Il lato oscuro degli zoo: cucciolo di bradipo nasce in una teca davanti ai visitatori, ma muore poche settimane dopo
Il Como Park Zoo & Conservatory, nella zona di St. Louis, ha vissuto nel giro di poche settimane un susseguirsi di emozioni contrastanti. Lo scorso 2 aprile, i visitatori erano rimasti senza parole di fronte alla nascita improvvisa di un cucciolo di bradipo, avvenuta in una teca aperta al pubblico, davanti agli occhi di tutti....

Il Como Park Zoo & Conservatory, nella zona di St. Louis, ha vissuto nel giro di poche settimane un susseguirsi di emozioni contrastanti. Lo scorso 2 aprile, i visitatori erano rimasti senza parole di fronte alla nascita improvvisa di un cucciolo di bradipo, avvenuta in una teca aperta al pubblico, davanti agli occhi di tutti.
Nessuno, neppure lo staff, sapeva che Sago, una femmina di bradipo didattilo di 6 anni, fosse incinta. Il presunto padre è Ziggy, un altro bradipo di 3 anni, che vive con Sago all’interno del Primate Building, uno spazio espositivo in cui gli animali sono osservabili dal pubblico.
Purtroppo, a distanza di un mese, la storia ha preso una piega tragica. Il cucciolo è stato trovato senza vita. Per ora non è ancora chiara la causa della morte: si attendono gli esiti della necroscopia. I custodi stanno monitorando con attenzione Sago, che viene seguita con cure individualizzate.
Possiamo davvero chiamarla vita?
Una doppia notizia che non ci può esimere dal fare alcune riflessioni. Nonostante il parto possa sembrare un momento idilliaco ed entusiasmante per i visitatori che l’hanno vissuto, dietro tutto ciò si cela un contesto molto meno felice: quello di esseri viventi esposti al pubblico quotidianamente, privati della libertà e costretti a vivere in ambienti ricostruiti artificialmente.
È davvero questo il modo più giusto per conoscere e tutelare gli animali? La nascita di un bradipo in uno zoo può sembrare un evento tenero o educativo, ma non dovrebbe farci dimenticare che questi animali non appartengono a un palcoscenico. Gli zoo non sono santuari, ma spazi di confinamento, spesso inadeguati alle esigenze etologiche delle specie.
A questo, come detto, ha fatto seguito la perdita del cucciolo che nella sua drammaticità riporta al centro un tema importante: la vulnerabilità degli animali in cattività. La morte di un piccolo in un contesto chiuso, controllato, dovrebbe far riflettere sulla reale efficacia e umanità di questi luoghi. Nonostante le cure e l’attenzione degli operatori, non è detto che un ambiente artificiale garantisca le condizioni ideali per lo sviluppo e la sopravvivenza.
E poi possiamo davvero chiamarla vita, quella trascorsa tra i vetri di una teca, sotto lo sguardo costante del pubblico? La commozione per una nascita o un lutto in questi contesti non dovrebbe farci dimenticare che la vera tutela della fauna passa attraverso la conservazione degli habitat naturali, non la prigionia decorata. Gli animali non sono attrazioni turistiche, ma esseri viventi complessi, con bisogni etologici precisi, difficilmente replicabili in uno zoo.
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Fonte: Como Park Zoo & Conservatory
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