Firma contratto per allenare i bambini, l’Inps chiede indietro 42mila euro. La collaborazione taglia la pensione
Giuseppe Casucci, 66 anni, vive a Ponticino e dal 2021 grazie a quota 100 è potuto andare in pensione. Nel 2023 mette nero su bianco il suo impegno da istruttore di calcio per 2000 euro l’anno: poi arriva la sorpresa

Laterina Pergine (Arezzo), 7 maggio 2025 – Un accordo firmato con inconsapevole leggerezza e l’inizio di una vicenda che, al momento, l’ha visto sconfitto nei confronti della stato a suon di euro. Giuseppe Casucci, 66 anni, vive a Ponticino e dal 2021 grazie a quota 100 è potuto andare in pensione concentrandosi, così, a tempo pieno a una delle sue grandi passioni: il calcio, in particolare i bambini dell’Arno Castiglioni Laterina che segue nelle veste di istruttore addirittura dal 1998. Fin qui niente di strano, i problemi cominciano da quando nel settembre del 2023 i dirigenti della società chiedono di firmare un documento per erogare il rimborso spese ed è proprio qui che nasce l’inghippo; anziché mettere nero su bianco a un semplice accordo, com’era solito fare fino a quel tempo, ha messo nome e cognome su di un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, entrato in vigore proprio dal 2023, di circa 2000 euro l’anno (il famoso co.co.co) che va in contrasto con la pensione che dopo anni di fatiche stava continuando a percepire. O l’una o l’altra non entrambe le entrate secondo l’INPS, che dopo aver rilevato l’incompatibilità ha sospeso la pensione all’uomo per sei mesi, da giugno a dicembre 2024, e ha chiesto indietro le mensilità percepite dal 2023 a metà 2024, per un totale di circa 42 mila euro.
La beffa si è aggravata con il modello CUD 101 derivante da quel contratto, che ha influito sul 730 con un ulteriore conguaglio fiscale da circa 700 euro. Per cercare di avere giustizia, per rimediare a quell’errore fatto assolutamente in buona fede si è rivolto ai patronati, ha presentato ricorso all’Istituto di previdenza intraprendendo anche un’azione legale i cui tentativi, però, non hanno portato a un benché minimo risultato: “Mi rendo conto di aver sbagliato a fidarmi - afferma il Casucci - ma mi sembra ingiusto e sproporzionato dover restituire una cifra simile per un errore in buona fede e per un’attività che ho sempre svolto solo per passione e per aiutare il mio paese. Peraltro non mi sono arrivate nemmeno notifiche, ho preso visione del tutto solo quando sono andato a fare l’estratto conto e qualcosa non tornava.
E pensare che siamo in tanti tra i collaboratori sportivi italiani a essere caduti in questa trappola”. Dal gennaio di quest’anno, dopo alcuni mesi all’asciutto, ha ripreso a percepire la sua regolare pensione detratta di circa 500 euro che ogni mese, fino al raggiungimento dei 42 mila, dovrà lasciare nelle casse dello stato: “Sul tutto stiamo lavorando giornalmente, afferma l’avvocato Paolo Prisco che difende l’uomo, e c’è stato anche l’interessamento del presidente del CONI Malagò che ha addirittura telefonato di persona a Casucci confermandogli che sta lavorando sulla cosa. La prima sentenza ci ha visti sconfitti, tra un mese c’è la corte di appello e speriamo in ben altro esito anche per un precedente simile che farebbe ben sperare”.