Grandi forze stanno premendo per un cambiamento strutturale del commercio mondiale
La trasformazione in atto implica che non possiamo più estrapolare trend passati, per strutturare i portafogli, facendo saltare la distinzione tra allocazione tattica e strategica.A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

Fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di aprile in uscita oggi alle 16:00 (stima 50.7 punti contro 57 di marzo).
Indice IFO di aprile maggiore delle attese e di marzo (86.9 punti contro 85.1 atteso e 86.7 di marzo). Nonostante il miglioramento, ricordiamo che recentemente la Bundesbank ha segnalato che in presenza da dazi, la Germania entrerà in recessione nel 2025, mentre se i dazi fossero pari a zero, la crescita si fermerebbe ad un modesto +0.2%.
Richieste settimanali USA alla disoccupazione, pari a 222k, in linea con le attese e in crescita rispetto alle 216k della scorsa settimana. Ordini di beni durevoli USA MoM di marzo decisamente maggiore rispetto alle attese e in forte crescita rispetto a febbraio (+9.2% contro +2.1% atteso e +0.9% in febbraio), segnando il terzo aumento mensile consecutivo. L'impennata è stata in gran parte guidata da un aumento degli ordini per aerei commerciali. Le attrezzature per il trasporto sono aumentate del 27%, principalmente aerei e parti non difensivi (139%) e veicoli a motore e parti (2,3%). Escludendo il trasporto, i nuovi ordini sono rimasti praticamente invariati.
Chi ci segue sa che da diversi mesi sosteniamo che grandi forze, come la frammentazione geopolitica, stiano trasformando il mondo. La politica commerciale statunitense sta contribuendo a questa trasformazione. Non si tratta di un ciclo economico, ma di un cambiamento strutturale a lungo termine. Questo solleva importanti interrogativi sulla traiettoria dei mercati globali, rendendo le aspettative a lungo termine più sensibili alle notizie a breve termine.
Cominciamo con una domanda: come evolverà il ruolo dei titoli del Tesoro statunitensi nei portafogli? È uno dei grandi interrogativi sollevati dalla recente collisione di due mega forze: la frammentazione geopolitica e il futuro della finanza. Mesi fa abbiamo sostenuto che l'aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse in un periodo di debito elevato avrebbero creato un "fragile equilibrio" per le obbligazioni statunitensi, vulnerabile alle variazioni di fiducia degli investitori. La recente e insolita impennata dei rendimenti dei titoli del Tesoro, con le azioni statunitensi e il dollaro in calo, oltre a suggerire il desiderio di una maggiore remunerazione del rischio, ha messo in luce questo fragile equilibrio. Prevedere lo stato finale di una trasformazione è quasi impossibile, aggravato ora dall'imprevedibilità dei negoziati commerciali. Riteniamo comunque che il processo di definizione delle nuove politiche commerciali si scontrerà con le regole economiche che di fatto pongono limiti al possibile.
Gli Stati Uniti hanno ampi deficit fiscali e un debito elevato, circa il 30% del quale è detenuto da investitori stranieri, secondo i dati della Fed. C'è una regola economica in gioco in questo caso: il deficit delle partite correnti non può essere ridotto senza una corrispondente riduzione dei finanziamenti esteri. Spingendo per ridurre rapidamente il deficit commerciale, gli Stati Uniti troveranno più difficile finanziare il proprio debito, soprattutto se imprevedibili negoziati tariffari intaccheranno la fiducia degli investitori stranieri.
Ciò indica rendimenti obbligazionari più elevati e costi di servizio del debito più elevati, sconvolgendo l'aritmetica di bilancio. Inoltre, le catene di approvvigionamento globali possono evolversi nel tempo, ma non possono essere riorganizzate rapidamente senza gravi interruzioni. I dazi non solo aumentano i costi, ma possono anche ridurre l'accesso a fattori di produzione chiave e potenzialmente bloccare la produzione. Questo rischia un rallentamento della crescita o una recessione con un'inflazione elevata, proprio come durante la pandemia, limitando nel contempo qualsiasi risposta delle banche centrali. Nel tentativo di ridurre rapidamente i deficit commerciali, gli Stati Uniti si scontreranno con queste regole economiche. Tra l’altro questo sembra essere già accaduto con la recente rapida svendita del Tesoro e le esenzioni tariffarie per l'elettronica per evitare le interruzioni più evidenti nelle catene di approvvigionamento.
Stiamo assistendo a cambiamenti nelle politiche statunitensi che contribuiscono e accelerano la trasformazione strutturale già in atto. Tale trasformazione potrebbe avere molteplici esiti nei prossimi anni. Non possiamo più estrapolare dai trend passati o basarci su ipotesi di lungo termine per ancorare i portafogli. La distinzione tra allocazione tattica e strategica degli asset è sfumata. Dobbiamo invece rivalutare costantemente la traiettoria di lungo termine ed essere dinamici nell'allocazione degli asset man mano che apprendiamo di più sullo stato futuro del sistema globale. L'incertezza su questo scenario futuro può anche incentivare gli investitori non statunitensi a detenere maggiori capitali nei rispettivi mercati locali.
L'effetto vincolante di queste regole economiche sui negoziati commerciali significa che ci vorrà del tempo per sradicare il sistema attuale. Nel breve termine, l'attuale ordine finanziario rimane il punto di partenza.
Meglio quindi concentrarsi sui temi che alimentano la trasformazione globale. Da questo punto di vista, continuiamo a vedere l'intelligenza artificiale come la forza trainante dei rendimenti, soprattutto negli Stati Uniti. Troviamo inoltre opportunità selettive in Europa, ad esempio nei settori bancario e della difesa. Preferiamo il credito e i titoli di Stato europei a quelli statunitensi, anche se riteniamo strategico e fondamentale il modo in cui l'Europa risponderà alle mutevoli dinamiche globali e affronterà le sfide strutturali che si profilano all’orizzonte.