Papa Leone XIV, uno sguardo al futuro. Sarà attento agli ultimi, ma vigilerà sulla morale

Prevost guarda al cattolicesimo sociale. È però più cauto del suo predecessore. Più rigido sui simboli e sulle tradizioni: ha recuperato la stola e la croce dorata

Mag 10, 2025 - 04:50
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Papa Leone XIV, uno sguardo al futuro. Sarà attento agli ultimi, ma vigilerà sulla morale

Roma, 10 maggio 2025 – Quanto ci sarà di Francesco in Papa Leone? È la domanda girata dappertutto dopo esserci ripresi dallo shock di aver aspettato un Petrus (Parolin) e aver trovato un Robertus (Prevost), sconosciuto alla quasi totalità dell’opinione pubblica internazionale. I bergogliani hanno fatto subito rilevare il ringraziamento a Francesco. Impossibile non farlo. È stato lui a crearlo cardinale meno di due anni fa e ad affidargli il potentissimo dicastero dei vescovi che ne ha molto facilitato i contatti e quindi l’elezione. Ciascun cardinale doveva rivolgersi a lui prima che al Papa per nominare qualunque vescovo. (Ma non lo ha citato nella prima omelia di ieri mattina, dicendosi successore di Pietro).

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This handout picture released on May 8, 2025 by Peruvian news agency Andina shows the then bishop Robert Francis Prevost during a visit to Chulucanas, Peru, in 2024. Prevost was elected Pope on May 8, 2025. The US-born pontiff close to Pope Francis became a Peruvian national in 2015 and devoted more than 20 years as a missionary in Peru. (Photo by Paul SUNCION / ANDINA / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / ANDINA - PAUL SUNCION " - NO MARKETING - NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

Altro punto di contatto è il riconoscimento che gli elettori hanno voluto dare al suo ruolo pastorale e missionario nell’America Latina sulla quale dal Perù esercitava una specie di sovrintendenza. Mi fermerei qui. La Chiesa come ‘ponte’, la ricerca di una ‘pace disarmata e disarmante’ deve far parte degli auspici di ogni pontefice. Ed è di buon auspicio che Prevost abbia scelto il nome di Leone anche in memoria di San Leone Magno che – disarmato – disarmò Attila. Il richiamo a Leone XIII – primo Papa dell’era moderna ad essere eletto nella Cappella Sistina – fa pensare ovviamente alla ‘Rerum novarum’, pilastro di tutte le encicliche sociali.

Ma non basta questo a catalogare frettolosamente un Papa tra i progressisti. Il cardinale olandese Willem Eijk, che i conservatori avrebbero voluto eletto, è molto rigido sulla morale sessuale, ma apertissimo nella politica sociale. È chiaro che in Olanda sentir difendere la famiglia naturale è quasi una bestemmia. E quindi anatemi contro Eijk. Leone XIV è apparso sulla Loggia delle benedizioni vestito da Papa: mozzetta, stola e croce dorata che Francesco aveva ripudiato. È stato un primo segnale di ritorno alle tradizioni, anche se Prevost non sarà affatto un Papa tradizionalista. Ha bacchettato il cattolico Vance che faceva una classifica dei sentimenti d’amore ricordandogli che il Signore non la fa. Ha contestato la politica dei migranti di Trump, lui testimone in Perù dello sfruttamento di molti sudamericani negli Stati Uniti. Al tempo stesso è molto rigido sulla morale e sul mondo Lgbtq+ non accettando unioni di persone dello stesso sesso, laddove Francesco era stato ondeggiante (benedizioni sì, ma non più lunghe di quindici secondi), pur non cedendo sul principio di fondo. È l’antitesi di quel mondo woke detestato dalla maggioranza dei cattolici americani che per questo hanno votato Trump.

Nell’omelia di ieri, Leone XIV ha promosso il riscatto della Chiesa cattolica contro la liquidazione che se fa nel mondo, dove la perdita di fede religiosa svilisce troppo spesso il senso della vita, la dignità delle persone, il valore della famiglia. Parole che portano dritte al magistero di Benedetto XVI. È dunque arbitrario catalogare Prevost in una categoria semplicistica e predefinita. Il pacchetto di voti che lo ha fatto eleggere gli è arrivato molto probabilmente da Parolin che ha voluto evitare una conta drammatica e che potrebbe portare a una sua conferma nella Segreteria di Stato rivitalizzata. Ma anche da alcuni conservatori (americani e non solo) tranquillizzati sul piano dottrinario e timorosi di ulteriori aperture di Parolin verso la Cina.

Un Papa molto attivo, dunque, movimentista e prudente allo stesso tempo che potrebbe mediare nei conflitti esistenti aprendo a una stagione di speranza nella Chiesa e nel mondo.