Le docuserie delle celeb, un fenomeno da contratti milionari

È “docu-bio” mania. C’è una tendenza che imperversa su Netflix in particolare, ma anche sulle altre piattaforme, in particolare Amazon Prime, oramai da un paio di anni abbondanti, e si tratta della spasmodica, a tratti quasi morbosa, ossessione per i prodotti “biopic” documentari. Scorrendo la sconfinata library di contenuti che rimpolpano la piattaforma over-the-top più amata dai fan del binge-watching, per cui si intende una vera e propria “abbuffata” televisiva, in cui gli utenti guardano senza pause gli episodi di una serie TV, è facile notare quanto quei prodotti siano oramai una parte imprescindibile della sua offerta. Attualita' 12 Dicembre 2023 Netflix, quali sono le serie più viste. I dati per la prima volta Il "What We Watched: A Netflix Engagement Report" è un resoconto completo (che sarà pubblicato due volte l'anno) su ciò che le… 12 Dicembre 2023 netflix dati netflix Guarda ora Certo, le produzioni “docu” (soprattutto quelle di stampo “true crime”) hanno sempre rappresentato degli ottimi riempitivi nell’attesa di una nuova stagione de “La Casa di Carta”, “Stanger Things” o “The Crown”, ma è oramai pratica da un paio d’anni l’uso (o abuso?) di mini-film o mini- serie biografici, che ruotano attorno ad un atleta, ad un artista o ad un personaggio del mondo dello spettacolo. E ce n’è per tutti i gusti: dagli sportivi come Alex Schwazer (“Il Caso Alex Schwazer”, 2023) e David Beckham (“Beckham”, 2023), passando per Michael Jordan e i Chicago Bulls (“The Last Dance, 2020) fino a star internazionali come Robbie Williams (“Robbie Williams, 2023) o veri reali (“Harry& Meghan”, 2022) e showgirl come Ilary Blasi (“Unica”, 2023) o Georgina Rodriguez aka Mrs. Ronaldo (“Soy Georgina”, 2022), la parola d’ordine è una sola: inciucio. Tra voyerismo e gossip, le vite delle celeb che riempiono lo streaming Il minimo comun denominatore che muove le fila di questi prodotti, che è anche la ragione per cui vengono visti, è il desiderio continuo di pettegolezzo, scavare nella vita privata di personaggi famosi, principalmente per scoprirli vulnerabili, o semplicemente umani. Una tradizione, quella del gossip, che, soprattutto per quanto riguarda il pubblico italiano, si perde nella notte dei tempi, agli albori della serialità letteraria: si pensi al grande trionfo dei romanzi d’appendice (con la produzione di Carolina Invernizio in testa) alla fine dell’Ottocento, a cui fecero eco romanzi rosa, fotoromanzi, radio-drammi, soap opera e persino i reality show nel corso del Novecento; fino ad arrivare alla più contemporanea delle soap social, i “Ferragnez”. Foto: Shutterstock Storie d’amore burrascose, storie di cadute, storie di malattia, storie di rivalsa: l’operazione è semplice, ma soprattutto funziona e con ottimi risultati. Non sorprende che l’ultimissima produzione del colosso statunitense, il docufilm di e su Ilary Blasi, sia in testa alle classifiche dei contenuti più visti e abbia fatto centro ancora una volta. D’altronde, c’è tutto quello che gli spettatori cercano: la storia di una donna forte e determinata, di successo, ma anche ferita da un tradimento imperdonabile da parte dell’amore della sua vita. “Unica”, come l’ultima uscita in casa Netflix “Ilary” si inseriscono in una linea editoriale molto precisa intrapresa negli ultimi anni, che arriva anche in un momento specifico della storia della piattaforma. Docuserie vip, una scelta economica C’è un’evidente penuria di contenuti: da una parte, le grandi produzioni internazionali (a partire dall’attesissima season finale di “Stranger Things”) sono state rallentate dal lungo e massiccio sciopero degli attori a Holl

Mar 23, 2025 - 17:51
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Le docuserie delle celeb, un fenomeno da contratti milionari

È “docu-bio” mania. C’è una tendenza che imperversa su Netflix in particolare, ma anche sulle altre piattaforme, in particolare Amazon Prime, oramai da un paio di anni abbondanti, e si tratta della spasmodica, a tratti quasi morbosa, ossessione per i prodotti “biopic” documentari.

Scorrendo la sconfinata library di contenuti che rimpolpano la piattaforma over-the-top più amata dai fan del binge-watching, per cui si intende una vera e propria “abbuffata” televisiva, in cui gli utenti guardano senza pause gli episodi di una serie TV, è facile notare quanto quei prodotti siano oramai una parte imprescindibile della sua offerta.

Attualita'
12 Dicembre 2023
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Certo, le produzioni “docu” (soprattutto quelle di stampo “true crime”) hanno sempre rappresentato degli ottimi riempitivi nell’attesa di una nuova stagione de “La Casa di Carta”, “Stanger Things” o “The Crown”, ma è oramai pratica da un paio d’anni l’uso (o abuso?) di mini-film o mini- serie biografici, che ruotano attorno ad un atleta, ad un artista o ad un personaggio del mondo dello spettacolo.

E ce n’è per tutti i gusti: dagli sportivi come Alex Schwazer (“Il Caso Alex Schwazer”, 2023) e David Beckham (“Beckham”, 2023), passando per Michael Jordan e i Chicago Bulls (“The Last Dance, 2020) fino a star internazionali come Robbie Williams (“Robbie Williams, 2023) o veri reali (“Harry& Meghan”, 2022) e showgirl come Ilary Blasi (“Unica”, 2023) o Georgina Rodriguez aka Mrs. Ronaldo (“Soy Georgina”, 2022), la parola d’ordine è una sola: inciucio.

Tra voyerismo e gossip, le vite delle celeb che riempiono lo streaming

Il minimo comun denominatore che muove le fila di questi prodotti, che è anche la ragione per cui vengono visti, è il desiderio continuo di pettegolezzo, scavare nella vita privata di personaggi famosi, principalmente per scoprirli vulnerabili, o semplicemente umani.

Una tradizione, quella del gossip, che, soprattutto per quanto riguarda il pubblico italiano, si perde nella notte dei tempi, agli albori della serialità letteraria: si pensi al grande trionfo dei romanzi d’appendice (con la produzione di Carolina Invernizio in testa) alla fine dell’Ottocento, a cui fecero eco romanzi rosa, fotoromanzi, radio-drammi, soap opera e persino i reality show nel corso del Novecento; fino ad arrivare alla più contemporanea delle soap social, i “Ferragnez”.

Foto: Shutterstock

Storie d’amore burrascose, storie di cadute, storie di malattia, storie di rivalsa: l’operazione è semplice, ma soprattutto funziona e con ottimi risultati.

Non sorprende che l’ultimissima produzione del colosso statunitense, il docufilm di e su Ilary Blasi, sia in testa alle classifiche dei contenuti più visti e abbia fatto centro ancora una volta.

D’altronde, c’è tutto quello che gli spettatori cercano: la storia di una donna forte e determinata, di successo, ma anche ferita da un tradimento imperdonabile da parte dell’amore della sua vita.

“Unica”, come l’ultima uscita in casa Netflix “Ilary” si inseriscono in una linea editoriale molto precisa intrapresa negli ultimi anni, che arriva anche in un momento specifico della storia della piattaforma.

Docuserie vip, una scelta economica

C’è un’evidente penuria di contenuti: da una parte, le grandi produzioni internazionali (a partire dall’attesissima season finale di “Stranger Things”) sono state rallentate dal lungo e massiccio sciopero degli attori a Hollywood, conclusosi solo all’inizio di novembre; dall’altra, perché i costi che caratterizzano i prodotti fiction (intesi come storie di finzione) sono diventati insostenibili.

Giusto per dare un paio di cifre: un solo episodio di “The Crown” è costata all’incirca 13 milioni di dollari.

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Viene da sé la scelta di investire in molte, troppe, opere docu-bio: costi senza dubbio molto ridotti, in quanto coinvolge un solo talent (il protagonista della serie) e, soprattutto, si può contare sull’utilizzo di tanto materiale d’archivio, che va solo assemblato e reso coerente attraverso una sapiente opera di montaggio.

Tutto questo per dire che la scelta di Netflix di lavorare in questa direzione è principalmente legata a ragioni economiche: in fin dei conti, “massima resa, minima spesa” è un adagio che è sempre valido, soprattutto quando si parla di TV.

I documentari sono i contenuti più visti dalla GenZ

Le piattaforme video e streaming hanno intercettato da tempo il trend: i giovani vogliono conoscere da vicino la realtà che li circonda, raccontata in modo diretto e senza fronzoli.

Film e serie tv continuano ad essere il pane quotidiano della fascia più giovane della popolazione, ma da qualche anno i documentari e le docu-serie sono in netta ascesa, con milioni e milioni di views e interazioni sui social. Tra gli argomenti più cercati ci sono le vite dei personaggi famosi, il true-crime ma anche l’attualità e la sostenibilità ambientale.

Spesso i contenuti arrivano da oltreoceano, ma anche in Italia abbiamo un catalogo di documentari originali che cresce ogni giorno.

Non solo Ilary Blasi, tutte le serie TV sui VIP e i costi

Il 22 novembre ha debuttato su Netfilx il docufilm “Unica” con protagonista Ilary Blasi e la sua versione della rottura con Francesco Totti. L’attenzione mediatica già alta sulla vicenda di gossis, tra orologi “rubati”, caffè misteriosi e nuove fiamme (vedi Noemi Bocci e Bastian Muller) è salita ulteriormente con l’uscita della serie in streaming.

Foto: Ansa

“Unica”, il documentario di Netflix, in streaming da novembre scorso, è stato davvero un caso mediatico. In un’ora e venti minuti Ilary Blasi, infatti, si è raccontata senza tralasciare nulla del suo privato e della sua relazione, poi naufragata, con Francesco Totti. La scena poi si conclude con il “famoso caffè” che ha creato scompiglio nella famiglia Totti e che avrebbe visto come protagonista maschile dell’incontro con la conduttrice il personal trainer Iovino, al centro della cronaca per il pestaggio con Fedez.

Secondo quanto rivelato dal sito Davide Maggio, i costi per il cachet di “Unica” sarebbero da capogiro.

Ebbene la piattaforma streaming per assicurarsi le confessioni della conduttrice avrebbe sborsato ben 2.249.436,8 di euro. Una cifra notevole per un documentario di 1 ora e 20 minuti, per di più girato in Italia senza particolari effetti speciali. Il costo è riportato sul sito del Ministero della Cultura. Perché sì, proprio come accaduto con The Ferragnez, sempre di Banijay, anche in questo caso sono stati chiesti dei contributi ministeriali.

Ferragnez, ogni puntata costava 700 mila euro

Ferragni e Fedez hanno sviluppato business enormi che ora saranno alla prova della separazione. Pochi gli affari in comune, ma entrambi hanno guadagni milionari.

Della popolare serie su Amazon Prime si contano due edizioni e uno speciale Sanremo con Chiara Ferragni alla conduzione al fianco di Amadeus e il famoso bacio di Fedez con il cantante in gara Rosa Chemical.

Quanto è costata la serie sugli allora Ferragnez? L’unica cifra certa su cui ragionare è rappresentata dal costo di produzione della prima serie, pari a 5,7 milioni di euro circa per 8 puntate.

Questo fa ben 710mila euro a puntata da circa 30 minuti, comprensivo del cachet della coppia, che si immagina ricco.

Se questo è il costo, il prezzo pagato da Prime video per trasmetterla è sicuramente più alto e chissà se non c’erano anche parametri di remunerazione aggiuntiva legati all’audience sviluppata dal programma. Che dovrebbe aver avuto buoni riscontri essendo salito al primo posto in Italia per spettatori.

Purtroppo Prime video non ha fornito numeri puntuali. In ogni modo, la seconda serie sarà costata almeno altrettanto e questo spiega i silenzi delle società interessate.

Prima dei nostrani Ferragnez furono Harry e Meghan, una storia d’amore e di soldi: guadagni dal documentario 

Un documentario in sei parti sulla relazione di Harry e Meghan, dai primi giorni del corteggiamento alla loro attuale vita negli Stati Uniti, con la partecipazione di amici e familiari, molti dei quali non hanno mai parlato pubblicamente prima di ciò che hanno visto e vissuto con la coppia e dello stato attuale del Regno Unito, ha debuttato su Netflix l’8 dicembre 2021.

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È stato il primo progetto della casa di produzione, Archewell Productions, a vedere la luce da quando il principe Harry e Meghan Markle hanno firmato l’accordo con la piattaforma di streaming nel 2020.

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Un accordo che, secondo alcuni fonti avrebbe fatto guadagnare agli ex reali fino a 100 milioni di dollari in cinque anni.

Sport protagonista nelle docuserie: David Beckham, avrebbe incassato oltre 28 mln di sterline da Netflix

Calciatore di fama mondiale, modello, star dei social e personalità talmente unica da divenire, nel tempo, iconica. David Beckham è tutto questo e molto altro, e il successo che riscuote in ogni sua attività non può che esserne la dimostrazione.

Con la realizzazione del documentario incentrato su parte della sua vita e della sua storia, uscito su Netflix nell’ottobre del 2023, David sembra aver acquisito, se possibile, ancora più consensi ma, ciò che appare ora certo, è che ciò che è aumentato sono sicuramente i suoi guadagni.

Foto: Shutterstock

Come ha scritto l’Independent: «David Beckham ha incassato più di 28 milioni di sterline (cifra pari a circa 33,5 mln di euro) dal suo impero nei media, nella moda e nello sport, dopo che questo è stato rafforzato dal suo documentario Netflix con la moglie Victoria. Dai bilanci appena presentati è emerso che i profitti delle sue imprese sono più che raddoppiati lo scorso anno».

Secondo quanto riportato, infatti, David Beckham Brands al 55% di proprietà di Authentic Brands Group e al 45% di David ha registrato un aumento delle vendite nel 2023. DRBJ Holdings, holding che riunisce tutti i marchi dell’ex capitano dell’Inghilterra, ha registrato un fatturato di 91,2 mln di dollari per l’anno, pari a un aumento del 2% rispetto all’anno precedente.

«Il gruppo comprende David Beckham Ventures Limited, che detiene la maggior parte dei ricavi derivanti dalle sue partnership e licenze sui marchi, la sua società di produzione multimediale Studio 99 e la sua attività Seven Global LLP» si legge nell’analisi, dove viene sottolineato anche come la stessa David Beckham Ventures Limited abbia visto i profitti aumentare fino al 17,9%, mentre Studio 99 Group avrebbe accresciuto i propri ricavi fino a 15 mln di dollari grazie a ciò che è conseguito alla sopracitata serie Netflix dal titolo “Beckham”.

L’azienda avrebbe dunque «distribuito dividendi significativi: i conti rivelano che nel corso dell’anno sono stati pagati agli azionisti 28,5 milioni di dollari (22,6 milioni di sterline) di dividendi.

Da allora ha distribuito altri 51 milioni di dollari (40,5 milioni di sterline) di dividendi» poi suddivisi equamente in base alle rispettive proprietà.

Per questo, si deduce che a David Beckham sarebbero andati 28,6 milioni di sterline, ovvero 36 milioni di dollari. Dalle ultime stime, inoltre, emergerebbe che le attività commerciali di David e Victoria Beckham avrebbero totalizzato vendite per oltre 160 milioni di sterline lo scorso anno, ovvero quasi 193 milioni di euro.

La lista infinita delle celeb con le vite in streaming

Da Harry e Meghan ai Ferragnez ai Kardashian e tanti altri che si raccontano a suon di milioni.

Oltre a Ilary Blasi, che dopo Unica, ci ha preso gusto ed è tornata recentemente con Ilary una miniserie che la racconta nella sua quotidianità, alla conduttrice hanno fatto da precursori del genere gli ex reali inglesi più famosi del mondo Harry e Meghan.

Un’altra storia che ha catturato l’attenzione del pubblico è il divorzio tra Johnny Depp e Amber Heard con il processo raccontato passo per passo nella miserie in tre puntate “Depp V Heard” su Netflix.

Il documentario realizzato da Emma Cooper tra abusi e dipendenza dall’alcol si pone l’obiettivo di fornire una panoramica neutrale su ciò che avviene quando il tribunale dell’opinione pubblica distorce la realtà e prende il sopravvento.

Il caso Wanna Marchi e le sue vicissitudini oscure e giudiziarie sempre su Netflix, per poi arrivare ai Ferragnez con le vite degli ex coniugi d’oro d’Italia visibili su Prime, la piattaforma di Amazon.

Foto: Shutterstock

Non poteva ovviamente mancare la famiglia Kardashian e in particolare la fine del matrimonio tra Kim e Kanye West. Nel docufilm “Kim Kardashian vs Kanye West: il Divorzio”, disponibile su Discovery+, si raccontano le polemiche e battaglie legali durate anni che hanno portato alla fine delle nozze.

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Altri docufilm sui vip da non perdere sono la serie di Netflix dedicata al cantante Robbie Williams e Miss Americana sulla popstar Taylor Swift, disponibile sempre sulla piattaforma di streaming.

Nel documentario “Going Clear – Scientology e la prigione della fede”, in cui vengono raccontate le origini della setta religiosa molto popolare negli USA potete trovare retroscena sul matrimonio tra Tom Cruise e Nicole Kidman.

Il caso Melania Trump: in uscita su Amazon Prime il documentario sulla first lady

Prima il memoir, oggi un racconto per immagini con contenuti inediti (e look impeccabili?). Melania Trump continua il suo nuovo approccio da neo first lady (bis) abbandonando il low profile e la sua proverbiale poker face nascosta da occhiali da sole over size, abbracciando un pov più sorridente, mediatico e “parlante”.

La moglie di Donald Trump sembra intenzionata ad occupare una posizione di rilevo nella seconda presidenza del marito non accontentandosi del ruolo di comparsa.

Il documentario su Melania Trump diretto da Brett Ratner e distribuito da Amazon Prime Video è in uscita nei prossimi mesi.

Il 20 gennaio Donald Trump si è insediato ufficialmente alla Casa Bianca diventando ufficialmente il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Al suo fianco la moglie Melania, a sua volta al secondo mandato da flotus.

Dopo quattro anni votati al basso profilo (soprattutto dopo le grane giudiziarie del marito diventate di pubblico dominio) e di insofferenza alla vita al 16000 di Pennsylvania Avenue, oggi l’ex top slovena naturalizzata statunitense sembra aver intrapreso un’altra strada.

Foto: Ansa

Una svolta nella sua immagine pubblica, che su consiglio degli esperti, la vorrebbe “più simile a Michelle Obama e Jill Biden” impegnate attivamente per le donne e le minoranze. Ennesimo tassello della “svolta mediatica”, il documentario per cui Amazon Prime Video ha ottenuto i diritti esclusivi di licenza per un’uscita in streaming e nelle sale cinematografiche nel 2025, come dichiarato dalla società di Jeff Bezos.

In un comunicato, il colosso americano ha dichiarato che il film offrirà agli spettatori “uno sguardo senza precedenti dietro le quinte” della vita della prima donna promettendo una storia “davvero unica“.

Le riprese sono iniziate a dicembre e senza dubbio seguiranno Melania nei primi periodi da first lady, come già hanno fatto al 20 gennaio per lo storico Inauguration Day, trasmesso in diretta proprio su Prime Video.

I costi della serie sulla vita di Melania Trump

Il documentario sulla vita di Melania Trump raggiunge, come c’era da aspettarselo, costi stellari. Si parla di 40 milioni di dollari. L’accordo è stato raggiunto con Amazon Prime Video, e dovrebbe arrivare sulla piattaforma entro la fine del 2025.

Un progetto che potrebbe fare da apripista per ulteriori collaborazioni con la piattaforma di Jeff Bezos, i cui rapporti con Donald Trump non sarebbero dei migliori. Anche se The Donald e il figlio Barron prenderanno parte al documentario.

I primi dettagli sul documentario della first lady

La sicurezza è indubbiamente un punto a favore di Melania Trump: da produttrice esecutiva, ha naturalmente insistito per avere il pieno controllo creativo sul documentario.

Secondo quanto affermato dalla stampa, l’accordo potrebbe anche prevedere una quota sui profitti, dopo aver coperto i costi di produzione. Il progetto è stato inoltre preso a cuore persino da Jeff Bezos, interessato a ricucire i rapporti con i Trump.

«La sua esposizione controllata e quell’aria misteriosa hanno reso il pubblico più interessato alla sua vita, il che ha fatto aumentare il cachet», ha spiegato una fonte.

Il documentario, stando alle prime anticipazioni e ai dettagli, dovrebbe offrire uno sguardo molto raro e intimo sulla vita di Melania e sul motivo per cui è sempre stata tanto riservata per gran parte della sua carriera.

Il costo di 40 milioni è stato confermato tra tre fonti che sono a conoscenza dell’accordo. Il documentario, prima di approdare su Prime Video, avrà una piccola distribuzione nelle sale.

Un rapporto più disteso tra Trump e il fondatore di Amazon non è escluso, considerando che Bezos, insieme alla fidanzata Lauren Sanchez, è stato avvistato a cena a Mar-a-Lago.

Foto: Shutterstock

Particolare è anche la presenza di Barron all’interno del documentario, dal momento in cui Melania ha sempre voluto proteggere suo figlio dalla costante esposizione mediatica. Evidentemente Melania ha compreso un aspetto: è meglio controllare la propria immagine in prima persona, anziché affidarla alle indiscrezioni e ai rumor.

Sempre più celebrità finanziano i propri documentari: gli esempi

Unica, il documentario che racconta la versione di Ilary Blasi sulla fine della sua relazione con Totti, è stato uno dei contenuti più visti su Netflix Italia nelle ultime settimane, e si è piazzato in buona posizione anche nella classifica globale dei prodotti che non nascono in lingua inglese. Il suo successo è anche e soprattutto la prova di come le piattaforme siano riuscite a trovare una nuova tipologia di contenuti, in grado di funzionare sia in termini di audience che a livello finanziario. Unica, infatti, rientra nel recente filone di documentari sulle celebrità finanziati dagli stessi protagonisti.

La serie Beckham, dedicata alla storia di David e Victoria Beckham, andava nella stessa direzione, ed era stata tra le produzioni più viste in tutto il mondo.

Nel 2022 era uscito Halftime, una narrazione di come Jennifer Lopez si preparò per il suo show al Super Bowl che raccontava parallelamente la sua carriera di cantante.

Due anni prima venne invece pubblicato Miss Americana, incentrato su Taylor Swift.

Tutti contenuti realizzati con Netflix e accomunati dal fatto che sono dedicati a una figura molto nota, la stessa che supporta economicamente l’opera, ricamando una narrazione perfettamente allineata all’immagine di sé che si vuole trasmettere.

Foto: Shutterstock

Uno dei difetti di questo tipo di contenuti è che tendono tutti ad assomigliarsi: seguono infatti più o meno la stessa formula, unendo un contesto domestico a un racconto della carriera del protagonista.

La storyline di solito mescola inizi di carriera complicati, l’arrivo del successo e le relative difficoltà dovute alla fama, per poi chiudersi con una forma di maturità e redenzione finale veicolata dal protagonista.

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Il problema dei documentari finanziati dalle stesse celebrities che vi partecipano, inoltre, è che non sempre includono le parti più controverse della loro vita.

In Beckham, ad esempio, vengono tralasciati alcuni episodi potenzialmente scomodi, che potrebbero generare critiche, come il suo ruolo da testimonial per il Qatar.

Allo stesso modo in Harry & Meghan, il documentario sul principe Harry e Meghan Markle realizzato dalla loro stessa società di produzione, non viene menzionato il primo matrimonio di Meghan.

E ancora: quest’anno Stephen Curry, uno dei giocatori di pallacanestro contemporanei più celebri, ha finanziato Underrated; nel documentario, pubblicato da Apple TV, il cestista racconta la sua storia, dipingendosi però come una persona che è sempre stata sottovalutata, senza considerare che è l’unico professionista nella storia dell’NBA a essere stato nominato giocatore dell’anno all’unanimità.

Il rischio è quindi quello di scivolare in racconti ingessati e a senso unico, dove viene evidenziata una sola versione dei fatti – cioè della persona che veicola il contenuto e che al tempo stesso ha finanziato il contenitore.

 

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