La compagnia energetica statale del Regno Unita vieta i pannelli solari “della schiavitù”

Catene di approvvigionamento etiche per il governo britannico: il Regno Unito vieterà l’uso di pannelli solari “da schiavitù”. L’altra faccia del verde Molti componenti dei pannelli solari, come il polisilicio, il cobalto e le terre rare, provengono da aree in cui, ancora oggi, sono documentati drammatici casi di lavoro forzato, sfruttamento minorile o gravi violazioni...

Mag 1, 2025 - 10:59
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La compagnia energetica statale del Regno Unita vieta i pannelli solari “della schiavitù”

Catene di approvvigionamento etiche per il governo britannico: il Regno Unito vieterà l’uso di pannelli solari “da schiavitù”.

L’altra faccia del verde

Molti componenti dei pannelli solari, come il polisilicio, il cobalto e le terre rare, provengono da aree in cui, ancora oggi, sono documentati drammatici casi di lavoro forzato, sfruttamento minorile o gravi violazioni dei diritti umani. Aziende occidentali (e non solo), che si fregiano del loro impegno verso un approccio più sostenibile, possono dunque inconsapevolmente alimentare pratiche di sfruttamento lungo la filiera produttiva.

Un importante report realizzato dal Business and Human Right Centre, ha raccolto prove che rivelano come i trasferimenti di manodopera nella regione uigura della Cina avvengano in un contesto di “coercizione senza precedenti, sostenuta dalla costante minaccia di rieducazione e internamento”. Lo studio ha mostrato come questo regime di lavoro pervada l’intera catena di approvvigionamento dell’industria globale dell’energia solare, raggiungendo anche i mercati internazionali.

Secondo l’analisi condotta, l’industria solare è particolarmente vulnerabile al lavoro forzato nella regione uigura, poiché il 95% dei moduli solari si basa su un unico materiale primario, il polisilicio, per il quale i produttori di quella regione rappresentano circa il 45% della fornitura mondiale.

L’emendamento inglese contro lo sfruttamento dei lavoratori

Great British Energy, l’azienda pubblica di proprietà britannica ideata per accelerare la transizione energetica, ha emesso un emendamento, presentato dal governo, in cui si impegna a garantire catene di fornitura libere dal lavoro forzato. L’azienda mira a diventare un punto di riferimento nel settore per l’etica nelle supply chain.

Great British Energy sarà così in grado di escludere dai propri appalti i fornitori che ricorrono a pratiche illegali o immorali.

Il ministro dell’Energia britannico, Michael Shanks, ha dichiarato:

“Great British Energy sarà un’azienda leader nello sviluppo di catene di approvvigionamento libere dal lavoro forzato, contribuendo alla nostra missione di diventare una superpotenza dell’energia pulita.
Di proprietà del popolo britannico, sarà un’istituzione di cui potremo essere fieri nella costruzione del nostro futuro energetico pulito nel Regno Unito.”

L’impegno britannico

Il governo britannico si è già mosso concretamente per contrastare il lavoro forzato nelle catene di approvvigionamento, adottando una serie di misure mirate.

Tra queste spicca il Procurement Act 2023, una legge che consente agli enti pubblici di rifiutare offerte e risolvere contratti con fornitori coinvolti in pratiche di sfruttamento.

A rafforzare questo impegno è stata anche prevista la nomina di un dirigente responsabile per il controllo delle catene di fornitura etiche e per la lotta alla schiavitù moderna.

Inoltre, il governo ha rilanciato la Solar Taskforce, un gruppo di lavoro incaricato di promuovere catene di fornitura solare resilienti, sostenibili e libere dal lavoro forzato.

Ha anche incentivato gli sviluppatori di energie rinnovabili a rafforzare la filiera produttiva attraverso il programma Contracts for Difference, che include uno specifico processo chiamato Supply Chain Plan.

Infine, sono state pubblicate nuove linee guida per aiutare imprese e pubbliche amministrazioni nella redazione delle dichiarazioni contro la schiavitù moderna, fornendo strumenti pratici per identificare e prevenire ogni forma di sfruttamento.

La Solar Roadmap

La Solar Roadmap, in uscita entro la fine dell’anno, delineerà il piano del governo per triplicare la capacità solare del Regno Unito entro il 2030. Si tratta di un piano strategico sviluppato per guidare la diffusione dell’energia solare nel Paese, con l’obiettivo di raggiungere una capacità installata di 45-47 gigawatt (GW) entro il 2030 e 70 GW entro il 2035.

Secondo Chris Hewett, Direttore Generale dell’associazione di settore Solar Energy UK, dati i progressi compiuti nella costruzione di una catena di fornitura priva di violazioni dei diritti umani, non ci saranno rallentamenti nello sviluppo del solare. L’emendamento non ostacola né il raggiungimento dell’energia pulita entro il 2030, né l’obiettivo net zero al 2050.

Questo impegno rafforza lo sviluppo interno e l’obiettivo di energia pulita al 2030, grazie anche all’utilizzo di fornitori britannici e internazionali che adottano pratiche sicure nelle proprie filiere.

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Fonte: Great British Energy

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