solidi, che sono norme. Ma i problemi di relazioni e di crescita, non sono norme. Sono uno spazio umano. Dobbiamo abitare lo spazio e il tempo con i nostri ragazzi. Che chiedono dedizione e impegno. Siamo una generazione che sembra fare fatica ad abitare questo spazio”.

Metterebbe un limite d’età all’uso dell’Ia?

“Assolutamente sì. Il limite dipende dal tipo di intelligenza artificiale. Ma chi controlla l’età del minore? Vogliamo lasciare alle grandi aziende tecnologiche il potere di avere un’anagrafica di tutti gli utenti, magari più dettagliata di quella pubblica? Perché non si tratta solo di mettere un limite di età ma anche un controllo che sia efficace e insieme lasci al pubblico la verifica dell’identità. Altrimenti autorizziamo le grandi piattaforme a prendere i dati di tutti i ragazzi”.

La verifica, solo sull’età, potrebbe essere affidata a terzi?

“Questo passaggio richiede un sistema tecnologico, quello che viene chiamato disposable id, identità usa e getta che serve solo per dire sì, hai l’età giusta. Secondo me è urgente farlo ma le modalità di realizzazione devono essere di assoluta trasparenza pubblica. È una scelta politica, va messa a terra nei modi corretti che la democrazia conosce. Quindi è importantissimo alzare il dibattito. Bisogna capire qual è il sistema tecnologico sicuro e in mano a chi darlo. A chi lo affiderei? Io non faccio il politico. Formulo domande, le risposte le danno altri”.

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