La riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia è nata sbagliata: così fallirà clamorosamente

La riforma dell’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia approvata dai due rami del Parlamento, nelle intenzioni del governo, dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno accademico, anche se i necessari decreti attuativi non sono ancora stati neppure stilati. Prevede un primo semestre con accesso libero, alla fine del quale lo studente […] L'articolo La riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia è nata sbagliata: così fallirà clamorosamente proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 6, 2025 - 10:01
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La riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia è nata sbagliata: così fallirà clamorosamente

La riforma dell’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia approvata dai due rami del Parlamento, nelle intenzioni del governo, dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno accademico, anche se i necessari decreti attuativi non sono ancora stati neppure stilati. Prevede un primo semestre con accesso libero, alla fine del quale lo studente dovrà sostenere tre esami relativi ai corsi ricevuti; sui voti ottenuti in questi esami sarà stilata una graduatoria e saranno ammessi al proseguimento degli studi in Medicina soltanto gli studenti con i voti più alti fino alla copertura del numero programmato (che rimane), mentre agli altri sarà data la possibilità di iscriversi ad altri Corsi di Laurea dove gli esami riconosciuti saranno convalidati.

E’ una riforma sbagliata, scritta da incompetenti che non hanno la minima idea del funzionamento delle Università pubbliche, ed è prevedibile che fallirà clamorosamente, anche se, dati i numerosi difetti in essa contenuti, non è facile prevedere in che modo fallirà; probabilmente in vari modi distinti. Chiariamo che la riforma si ispira al sistema in vigore in Francia, ma trascura il dettaglio per cui in quel paese non è previsto che chi non viene ammesso al proseguimento del corso possa fare un ricorso ad un tribunale amministrativo.

Certamente ci sono in Italia molti studi legali che stanno studiando la riforma e preparando le armi per i ricorsi che saranno certamente presentati dagli studenti esclusi. Io, che non sono in alcun modo un esperto, vedo vari ovvi profili di incostituzionalità, facilmente impugnabili. Ne descrivo uno solo, che consiste nel voler usare gli esami come se fossero prove concorsuali. In un concorso è previsto che passino i candidati “migliori” fino alla copertura dei posti disponibili; in un esame no.

Supponiamo che i numeri siano gli stessi degli anni precedenti: ci saranno 75mila iscritti al primo semestre, a fronte di un numero programmato di 15mila posti. 60mila candidati nelle intenzioni dei legislatori dovranno essere esclusi e dovranno scegliere una carriera diversa. Tra questi 60mila un gran numero avrà ottenuto alla fine del semestre voti sufficienti o buoni, anche se non alti abbastanza ai fini della selezione. La maggioranza di questi candidati si riunirà in gruppi e presenterà ricorsi ai Tar sostenendo che i voti ottenuti negli esami dimostrano che i ricorrenti sono “capaci e meritevoli” e rientrano quindi sotto la protezione dell’art. 34 della Costituzione.

E’ improbabile che i Tar diano loro ragione: daranno una sospensiva e sottoporranno il quesito alla Corte Costituzionale. I ricorrenti, grazie alla sospensiva della norma escludente, si iscriveranno al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e proseguiranno serenamente negli studi fino al giudizio della Corte, che richiederà qualche anno; già in passato è accaduto che alcuni ricorrenti abbiano fatto in tempo a laurearsi prima della sentenza definitiva.

Fin dal primo anno quindi saranno iscritti ai Corsi di Laurea studenti in enorme sovrannumero rispetto al numero programmato. Il rispetto del numero programmato, dimensionato sulla base della capienza del sistema, che per la Medicina include parametri quali i posti letto dell’ospedale associato ai corsi, è una condizione essenziale per godere del beneficio della libera circolazione dei laureati nell’Unione Europea: se un paese eccede questo numero crea un percorso formativo non a norma che preclude ai laureati il riconoscimento del titolo all’interno dell’Unione. L’Unione non impone obblighi e non ha senso lamentarsene: offre invece benefici a chi rispetta le regole.

I parametri europei sono studiati per proteggere la qualità della formazione, che sarà affossata dalla riforma: già oggi gli studenti si lamentano del fatto che la loro possibilità di frequentare i Policlinici universitari è limitata, e la ragione principale di questo problema è data dal fatto che il numero programmato, basso forse rispetto alle necessità del paese, è comunque alto rispetto alla capienza delle strutture. La possibilità di accedere alle strutture sarà ulteriormente e drammaticamente ridotta quando si verificheranno gli eventi anticipati in questo post.

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