Il rapporto di Bassetti con il Papa. Il Covid e le chiamate a don Salvi: "Tranquillo, all’inferno non c’è posto"
"Chiedeva di me e lui, quando siamo guariti scherzava" racconta l’attuale vescovo di Civita Castellana .

Un numero privato sul display del telefonino, nei giorni più bui del Covid. Quel numero anonimo, è stata una luce nel cammino dentro il coronavirus. Una forma molto aggressiva che tra il 2020 e il 2021 colpì per due volte il cardinale Gualtiero Bassetti, allora presidente della Conferenza episcopale italiana. Era stato Bergoglio a chiamarlo a quell’incarico in un momento cruciale per la Chiesa. E nei giorni delle preghiere per la sua guarigione, da Arezzo dove per undici anni ha guidato la diocesi, e da Roma, è arrivato anche il conforto del Papa. Rievoca quel periodo difficile, quando la vita di Bassetti era appesa a un filo nel reparto Rianimazione del Gemelli. E lui stesso era stato colpito dal virus, seppure in forma meno grave. "Papa Francesco mi ha telefonato tre volte per accertarsi della salute di Bassetti e della mia", rivela don Marco Salvi (nella foto con Bassetti), aretino, sacerdote molto amato ad Anghiari, oggi vescovo di Civita Castellana. Nel 2022 il pontefice lo scelse al timone della diocesi della Regione ecclesiastica Lazio, che segue un percorso diverso dalle altre perché direttamente soggetta alla Santa Sede (conta circa 270mila abitanti con 76 parrocchie).
"La prima volta, quando ho visto quel numero privato sul display del telefonino, quasi non volevo rispondere, poi mi decisi e dall’altra parte una voce gentile mi disse: ’Buonasera, sono Papa Francesco’. Lì per lì pensai a uno scherzo, poi ascoltando le sue parole mi resi conto che era proprio lui. Ci teneva ad avere notizie precise su come stava Bassetti e come stavo io. Era già molto informato, ma voleva sapere da me gli aggiornamenti che arrivavano dall’ospedale. Mi raccomandò di salutarlo e di pregare per lui".
Solo pochi giorni dopo, una nuova chiamata dal Vaticano. "Stavolta non ho esitato a rispondere: era ancora il Papa che chiedeva notizie di Bassetti. Fortunatamente le sue condizioni di salute stavano migliorando e Francesco ne fu lieto, commentando con una battuta che mi raccomandò di riferire a Gualtiero. ‘Digli da parte mia di stare tranquillo perché all’inferno non c’è posto’".
La terza telefonata arrivò qualche settimana dopo quando ormai Bassetti era fuori pericolo e così "fu lui stesso a chiamare il Papa per aggiornarlo".
Di Francesco, conserva il ricordo di una persona "che è stata dirompente nella vita della Chiesa in senso positivo, lui ha sottolineato certi aspetti che forse la Chiesa aveva dimenticato: la tenerezza per l’umano, la sua fragilità, la propensione a presentare un volto di Dio non giudice ma padre misericordioso. Concetto che, sicuramente, la Chiesa ha sempre sostenuto ma Papa Francesco lo ha affermato con determinazione, e questo suo buttare all’aria certe sedimentazioni incrostate nella vita della Chiesa, è stato positivo". L’ultimo incontro risale all’assemblea dei vescovi in Vaticano per la visita ad limina e "qualche tempo prima gli incontri in piazza San Pietro: talvolta lui si è fermato a parlare con me, si ricordava di me". Ma di Francesco custodisce anche lo spirito gioioso, e "le sue battute scherzose".
La sua eredità? "Resta la sua testimonianza, è una ricchezza che resta qui, ora sta a noi fare in modo che questa testimonianza sia portata avanti e sopratutto sia concreta ", è la sollecitazione del vescovo Salvi.
Un messaggio, seppure indiretto, anche per i cardinali che tra una manciata di giorni dovranno eleggere il successore di Francesco.