Niente permesso per allattare. Docente sanzionata. Scoppia il caso a scuola
L’insegnante ha continuato a lavorare a tempo pieno in attesa di ricevere una risposta. Flc Cgil: “La preside ritiri il provvedimento”. La replica: “Spetta a un giudice decidere”

Firenze, 8 aprile 2025 – Ha chiesto di poter usufruire dell’orario ridotto per l’allattamento, ma non ha trovato risposta per mesi. Nel frattempo, rassegnata, ha continuato a lavorare regolarmente a tempo pieno, per poi vedersi arrivare una sanzione disciplinare per non aver comunicato della rinuncia.
Oltre al danno, anche la beffa. È la storia di un’insegnante, precaria e neomamma, del Centro per l’istruzione degli adulti Miriam Makeba (Cpia2) con sede principale a Le Sieci.
Ed è il motivo del presidio di protesta di ieri, di fronte all’istituto di piazza Albizi, che ha visto la partecipazione di lavoratori e lavoratrici, oltre a operatori delle realtà di accoglienza della zona e numerose ospiti dei centri di accoglienza.
Tra gli scopi dell’istituto, infatti, anche quello di garantire ai migranti l’insegnamento della lingua italiana. “La dirigente scolastica - dice Emanuele Rossi, segretario generale della Flc Cgil di Firenze che segue la docente - non l’ha messa nelle condizioni di fruire dei permessi per l’allattamento, addirittura sanzionandola”.
Il centro conta otto punti di erogazione del servizio nell’area sud est, dal Mugello al Chianti fiorentino, passando per Valdisieve e Valdarno (l’altra area fiorentina è in capo al Cpia1) con circa 1.350 studenti.
La docente in questione, insegnante di inglese, ha un incarico di supplenza annuale a Borgo San Lorenzo, ovvero a una cinquantina di chilometri da casa.
“La docente - spiega Rossi - agli inizi di ottobre comunica alla scuola che intende fruire dei cosiddetti permessi per allattamento grazie ai quali può ridurre l’orario di lavoro giornaliero per prendersi cura della figlia; di conseguenza presenta alla dirigente scolastica un’ipotesi di orario ridotto. Dopo alcune mail e telefonate per ottenere il nuovo orario la sua richiesta cade nel vuoto e non le viene mai dato il via libera. Pur di non mettere in difficoltà gli studenti, si rassegna a svolgere tutte le proprie ore di lezione e riorganizza la propria vita”.
“Passano tre mesi - continua - e solamente agli inizi di gennaio la dirigente scolastica realizza che la docente ha continuato a lavorare per il suo orario integrale e la accusa di averla volutamente tenuta all’oscuro del fatto. Nonostante la docente, sostenuta dalla Flc Cgil, abbia ricostruito nel dettaglio come si fossero svolti i fatti, la dirigente scolastica è andata avanti per la sua strada e, invece di riconoscere le proprie mancanze, le ha comminato addirittura una sanzione disciplinare”.
Non usa eufemismi Elena Aiazzi, della segreteria Cgil Firenze: “È inaccettabile che la dirigente non si sia fatta carico di trovare in tempi congrui la soluzione”, e promette di rivolgersi all’assessorato all’istruzione della Regione e alla consigliera di parità.
La dirigente scolastica, Annarita Fasulo, dal canto suo si limita a dire: “Credo debba essere un giudice a stabilire quali siano le responsabilità. Per quello che mi riguarda, così come accade in caso di contenziosi, non posso parlare per una questione di riservatezza”.
Ma le polemiche non finiscono qui. Un’altra questione è stata sollevata da alcune allieve del centro, madri anche loro, alle quali sarebbe stato chiesto di non portare in aula i figli in orario di lezione. Una situazione che crea loro non pochi problemi, trattandosi di donne migranti che non sanno a chi affidare i propri piccoli.
Tra loro ci sono Maria Shevchyk, originaria dell’Ucraina e Nina Zuda Relwinde, dal Burkina Faso, che ieri sono scese in piazza sia per dimostrare solidarietà nei confronti della loro insegnante, che per chiedere una soluzione alla questione dei bambini a scuola. Su questo la preside lascia intravedere un’apertura: “Disponibile al dialogo. Basta venire dalla dirigente e affrontare l’argomento. Ma la Rsu non mi ha mai chiesto un confronto”. Le richieste della Flc Cgil, oggi, sono chiare: “Ritirare la sanzione disciplinare. E all’Ufficio scolastico chiediamo di intervenire”.