Export italiano verso gli Usa: i dati sono gonfiati
Il commercio estero extra Ue segna il +7,5% per l'export, ma il dato è gonfiato dalle navi verso gli Usa. Senza questa voce una tantum l’export mensile sarebbe in calo del -1,6%

A marzo 2025 l’export italiano verso i Paesi extra Ue è tornato a crescere, sia su base mensile che su base annua. Ma dietro i dati incoraggianti si celano in realtà dinamiche distorsive e segnali di debolezza su mercati chiave.
I dati diffusi dall’Istat mostrano l’andamento degli scambi commerciali tra Italia e Paesi extra Ue a marzo 2025: le esportazioni sono aumentate del +2,9% rispetto a febbraio, mentre le importazioni sono calate dell’1,1%.
Cosa traina l’export
Su base annua, si parla del +7,5% per l’export e del +8,7% per l’import. L’avanzo commerciale si attesta a 5,96 miliardi di euro, in lieve miglioramento rispetto allo stesso mese del 2024.
La crescita dell’export è trainata principalmente da
- beni strumentali (+9,9% congiunturale, +10,4% tendenziale);
- e dai beni di consumo non durevoli (+1,7% congiunturale, +20,7% tendenziale).
In calo invece l’export
- di energia (-6,4% congiunturale, -34,4% tendenziale);
- e di beni di consumo durevoli (-11,5% e -19,9%).
Sul fronte importazioni, il calo mensile è interamente dovuto alla contrazione degli acquisti di energia (-19,8%), mentre su base annua a trainare sono i beni di consumo durevoli (+33,6%) e non durevoli (+32,4%).
Primo trimestre 2025
Nel confronto tra il primo trimestre 2025 e l’ultimo del 2024, l’export cresce del +4,8%, mentre l’import segna un aumento del +5,3%. L’aumento delle esportazioni è guidato da:
- beni strumentali +7,9%;
- beni di consumo non durevoli +7,2%;
- beni intermedi +4,5%.
Il saldo commerciale resta positivo (+11,2 miliardi), ma in calo rispetto ai 15,7 miliardi del primo trimestre del 2024, segno di un deterioramento relativo della bilancia commerciale, in particolare nel comparto energetico.
Export record verso gli Usa
L’export verso gli Stati Uniti segna un aumento tendenziale impressionante: +41,2%, contribuendo in modo decisivo al risultato complessivo. Seguono Mercosur (+28,9%) e Paesi Opec (+24,9%).
Tuttavia, l’Istat segnala esplicitamente che il dato è fortemente influenzato da vendite eccezionali di mezzi navali (navi commerciali e da crociera) proprio verso gli Usa. Senza questo effetto una tantum, l’export mensile sarebbe addirittura in calo del -1,6% e la crescita annua si ridurrebbe a un modesto +3%. Questo suggerisce che la performance positiva dell’export non è strutturale, ma legata a operazioni isolate.
Commercio con la Cina e Turchia in affanno
Preoccupa poi il calo delle esportazioni italiane verso due mercati cruciali:
- Cina -8,5%;
- Turchia -31,3%.
Questi dati riflettono tensioni commerciali, calo della domanda interna e possibili difficoltà competitive. L’import dalla Cina, tuttavia, cresce del +44,9%, segno di una dipendenza crescente dalle catene del valore asiatiche.
Mercosur in ascesa
Spicca il notevole incremento degli scambi con il blocco Mercosur (Brasile, Argentina, eccetera): +28,9% nell’export e +71,2% nell’import. L’America Latina si conferma area dinamica per l’interscambio, trainata probabilmente dai flussi di materie prime, beni agricoli e semilavorati.
Beni di consumo non durevoli
Il settore dei beni di consumo non durevoli (alimentari, farmaceutici, prodotti per la cura della persona e della casa) mostra una solidità strutturale sia lato export che import. La crescita tendenziale supera il +20% in entrambi i sensi, confermando la centralità di questi prodotti nell’economia post-pandemica, con consumatori attenti a qualità e accessibilità.
Energia
Il deficit energetico resta consistente (-3,86 miliardi), ma in leggero miglioramento rispetto a marzo 2024 (-3,98 miliardi). Il calo delle importazioni è legato in parte alla riduzione dei prezzi, in parte a un minore fabbisogno, ma l’energia resta il punto debole della bilancia commerciale italiana con i paesi extra Ue.
L’Italia resta esposta, sul fronte dell’energia, a
- fluttuazioni dei prezzi internazionali;
- rischi geopolitici.
- debolezze industriali legate ai costi produttivi.