“Kiev vuole garanzie sulla difesa”. L’ambasciatore: ora tocca a Trump
Stefanini: la controproposta ucraina per la pace non menziona l’ingresso nella Nato, concessione a Mosca. “Il negoziato sui territori partirà dalla situazione attuale. Il tycoon torna in una posizione più neutrale”

Roma, 27 aprile 2025 – Tutti i grandi della terra riuniti per salutare Francesco. Un funerale che diventa anche l’occasione per fare diplomazia in un momento quanto mai delicato, con il presidente americano, Donald Trump e quello ucraino, Volodymyr Zelensky, che potrebbero avere avviato un percorso di riconciliazione, dopo lo scontro dalla Casa Bianca. L’ambasciastore Stefano Stefanini, consigliere scientifico dell’Ispi e diplomatico di lungo corso, ha spiegato perché i colloqui a margine delle esequie del Pontefice potrebbero cambiare il corso della guerra in Ucraina.
Ambasciatore Stefanini, è proprio il caso di dire che tutte le strade portano a Roma. Che effetto avrà aver riunito tutti i grandi della Terra, seppure per un’occasione così triste?
“Mi pare che un effetto lo abbia già avuto. A parte la potenza simbolica, è stato importante vedere rappresentanze di tutti gli Stati che compongono le Nazioni Unite”.
La foto di Trump con Zelensky in San Pietro è destinata a entrare nella storia. Questo incontro secondo lei potrà portare a qualche risultato concreto?
“Sicuramente c’è da sperarlo. Analizzando il body language di entrambi durante il colloquio, però, si può intuire un superamento sia del litigio alla Casa Bianca, sia delle dichiarazioni fatte da Trump su Truth due giorni fa. Zelensky era stato accusato di essere incendiario, ieri invece ha potuto dimostrare che l’Ucraina intende avere un approccio costruttivo alle proposte americane”.
Un’altra foto ha colpito molto, quella di Trump e Zelensky, sempre in San Pietro, con il presidente francese, Emmanuel Macron e il premier inglese, Keir Starmer. Mancava Giorgia Meloni…
“Va detto che San Pietro è fuori dall’Italia, è Città del Vaticano. Se si fossero incontrati aldilà di via della Conciliazione la padrona di casa sarebbe stata Giorgia Meloni. È probabile che Francia e Regno Unito, già ideatori dell’idea di 30 giorni di cessate il fuoco, abbiano contribuito all’ultima controproposta ucraina”.
In che cosa consiste questa controproposta?
“Dalle notizie che sono arrivate, per prima cosa non parla di territori. Prevede poi tre cose che sono fondamentali per l’Ucraina, ossia la possibilità di mantenere una completa militarizzazione, la presenza di truppe di volonterosi sul territorio a garanzia della tenuta della pace e la possibilità di utilizzare i fondi russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina”.
E per i territori come si fa?
“Si parte dallo stato di fatto ossia dei territori che la Russia ha occupato nel 2014 e a partire dal 2022 e da lì si negozia”.
Pensa che questo sarebbe un buon accordo per Kiev?
“Le controproposte di Zelensky danno all’Ucraina una cosa che è assolutamente fondamentale, ossia la garanzia di difendersi una volta che la pace sarà finita. Inoltre, non si menziona nemmeno l’ingresso del Paese nella Nato, altra concessione fatta al Cremlino”.
Trump ha parlato di ‘incontro molto produttivo’, ma il presidente americano cambia idea molto spesso. Come ha accolto questa controproposta, secondo lei?
“Dovrebbe accoglierla bene, perché lo rimette nel ruolo di un mediatore neutrale, che non accetta più solo le proposte russe. Così si rientra nella normalità di un negoziato, dove a una proposta corrisponde una controproposta. Adesso si deve trovare un compromesso”.