L’euro più forte scuote i mercati, gli effetti sull'economia e sulla Bce

L'euro sta esibendo un poderoso rally in questi primi mesi del 2025, diventando un protagonista inatteso sui mercati valutari. Il suo rafforzamento, trainato da fattori esogeni come il rilancio fiscale tedesco e la crescente instabilità americana, sta già lasciando segni tangibili sull’economia dell’Eurozona. Cosa aspettarsi nei prossimi mesi tra inflazione in calo, esportazioni sotto pressione e una Bce costretta a rivedere la propria politica monetaria.

Mag 2, 2025 - 14:25
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L’euro più forte scuote i mercati, gli effetti sull'economia e sulla Bce

Dall’inizio del 2025, l’euro ha guadagnato circa il 5% su base ponderata per il commercio e circa il 10% rispetto al dollaro, registrando un rafforzamento considerevole anche contro la sterlina britannica e mantenendo la sua forza contro valute rifugio come franco svizzero e yen giapponese.

Secondo l’analisi di Goldman Sachs, due eventi principali hanno innescato questa dinamica: l’annuncio di un pacchetto fiscale espansivo in Germania, che ha migliorato le prospettive di crescita interna, e l’imposizione dei dazi "reciproci" da parte degli Stati Uniti, che ha aumentato l'incertezza economica globale spingendo gli investitori verso l’Europa.

Questi fattori hanno dato slancio alla moneta unica, confermando una dinamica principalmente esogena dietro la sua recente forza. Secondo gli analisti della banca Usa, il trend positivo dell’euro è destinato a proseguire nei prossimi dodici mesi, con un tasso di cambio EUR/USD previsto a 1,20.

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L’apprezzamento dell’euro dovrebbe ridurre sia l’inflazione che la crescita economica dell’Eurozona, dato che l’importazione di beni diventa più conveniente mentre l’export perde competitività.

Le nuove stime di Goldman Sachs confermano che un aumento dell’1% del valore dell’euro comporta, in media, una riduzione dello 0,1% dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato (HICP) e un effetto simile sul Pil reale. L'impatto sull’inflazione core è più contenuto, ma comunque negativo. È emerso che gli effetti si fanno sentire maggiormente quando il rafforzamento della valuta è guidato da fattori esterni, come è avvenuto quest’anno.

Inoltre, come spiega Goldman Sachs, l’impatto di un euro forte è più intenso nei paesi con un’elevata percentuale di commercio in valute diverse dall’euro, amplificando così le dinamiche deflazionistiche e di rallentamento dell’attività economica.

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Secondo le stime aggiornate di Goldman Sachs, circa il 75% dell'effetto cumulativo sull’inflazione complessiva e circa il 50% sull’inflazione core si manifesta entro un anno dal rafforzamento della moneta. I prezzi all'importazione e alla produzione tendono a reagire più rapidamente, offrendo un primo indicatore tangibile delle future pressioni sui prezzi al consumo.

Goldman Sachs prevede che l'apprezzamento dell'euro osservato finora sottrarrà circa 0,1-0,2 punti percentuali all'inflazione core annua nel 2025 e nel 2026. Inoltre, dato che l’euro è destinato a rafforzarsi ulteriormente, è probabile che il rallentamento dei prezzi diventi più marcato e duraturo rispetto alle prime previsioni della banca Usa.

Il rafforzamento dell'euro si sta rivelando particolarmente rilevante perché il dollaro, moneta principale nelle transazioni commerciali europee, ha subito un indebolimento che amplifica l'effetto disinflazionistico.

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Tradizionalmente, l'impatto di un euro forte sulla politica monetaria della Bce è stato limitato. Tuttavia, data l’entità del rafforzamento attuale, l'istituto di Francoforte potrebbe trovarsi costretta a rispondere più attivamente.

Storicamente, la Bce ha reagito più marcatamente quando l’apprezzamento era di natura esogena, come nell’attuale contesto, piuttosto che quando era guidato dalla forza della domanda interna.

Secondo Goldman Sachs, il rafforzamento dell’euro quest’anno dovrebbe favorire ulteriori tagli dei tassi di interesse: sono previste tre riduzioni nei mesi di giugno, luglio e settembre, con un tasso terminale che potrebbe attestarsi all’1,5%. La necessità di contrastare un ulteriore raffreddamento della crescita e delle dinamiche inflazionistiche pone quindi l’Eurotower di fronte a scelte delicate nei prossimi mesi.

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