Dazi, Ft: “Partner Ue in pressing perché Meloni scelga da che parte stare sulle misure contro Big Tech”

Una Giorgia Meloni “sotto pressione” dei maggiori partner europei, che le chiedono di “scegliere da che parte stare” nella guerra commerciale transatlantica. A descriverla così è il Financial times, secondo cui la premier italiana, “che ha rapporti amichevoli con il presidente Usa”, è però orientata a fare la parte del leone in un blocco di […] L'articolo Dazi, Ft: “Partner Ue in pressing perché Meloni scelga da che parte stare sulle misure contro Big Tech” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 6, 2025 - 10:01
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Dazi, Ft: “Partner Ue in pressing perché Meloni scelga da che parte stare sulle misure contro Big Tech”

Una Giorgia Meloni “sotto pressione” dei maggiori partner europei, che le chiedono di “scegliere da che parte stare” nella guerra commerciale transatlantica. A descriverla così è il Financial times, secondo cui la premier italiana, “che ha rapporti amichevoli con il presidente Usa”, è però orientata a fare la parte del leone in un blocco di Paesi (tra cui Romania, Grecia e Ungheria) intenzionati a dire no all’attivazione, in risposta ai dazi reciproci di Donald Trump, del cosiddetto strumento anti coercizione. Quello che è stato soprannominato “bazooka” perché consentirebbe di chiudere il mercato Ue alle esportazioni di servizi impedendo alle multinazionali statunitensi di partecipare ad appalti pubblici europei, limitando lo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale o del loro sfruttamento commerciale da parte delle Big tech, precludendo l’accesso ai mercati assicurativi e finanziari.

L’indiscrezione arriva mentre in Italia si rincorrono i botta e risposta tra leghisti e forzisti sulla postura da tenere nei confronti degli Usa. Per Matteo Salvini la strada è quella della trattativa diretta con Trump e vanno cambiate “le politiche suicide dell’Ue“, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ripete che dobbiamo coordinarci con gli alleati perché “fare trattative private – a parte che non si possono fare – significherebbe fare male alle nostre imprese”. E si attira così gli strali di Claudio Borghi secondo cui in questo caso non c’è competenza europea e “dobbiamo metterci a trattare bilateralmente”.

Tornando al retroscena del Ft, il quotidiano finanziario riferisce che Parigi e Berlino hanno sollecitato la Commissione europea a colpire, come ritorsione contro i dazi che colpiranno beni per un valore di 360 miliardi, le esportazioni di servizi statunitensi, come la tecnologia. Giovedì scorso, in un vertice tra ambasciatori, anche Spagna e Belgio si sono detti favorevoli all’uso dello strumento anticoercizione. Che però per essere approvato richiede la maggioranza qualificata degli Stati membri: devono esprimersi a favore 15 Paesi su 27 in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione del blocco. “Date le dimensioni dell’Italia”, scrive il Ft, “sarebbe il membro decisivo del campo del No, che include anche Romania, Grecia e Ungheria”. Contraria anche l’Irlanda.

Ma Meloni non si è ancora espressa chiaramente. La settimana scorsa ha dichiarato allo stesso quotidiano che sarebbe “infantile” e “superficiale” pensare che occorra scegliere tra gli Stati Uniti e l’Europa, pur dicendosi pronta a difendere gli interessi dell’Italia. Poi ha definito “una decisione sbagliata” i dazi di Trump ma ha invitato alla calma, avvertendo che una escalation peggiorerebbe i danni e che l’Italia vuole che le tariffe siano “rimosse, non moltiplicate”.

Nelle prossime settimane, dice un diplomatico al Ft, se i negoziati con Washington non dovessero progredire le verrà chiesto di sostenere una rappresaglia contro gli Stati Uniti: “Dobbiamo tutti sopportare un po’ di sofferenza per massimizzare la pressione sugli Stati Uniti. Il commercio è il primo grande test”. Nel frattempo dovrebbero entrare in vigore i contro dazi nei confronti di due liste di prodotti già rese note e discusse con i Paesi membri (Irlanda, Francia e Italia hanno chiesto che il bourbon venga rimosso, temendo ripercussioni su vino e alcolici europei). Lunedì sarà resa nota agli Stati la lista finale, che andrà al voto il 9 aprile.

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